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IL 27 OTTOBRE

Da Parigi a New York, da Torino a Firenze, arriva la prima “Giornata Mondiale dei Vigneti Urbani”

Un’occasione per diffondere cultura e simbologia delle vigne che sono parte della storia e della bellezza, di città tra le più importanti al mondo

“Clos Montmartre”, sul pendio della collina di Montmartre a Parigi, è una delle bellezze più curiose e particolari della Ville Lumière. Ma, da quest’anno, anche Firenze ha il suo vigneto, “Vigna Michelangelo”, le cui barbatelle sono state messe a dimora da Donne Fittipaldi - la griffe di Bolgheri guidata da Maria Fittipaldi Menarini, con le figlie Carlotta, Giulia, Serena e Valentina (che, tra le curiosità, hanno dedicato un alberello ciascuno anche ad Alessandro Regoli ed Irene Chiari, fondatori WineNews, ndr) - a due passi da Piazzale Michelangelo, da dove si ammira la vista più bella sulla “culla” del Rinascimento. E dalla “Vigna della Regina” a Torino (di cui si prende cura la cantina Balbiano) a “Rooftop Reds” a New York, dalla “Vigna di Leonardo” a Milano (oggi del Gruppo del lusso Lvmh) al “Clos des Canuts” a Lione, da “San Francesco della Vigna” (dove è Santa Margherita a produrre vino) e il progetto “Laguna nel Bicchiere (Le Vigne ritrovate)” a Venezia a “Can Calopa de Dalt (L’Olivera)” a Barcellona, da “Senarum Vinea” a Siena (con le Città del Vino) al “Clos de la Vigne du Palais des Papes” ad Avignone, dalla “Vigna del Gallo-Diego Planeta” a Palermo (con il Consorzio Doc Sicilia) a “La Vigna Comunale” a Salonicco, dall’Etna Urban Winery a Catania a “Cascina Moroni” a Bergamo, le vigne coltivate in alcune delle città più importanti e visitate al mondo hanno tantissimi storie da raccontare. L’occasione è la prima “Giornata Mondiale del Vigneto Urbano”, promossa, il 27 ottobre, per diffondere la cultura e il simbolismo di questi vigneti riuniti nell’Urban Vineyards Association (Uva), che saranno aperti al pubblico.
Un vigna può essere anche in città: del verde inaspettato nella giungla di cemento, un verde di tradizione e terra, che trasforma i confini della città in orizzonti nella città. Queste sono le vigne urbane, coltivazioni uniche all’interno di un’area metropolitana. Patrimonio agricolo, storico e culturale di enorme valore, le viti coltivate nelle città sono spesso dei veri e propri tesori di biodiversità: le varietà antiche, in alcuni casi esemplari e biotipi rarissimi nel panorama ampelografico di una regione, sono state propagate nei secoli senza mai essere sostituite con altre più produttive o apprezzate dai mercati, come è avvenuto invece nei vigneti destinati alla produzione e al commercio.
La mission dell’Urban Vineyards Association, nata a Torino nel 2018 su iniziativa di Luca Balbiano, alla guida dell’azienda di famiglia, e di cui anche la “Vigna Michelangelo” di Firenze è stata invitata a far parte - è custodire il patrimonio delle vigne urbane e di valorizzarlo sotto il profilo culturale e turistico, rendendolo produttivo per la collettività e per il futuro nel rispetto dell’ambiente, attraverso politiche vitivinicole e sociali di integrazione e sostenibilità. L’uva metropolitana si profila infatti anche come strumento di “eco management” che può contribuire alla sostenibilità urbana.

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