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VINO E CRITICA

Guide 2024: l’Amarone della Valpolicella Classico 2013 Bertani mette tutti d’accordo

Incrocio WineNews: dalle 8 guide italiane (con vini diversi), premiate, oltre a Bertani, Speri, Ferrari, Pieropan, Inama, Vietti e Terlano
AMARONE, ANGELINI WINES & ESTATES, FERRARI, INAMA, INCROCIO GUIDE; BERTANI, PIEROPAN, SPERI, TERLANO, VIETTI, vino, Italia
Guide 2024: l’Amarone della Valpolicella Classico 2013 Bertani mette tutti d’accordo

Nel mondo della critica enoica tricolore torna almeno un vino a catalizzare su di sé i massimi riconoscimenti delle 8 principali guide italiane: è il veneto Amarone della Valpolicella Classico 2013 di Bertani, gioiello e storia della Valpolicella, oggi sotto l’egida del gruppo Angelini Wines & Estates. Mentre, tra le cantine, a mettere d’accordo le 8 guide selezionate da WineNews, seppur con vini diversi, sono cantine di assoluto prestigio come la piemontese Vietti, l’altoatesina Cantina Terlano, la trentina Ferrari Trento della famiglia Lunelli, e le venete Inama, Pieropan e Speri, oltre, ovviamente, a Bertani. Un “premio”, quello attribuito alle cantine, per almeno uno dei loro vini con i massimi riconoscimenti delle varie pubblicazioni, forse ancor più importante, perchè forma una sorta di “rating”, uno zoccolo duro di produttori di qualità, su cui c’è la convergenza di tutta o comunque della maggior parte della critica nazionale.
Il risultato emerge dal confronto delle 8 guide a “copertura nazionale”, edizione 2024, selezionate da WineNews, nel consueto confronto di fine anno, offerto dalle pubblicazioni di genere più importanti d’Italia. A partire dalle “guide classiche” e con maggiore “anzianità di servizio” (“Vini d’Italia” del Gambero Rosso”, “I Vini di Veronelli” del Seminario Permanente Luigi Veronelli, “Bibenda” della Fondazione Italiana Sommelier - Fis, “Guida Essenziale ai Vini d’Italia” di Daniele Cernilli, “Vitae” dell’Associazione Italiana Sommelier - Ais, “Vite, vigne, vini d’Italia Slow Wine” di Slow Food), a cui, per completare il quadro, sono state affiancate nel confronto due guide dal carattere peculiare, la guida “Vinibuoni d’Italia” del Touring Club Italiano - Tci (che, per sua scelta editoriale, prende in considerazione prevalentemente i vini da vitigni autoctoni) e “I migliori 100 vini e vignaioli d’Italia” del quotidiano “Corriere della Sera” (guida che condensa il meglio del panorama enoico italiano, proponendo una selezione molto ristretta di vini, curata dal vicedirettore del giornale di via Solferino, Luciano Ferraro, da quest’anno in coppia con James Suckling, uno dei wine critic più famosi ed influenti del mondo).
Un incrocio dal quale abbiamo scelto di escludere, non per minore valore, ma per la loro peculiarità, gli assaggi di Luca Maroni, che segue per sua scelta il concetto del “vino-frutto”, e che oltretutto pubblica il suo “Annuario dei Vini Italiani” a gennaio inoltrato, e la guida de “L’Espresso”, “I 1000 vini d’Italia”, curata da Luca Gardini ed Andrea Grignaffini, la cui edizione corrente è ancora quella 2023, uscita in estate, fuori dai tempi canonici in cui la maggior parte delle altre pubblicazioni di settore sono distribuite sugli scaffali. Un incrocio che, come sempre, non si addentra nei dettagli dei diversissimi criteri di valutazione adottati dalle varie guide, ma considera semplicemente le aziende e i vini premiati con i massimi riconoscimenti attribuiti dalle guide.
Guardando ai singoli vini, a sfiorare l’en plein, totalizzando 7 riconoscimenti su 8 a disposizione, i toscani Chianti Classico Gran Selezione Il Poggio 2018 del Castello di Monsanto (non premiato dalla guida Slow Wine di Slow Food), Bolgheri Sassicaia 2020 della Tenuta San Guido (non premiati da “Vinibuoni” del Touring Club Italiano - Tci) e Brunello di Montalcino Poggio al Vento Riserva 2016 di Col d’Orcia (non premiato da “I migliori 100 vini” del “Corriere della Sera”), a cui si aggiunge lo spumante trentino Giulio Ferrari Riserva del Fondatore 2012 della maison Ferrari Trento della famiglia Lunelli (non premiato da “Vinibuoni”, che premia tuttavia l’azienda ma con altri vini), i marchigiani Castelli di Jesi Verdicchio Villa Bucci Riserva 2020 di Bucci e il Rosso Piceno Roggio del Filare 2020 di Velenosi (entrambi non premiati da “I migliori 100 vini” del “Corriere della Sera”). Mentre, tornando alle aziende che, invece, sono premiate con vini diversi, riescono a convincere 7 guide su 8, invece, le altoatesine San Michele Appiano, Cantina Girlan, Cantina Kurtatsch, Cantina Tramin ed Elena Walch, la trentina Letrari, la veneta Tedeschi, le piemontesi Gaja, Bruno Giacosa, Pio Cesare e Braida, le lombarde Bellavista, Ca’ del Bosco e Mosnel, le toscane Castello di Fonterutoli, Castello di Monsanto, Frescobaldi, Ornellaia, Tenuta San Guido, Tenuta Sette Ponti, Col d’Orcia, Poggio di Sotto e Petrolo, l’umbra Palazzone, le marchigiane Bucci, Umani Ronchi e Velenosi, l’abruzzese Torre dei Beati, la campana I Favati, la pugliese Gianfranco Fino e le siciliane Passopisciaro, Pietradolce, Girolamo Russo, Donnafugata e Tasca d’Almerita.
Totalizzano 6 centri su 8, invece, le piemontesi La Spinetta, Giacomo Borgogno, Marchesi di Gresy, Marziano Abbona, Fratelli Alessandria, Brovia, Cavallotto, Domenico Clerico, Elio Grasso, Poderi Lugi Einaudi, Malvirà, Massolino, Angelo Negro, Paitin, Giuseppe Rinaldi, Tenuta Santa Caterina e Vajra, le altoatesine Nals Margreid, Cantina Bolzano, GumpHof-Prackwieser e Pfannenstielhof-Pfeifer, le friulane Livio Felluga, Russiz Superiore, Le Vigne di Zamò, Vie di Romans e Zidarich, le lombarde Ar.Pe.Pe. e Nino Negri, la trentina San Leonardo, le venete Allegrini e Rubinelli Vajol, le toscane Argentiera, Antinori, Il Borro, Duemani, Felsina, Fontodi, Grattamacco, Le Macchiole, Barone Ricasoli, Rocca delle Macìe, Biondi Santi, Boscarelli, Capezzana, Isole e Olena, Il Marroneto, Piaggia, Poliziano, Salvioni e Castello di Volpaia, le umbre Antonelli, Leonardo Bussoletti, Caprai e Lungarotti, la laziale Famiglia Cotarella, le abruzzesi Masciarelli, Valentini e Valle Reale, le campane Mastroberardino, Fontanavecchia, Rocca del Principe e Villa Raiano, le lucane Elena Fucci e Cantine del Notaio, la pugliese Cosimo Taurino, la siciliana Benanti e le sarde Argiolas e Fradiles.
Allargando ancora un po’ le maglie, e guardando alle aziende premiate da 5 guide su 8, emergono tanti altri nomi di spessore del panorama enoico italiano: le altoatesine Tiefenbrunner, Cantina Colterenzio, Muri-Gries e Cantina Valle Isarco, la trentina Pojer & Sandri, la valdostana Elio Ottin, le piemontesi Bartolo Mascarello, Giovanni Rosso, Nicola Bergaglio, Giovanni Almondo, Ca’ del Baio, Ca’ Viola, Cascina Ca’ Rossa, Coppo, Ettore Germano, Fontanafredda, Sottimano, Mauro Veglio, Renato Ratti, Oddero e Villa Sparina, le friulane Jermann e Scubla, la ligure Maccario, le lombarde Barone Pizzini, Guido Berlucchi & C., Bosio, Conte Vistarino, Ricci Curbastro e Uberti, le venete Suavia, Maculan, Pasqua, Gini e Zyme, l’emiliana La Tosa e le romagnole Villa Papiano e Tre Monti, le toscane Querciabella, Giodo, Riecine, Pietroso, Grattamacco, Tenuta Luce, Masseto, Monteverro, Castellare di Castellina, Tenuta di Trinoro, Le Pupille, Badia a Coltibuono, Le Chiuse, Le Cinciole, Folonari, Ruffino, Terenzuola, Mastrojanni, Poggio al Tesoro, Argiano, Ridolfi, Casanova di Neri, Panizzi, Tua Rita e San Giusto a Rentennano, la marchigiana Andrea Felici, l’umbra Tabarrini, le laziali Casale del Giglio e San Giovenale, le abruzzesi Cataldi Madonna, Feudo Antico e La Valentina, la molisana Di Majo Norante, le campane Cantine Astroni, La Sibilla, Villa Matilde, Marisa Cuomo e Villa Diamante, le pugliesi Masseria Li Veli, Tenute Chiaromonte, Cantele, Coppi, Leone de Castris, Vallone e Polvanera, la calabrese Librandi, le siciliane Florio, Cottanera, Planeta e Graci, la sarda Cantine Santadi.
L’analisi Winenews mette anche in risalto un consolidarsi di una tendenza: da un lato, l’aumento esponenziale della richiesta dei vini top per un numero smisurato di eventi in Italia e all’estero impone delle scelte, e, dall’altro, le cantine italiane, rispetto al passato, non destinano i loro campioni proprio a tutti. I motivi sono i più vari, ma centrale pare la scelta dei produttori di riservare i propri vini migliori (solitamente poche migliaia di bottiglie e dal prezzo talvolta stellare) ad una più ristretta platea di critici rispetto al passato, privilegiando sempre di più quelli stranieri, soprattutto di area anglosassone. Scegliendo, insomma, a chi far assaggiare e recensire i propri vini e, in qualche modo influenzando anche il futuro della stessa critica enologica, attribuendo più o meno “peso” a determinati opinion leader e/o testate.
Guardando un po’ alla storia, era il 2014, l’ultima volta in cui nel nostro confronto almeno un vino - il Bolgheri Sassicaia 2011 di Tenuta San Guido - riusciva a mettere d’accordo tutte le guide più importanti d’Italia (in quel caso 8 nelle rispettive edizioni 2015: i “Tre Bicchieri” della guida Vini d’Italia Gambero Rosso, le “Cinque Bottiglie” della guida Vini d’Italia de L’Espresso, le “Tre Stelle” della guida I Vini di Veronelli, i “Cinque Grappoli” della guida “Duemilavini” di Bibenda, le “Quattro Viti” di Vitae la guida dell’Associazione Italiana Sommelier, il “Grande Vino”, cioè quello che rappresentava il meglio dal punto di vista organolettico per la guida Slow Wine di Slow Food, l’inserimento tra i vini che totalizzano il punteggio più alto nell’indice di piacevolezza per l’Annuario dei Migliori Vini Italiani di Luca Maroni e il massimo riconoscimento - il “faccino” di “Doctor Wine” - assegnato ai vini valutati con 95/100 o più dalla allora esordiente Guida Essenziale ai Vini d’Italia di Daniele Cernilli). Dopo un decennio, evidentemente, molte cose sono cambiate nelle redazioni delle stesse guide, tra i produttori e, più in generale, nel mondo vitivinicolo nazionale, a partire dall’aumento del numero delle aziende e della loro qualità produttiva, per non parlare degli assetti dei mercati internazionali e dell’evoluzione del gusto dei consumatori.

Focus - La “Classifica delle Classifiche” ... negli anni passati
2022: nessuno
2021: nessuno
2020: nessuno
2019: nessuno
2018: nessuno
2017: nessuno
2016: nessuno
2015: nessuno
2014:
Tenuta San Guido, Bolgheri Sassicaia 2011
2013:
Gianfranco Fino, Primitivo di Manduria Es 2011
2012: nessuno
2011:
Tenuta San Guido, Bolgheri Sassicaia 2008
Gianfranco Fino, Primitivo di Manduria Es 2009

2010:
Cantina Termeno, Alto Adige Gewürztraminer Vendemmia Tardiva “Terminum” 2007
Oasi degli Angeli, Kurni 2007

2009:
Cantina di Caldaro, Moscato Giallo Passito “Serenade” Castel Giovanelli 2005

2008:
Tenuta San Leonardo, San Leonardo 2003
Montevetrano, Montevetrano 2005
Galardi, Terre di Lavoro 2005
Tenuta San Guido, Bolgheri Sassicaia 2004
Cantina di Caldaro, Moscato Giallo Passito “Serenade” Castel Giovanelli 2004

2007:
Fattoria di Petrolo, Galatrona 2004
Montevetrano, Montevetrano 2004

2006:
Gaja, Sorì San Lorenzo 2001
Casanova di Neri, Brunello di Montalcino Cerretalto 1999
Masciarelli, Montepulciano d’Abruzzo Villa Gemma 2001
Oasi degli Angeli, Kurni 2003
Galardi, Terra di Lavoro 2003
Montevetrano, Montevetrano 2003
Sandrone, Barolo Cannubi Boschis 2001
Foradori, Granato 2003

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