Che piaccia o no all’industria del vino, la categoria delle bevande alcoliche a basso tenore di alcol, o le loro versioni alcol free, come la birra, continuano a conquistare mercato, e sono sempre più un trend e sempre meno una nicchia. Secondo uno studio su 10 tra i principali mercati del mondo (Australia, Brasile, Canada, Francia, Germania, Giappone, Sudafrica, Spagna, Regno Unito e Stati Uniti), firmato dalla Iwsr (International Wine & Spirits Research) Drinks Market Analysis, sotto la spinta crescente della domanda, la categoria delle bevande low alcol ed alcol free ha raggiunto un giro d’affari di 12 miliardi di dollari, con una crescita aggregata del 5% all’anno tra il 2018 ed il 2022, ed una tasso di aumento previsto, fino al 2026, di un ulteriore +7%.
Il vino, in questa corsa, avrà, però, una parte non da protagonista, ma da comprimario, con una crescita positiva, comunque, in tanti mercati, a partire dagli Usa (che già oggi sono il primo mercato del mondo per il vino tout court, ndr) ma secondo le stime il 70% della crescita complessiva della categoria sarà guidato da birra e sidro analcolici. Un mercato che rappresenta una grande opportunità soprattutto per i grandi marchi ed i grandi gruppi che producono tanti prodotti diversi e con diversi brand, per i quali le bevande no/low-alcol rappresentano una possibilità di conquistare quei consumatori che oggi guardano soprattutto al mercato delle acque e delle bevande. Come spiega Susie Goldspink, a capo della divisione che si occupa delle bevande a basso tenore alcolico per Iwsr “poiché sempre più persone scelgono di evitare l’alcol in determinate occasioni, o di astenersene del tutto, il no-alcol sta aumentando costantemente la sua quota di mercato”.
Un’altra tendenza da registrare, secondo lo studio, è che il mercato del no-alcol cresce più rapidamente di quello del low alcol, anche grazie al miglioramento del gusto, delle tecniche di produzione e della diversificazione delle occasioni di consumo, tanto della crescita di tutto quello che è alcol-free è prevista a +9% tra il 2022 ed il 2026. La Germania, per i prodotti no e low-alcol è il mercato più grande e maturo, davanti a Giappone, Spagna, Stati Uniti e Regno Unito, ma il Paese Tedesco vedrà una crescita più lenta, confermandosi, come accade nel vino, Paese poco incline a mutamenti repentini, mentre a correre più velocemente saranno, in generale, saranno i mercati di Australia, Canada e Usa, che cresceranno a doppia cifra. I consumatori di no/low alcol, spiega angora lo studio, stanno maturando a livello globale, con i Millennials come gruppo di età più numeroso. Il 78% dei consumatori di prodotti no/low beve anche alcolici a gradazione piena; il sottogruppo più numeroso (41% dei consumatori no/low) è classificato come “sostitutori”, ovvero coloro che scelgono i prodotti no/low per evitare l’alcol in determinate occasioni. Tuttavia, gli “abstainers”, che si astengono completamente dal bere alcolici, rappresentano il 18% dei consumatori no/low, e il loro numero è in aumento nella maggior parte dei mercati, con i giovani in testa.
“Questo modello di evitare l’alcol in certe occasioni o del tutto, sta guidando la crescita della categoria. Se a questo si aggiunge l’aumento delle bevande funzionali, spesso contenenti adattogeni (come gli integratori che aiutano le difese immunitarie) o nootropi (sostante capaci di migliorare le capacità cognitive, come la caffeina, per esempio) il risultato è una forte prospettiva di crescita per il no-alcol”, ha dichiarato Goldspink. Poiché le persone sono motivate a bere no/low dallo stile di vita, piuttosto che dalla necessità, la crescita, spiega ancora Iwsr, è ora guidata sia dal reclutamento di nuovi consumatori sia da una maggiore partecipazione. Il consumo diurno è aumentato quest’anno, segnalando il potenziale di espansione della categoria al di là delle occasioni di sostituzione dell’alcol, più associato alla sera. La sfida più grande che la categoria no/low alcol si trova ad affrontare è quella della disponibilità: in molti mercati, questi prodotti non hanno visibilità nel settore horeca tradizionale; tra i rivenditori, c’è spesso confusione su dove dovrebbero essere esposti: nella corsia della birra/vino/spiriti, tra le bevande analcoliche o da soli. In entrambi i canali, la scelta dei prodotti è spesso limitata. Il costo, invece, è diventato un ostacolo minore per i non consumatori di bevande analcoliche, passando dal 14% nel 2021 al 7% nel 2022. Tendenze di cui il vino, che è anche alle prese con il grande dibattito in corso sul più ampio tema “alcol e salute”, dovrà tener conto per disegnare il suo futuro a livello mondiale.
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