La siccità, che attanaglia tutto il Sud d’Italia, peserà, senza dubbio. Ma la produzione siciliana di vino - dove la vendemmia è già iniziata in Settesoli il 18 luglio nella zona di Menfi, e poi nell’Azienda Agricola Di Giovanna, dove Coldiretti ha diramato la sua analisi sul “Vigneto Italia”, a Contessa Entellina, in queste ore, ha iniziato la sua raccolta una delle cantine più celebri dell’Isola, Donnafugata, che poi proseguirà a Pantelleria, sull’Etna e nella zona di Vittoria - verrà da uve sane e di qualità eccellente, grazie al lavoro dei viticoltori abituati a gestire alte temperature e poca acqua, e anche grazie agli investimenti delle aziende in portinnesti innovativi negli ultimi anni. E sebbene la quantità avrà un calo fisiologico sulla media ottimale, sarà comunque in crescita del 10/15% sull’annata 2023, penalizzata dalla Peronospora. È così che Assovini Sicilia, che riunisce le 100 cantine più virtuose dell’Isola, descrive, ad oggi, “la vendemmia più lunga d’Italia, mediamente oltre 100 giorni, che, quest’anno, è iniziata con un anticipo di 12 giorni sulla media. Un record per alcune zone, come nei territori di Menfi, dove già si vendemmia Pinot Grigio e Chardonnay. Un inverno e una primavera caldi, privi di piogge, hanno promosso un precoce germogliamento e, di conseguenza, un’anticipazione di tutte le fasi fenologiche e fisiologiche della vite. Nonostante le condizioni siccitose, non sono presenti segni di stress idrico e le uve sono perfettamente sane e integre”.
I vigneti siciliani, quindi, spiega Assovini, si presentano in ottimo stato fitosanitario e qualitativo; alcuni vitigni coltivati negli areali dell’isola rivelano una naturale e performante resistenza alle estreme condizioni siccitose. “I vitivinicoltori in Sicilia si rivelano capaci di governare la siccità grazie all’utilizzo di portainnesti innovativi e all’uso di prodotti naturali detti corroboranti che riparano dagli stress ambientali e dalle ondate di calore. Infine, una corretta gestione del suolo e delle risorse idriche, insieme alla sperimentazione avviata con sensori che monitorano lo stress idrico, consentono l’irrigazione di precisione e l’ottimale uso dell’acqua. Dopo il via nella Sicilia Occidentale, con la raccolta della base spumante, la vendemmia prosegue con le varietà internazionali come lo Chardonnay e il Sauvignon Blanc, seguite dai vitigni autoctoni. A chiudere questa lunga vendemmia saranno i produttori dell’Etna, a fine ottobre”. “La vendemmia siciliana è un momento di grande confronto per i vitivinicoltori dell’isola - commenta Mariangela Cambria, presidente Assovini Sicilia - le previsioni per l’annata 2024 parlano di qualità e di uve sane e integre ma anche di tecniche agronomiche e di gestione del suolo che oggi consentono di affrontare meglio la siccità in Sicilia e nei vigneti. Il problema della gestione delle risorse idriche non può essere affrontato in maniera autonoma dai singoli produttori ma occorre una visione politica d’insieme che consenta di attuare in maniera strutturale un piano idrico. La Sicilia ha la fortuna di godere di una straordinaria varietà che si traduce in una diversità della produzione vitivinicola”, conclude Mariangela Cambria.
Proprio perchè la Sicilia è un “continente enoico” fatto di tante zone, suoli, climi e varietà diverse, Assovini ha scattato una fotografia di ognuna delle principali aree. In Sicilia Occidentale, il clima caldo ha favorito la crescita delle uve che sono sane ed integre. Ad oggi, la qualità delle uve è ottima, e non si registrano problemi di oidio né di botrite. Le limitate riserve idriche nei vigneti, insieme all’inizio precoce dell’estate, hanno accelerato tutte le fasi fenologiche della vite. “Abbiamo osservato un germogliamento precoce con un anticipo di 10 giorni, seguito da una fioritura precorsa alla fine di aprile e da un’invaiatura altrettanto anticipata. Questi fattori hanno reso necessario anticipare la vendemmia di circa 12 giorni rispetto agli anni precedenti. Per quanto riguarda la quantità, siamo nella media annua, al momento tutte le varietà stanno rispondendo bene, sia a livello qualitativo che quantitativo e prevediamo un aumento produttivo rispetto alla campagna vendemmiale 2023”, commenta Filippo Buttafuoco, tecnico viticolo. “I vantaggi sono stati di tipo fitosanitario perché gli eventi climatici siccitosi hanno favorito la crescita di uve particolarmente sane. Lo svantaggio può essere costituito da maturazioni precoci, soprattutto per le uve bianche non autoctone, anche di 20 giorni sull’annata precedente”, aggiunge l’agronomo Ennio Gugliotta. Nella Sicilia Centro, Sud, l’annata segue il tipico cliché delle annate calde e siccitose. Un inverno e una primavera caldi, privi di piogge, hanno promosso un precoce germogliamento e, di conseguenza, un’anticipazione di tutte le fasi fenologiche e fisiologiche della vite. Pertanto, possiamo considerarla un’annata con raccolte anticipate anche nei territori del centro, sud della Sicilia. “I nostri vigneti si presentano in ottimo stato fitosanitario e le uve sono sane. Riguardo alla qualità, le uve che verranno vendemmiate entro agosto raggiungeranno uno standard qualitativo eccellente. Questa annata è simile alla 2017 e alla 2022. Si tratta di annate calde e siccitose. Sebbene sia ancora presto per un giudizio definitivo, poiché la vendemmia è appena iniziata e si protrarrà fino a ottobre, è innegabile che il vigneto Sicilia presenti uve sane e integre”, commenta l’enologo Tonino Guzzo. Sull’Etna, invece, manca ancora qualche mese all’arrivo della vendemmia. Nel territorio del vulcano, si sono registrate alte temperature e qualche sporadica pioggia, seguita dal caldo estremo di luglio con ridotte escursioni termiche tra giorno e notte. Nonostante le condizioni abbastanza siccitose, non sono ancora presenti segni di stress idrico. “La quantità è molto buona ma verrà influenzata dalle auspicate piogge di fine agosto. Anche la qualità dipenderà in gran parte dalle piogge di agosto/settembre. L’uva è perfettamente sana. Per governare la siccità, ci vuole una strategia di lungo periodo, la scelta della densità di impianto, ma soprattutto utilizzare varietà autoctone su portainnesti resistenti. Nel breve periodo la corretta gestione del suolo e della chioma può essere di grande aiuto”, commenta l’agronomo Marco Nicolosi. Nella zona dell’Etna, quest’anno si prevedono elevate quantità, un 10/15% in più rispetto alla media. “Sicuramente, ci sono varietà che sembrano resistere benissimo ai cambiamenti climatici, come il Nerello Mascalese. Anche il Carricante e il Catarratto hanno risposto bene a questi sbalzi termici e idrici. Più sensibili ai cambiamenti climatici sono il Nero d’Avola e il Grillo. Buoni gli internazionali, in particolare il Syrah e lo Chardonnay, che come sempre mostrano un’ottima risposta agli eventi”, commenta l’enologo Emiliano Falsini. Nel Sud-Est della Sicilia, invece, “l’annata si presenta siccitosa e calda, ma grazie all’inserimento di un sistema innovativo, che monitora attraverso sensori una precisa richiesta di acqua, riusciamo a gestire una irrigazione di precisione. La vendemmia delle varietà a bacca bianca si presenta in anticipo di 10 giorni mentre le varietà come Grillo, Chardonnay e Insolia sono sane, in quantità e in equilibrio grazie ad una sapiente conduzione dei vigneti. La varietà che risponde meglio sia al cambiamento climatico, che alle eventuali malattie è senza alcun dubbio il Frappato”, commenta l’agronomo Daniele Modica. Per gli agronomi Silvio Vallone e Mattia Giacomelli, “la qualità delle uve è molto buona, con una resa leggermente sotto la media. Si può parlare di vini bianchi con concentrazioni importanti da un punto di vista aromatico e di rossi strutturati con una significativa maturazione polifenolica”. Ancora, uno sguardo al Nord, Est ed alle Isole Eolie. Anche in provincia di Messina, la terra delle tre Doc (Mamertino, Faro, Malvasia), le previsioni sono buone e la vendemmia inizierà a fine agosto con una settimana di anticipo. “La maturazione precoce non ha compromesso la qualità. Le uve sono in ottime condizioni fitosanitarie. I nostri vitigni autoctoni, Malvasia, Corinto Nero, Catarratto, sono varietà che resistono bene al caldo estremo. Per gestire al meglio la siccità, lavoriamo il terreno e utilizziamo portainnesti resistenti. Forse ci sarà un calo sulla quantità ma possiamo già parlare di un’annata dalla buona qualità”, commenta l’enologo Pietro Colosi.
Focus - Come gestire la siccità e lo stress idrico
Innovazione, portainnesti, gestione del suolo, utilizzo di sostanze organiche per mantenere il più possibile l’umidità del suolo: ecco come governare lo stress idrico secondo alcuni agronomi ed enologi. Secondo Tonino Guzzo, “i portainnesti devono garantire non solo la resistenza alle condizioni estreme ma anche una qualità eccellente. In Sicilia occorre applicare i principi dell’agricoltura in maniera scientifica e fare ricorso, moderatamente, all’ irrigazione di sostegno”. Alcuni viticoltori, dall’inizio del germogliamento, in primavera, visto il contesto pedoclimatico siciliano, eliminano le erbe infestanti al fine di ridurre la competizione idrica con il vigneto. Poi in autunno, si favorisce l’inerbimento. “Per riparare le viti dagli stress ambientali, siccità e ondate di calore, utilizziamo dei prodotti innovativi naturali, detti corroboranti: si tratta della zeolite e caolino, che applicate sull’apparato fogliare riparano dai raggi solari ed evitano le scottature, creando ambiente ostile per insetti nocivi quali la cicalina e la tignola. In tutti i nostri vigneti l’acqua viene dosata e misurata tramite impianti di irrigazione goccia a goccia”, aggiunge Filippo Buttafuoco. “Purtroppo la mancanza di acqua deve essere principalmente contrastata con un piano idrico importante che metta al centro la regimazione delle acque, la costruzione di invasi fruibili dagli agricoltori, un piano di rimboschimento per evitare i fenomeni di desertificazione e lotta serrata agli incendi dolosi. Il problema deve essere affrontato nel giusto modo perché nei prossimi anni rischia non solo di condizionare la viticoltura ma purtroppo anche l’economia di intere regioni”, conclude Emiliano Falsini.
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