Non c’è solo il vino, inteso come prodotto, a preoccupare la Francia enoica, perché il sistema, in uno dei grandi Paesi produttori, è decisamente complesso, fatto di tanti attori che compongono una filiera che produce ricchezza e posti di lavoro. Un meccanismo “a catena” con le cantine che non sono le uniche ad attraversare una fase di difficoltà, perché ad interrogarsi sul futuro sono anche i produttori di botti, barrique e tonneaux, tra difficoltà di accesso alla materia prima, e quindi il rovere, a prezzi competitivi; il cambiamento climatico che inciderà sui materiali naturali utilizzati, la sfida della forza di lavoro con l’obiettivo di portare i giovani a fare un mestiere dalla tradizione secolare. Ma Magdelaine Allaume, la nuova presidente della Fédération des Tonneliers de France, che rappresenta 1.900 professionisti, un giro di affari di 589 milioni di euro e, in media, il 65% di export, al magazine “Vitisphere”, ha parlato anche del tema del calo dei consumi di vino nel mondo che rappresenta un rischio esistenziale per il futuro delle botti francesi.
“A lungo termine, la questione del minor consumo di vini rossi potrebbe avere un impatto sul nostro settore - ha spiegato Magdelaine Allaume - e questo fa parte della sfida. Per noi è importante difendere l’invecchiamento in botti di rovere al fine di garantire la sostenibilità del nostro settore di lavorazione, dobbiamo vedere come possiamo adattarci per esistere ancora tra 10 o 100 anni. È un mestiere millenario. I bottai guardano con preoccupazione alle difficoltà dell’industria vinicola, queste incertezze riguardano anche noi. Speriamo che le misure ci permettano di ritrovare la serenità”. C’è poi il problema dell’aumento dei costi della materia prima e dell’allungamento dei pagamenti da parte dei clienti, trovare un punto di incontro è questione non semplice.
“Nella misura in cui temiamo una certa fragilità del settore, saremo vigili nell’ascolto dei clienti. Siamo anche messi alla prova dall’aumento dei prezzi del legno che abbiamo portato nei nostri bilanci negli ultimi tre anni e che non si riflette pienamente nei prezzi di vendita. Questo ci rende sensibili ai problemi di pagamento. Il punto è che l’aumento dei prezzi del legno non si è calmato ed i nostri clienti non si trovano in un periodo facile”. E sul cambiamento dei consumi, con i giovani che non sembrano più sedotti dal vino invecchiato in botti di rovere, “la sfida è quella di condividere la conoscenza del legno e del vino, per spiegare ai giovani consumatori come il legno possa avere un contributo positivo ai vini ed ai distillati. Ci sono stati e potrebbero esserci ancora usi imperfetti, ma quando si padroneggia l’affinamento, al tatto si ottengono cose magnifiche. Questo è il punto centrale del nostro lavoro per il vino”.
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