Cresce, anche se non per tutti i settori, la Dop Economy italiana. Una buona notizia, a livello complessivo, per uno dei comparti di punta dell’economia nazionale, che arriva nonostante le criticità del sistema produttivo agricolo e dei mercati. Il valore alla produzione dei prodotti Dop e Igp tricolore tocca i 20,2 miliardi di euro nel 2023 (+0,2% su base annua), per una crescita del +52% in dieci anni e un contributo del 19% al fatturato complessivo dell’agroalimentare italiano. Cresce del +3,5% il comparto del cibo che supera per la prima volta i 9 miliardi di euro, mentre il vino imbottigliato frena sia come quantità (-0,7%) che come valore (-2,3%) e si attesta su 11 miliardi di euro. Bene l’export, con i prodotti Dop Igp che confermano un valore di 11,6 miliardi euro con trend positivo nei Paesi Ue. A certificarlo sono i dati del Rapporto Ismea-Qualivita n. 22, presentati oggi a Roma, e dove è intervenuto anche il Ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida (qui il suo commento a WineNews, con l’analisi di Fabio Del Bravo di Ismea). Il sistema della Dop Economy italiana, spiega il rapporto, si fonda su 317 Consorzi di tutela autorizzati dal Ministero dell’Agricoltura che coordinano il lavoro di oltre 194.000 imprese delle filiere cibo e vino capaci di generare lavoro per quasi 850.000 occupati. Con le denominazioni in assoluto più preziose, in termini di valore alla produzione, che sono state quella del Grana Padano (1,8 miliardi, +8,8%), del Parmigiano Reggiano (1,6 miliardi, -7%) e quella del Prosciutto di Parma (951 milioni di euro, +2%), davanti al Prosecco Doc (942 milioni di euro, -17,7%, e prima denominazioni del vino per valore in assoluto).
Guardando ai due macro settori in cui è diviso il rapporto, come detto, frena, quindi, nel 2023, il comparto del vino/Dop Igp, sia come volume di produzione imbottigliata pari a 25,9 milioni di ettolitri (-0,7%) che come valore dell’imbottigliato che si attesta su 11 miliardi di euro (-2,3%), con andamento opposto tra Dop e Igp. Ma il settore continua, ovviamente, ad avere un ruolo di fondamentale importanza nella Dop Economy, basti pensare che copre quasi il 60% delle esportazioni Dop/Igp. Per i vini Dop il calo della domanda ha indotto gli operatori a imbottigliare di meno (-4%), per un valore pari a 9,08 miliardi di euro (-3,7%). Per i vini Igp cresce la quantità imbottigliata (+6%) per un valore di 1,95 miliardi di euro nel 2023 (+4,8%). L’export raggiunge 6,89 miliardi di euro (-0,6% su base annua e +66% sul 2013), una sostanziale tenuta dopo il balzo del +10% registrato nel 2022. Sono i numeri di una filiera composta da 107.175 operatori, 333.000 occupati, 135 Consorzi di tutela autorizzati dal Ministero dell’Agricoltura, e 12 organismi di controllo.
Per quanto riguarda, invece, il valore di produzione del vino sfuso (che nel complesso è di 3,99 miliardi di euro), in testa alle denominazioni c’è il Prosecco Dop con 942 milioni di euro (-17,7%), davanti a Conegliano Valdobbiadene - Prosecco (205 milioni di euro, -14%), Delle Venezie (177 milioni di euro, -5,8%), Asti (123 milioni di euro, -7%), Amarone della Valpolicella (115 milioni di euro, -11,2%), Valpolicella Ripasso (110 milioni di euro, -3,8%), Veneto Igp (99 milioni di euro, +45,7%), Alto Adige (99 milioni di euro, -1,9%), Puglia (92 milioni di euro, -9,6%), e Barolo (90 milioni di euro, -7,3%), in “top 10”, e poi Chianti Classico (82 milioni di euro, +2,4%), Chianti (80 milioni di euro, -23,4%), Brunello di Montalcino (76 milioni di euro, +1,8%), Sicilia (72 milioni di euro, +2,4%), e Terre Siciliane (71 milioni di euro, +6,2%).
A livello regionale, le prime 10 Regioni per impatto economico Dop/Igp vino, mostrano tutte il segno negativo ad eccezione dell’Abruzzo alla posizione n. 10. Per il valore economico (nel 2023) dei vini Dop/Igp al consumo, secondo il Rapporto, guida il Veneto con 4,3 miliardi di euro (-0,8%), seguito da Piemonte con 1,2 miliardi di euro (-3,4%), Toscana a 1,1 miliardi di euro (-7,4%), Friuli Venezia Giulia (809 milioni di euro, -1,1%), Trentino-Alto Adige (703 milioni di euro, -1-1%), Puglia (562 milioni di euro, -11%), Lombardia (496 milioni di euro, -0,1%), e Sicilia che sale di una posizione a 450 milioni di euro (-3%), superando l’Emilia-Romagna (441 milioni di euro, -3%), con l’Abruzzo a chiudere la “top 10” a 275 milioni di euro (+10,2%).
Per il vino cala la quantità esportata (-2,9%) per un valore pari a 6,89 miliardi di euro (-0,6%), in tenuta dopo il balzo del +10% del 2022, ma con un trend del +66% sul 2013. Il settore vitivinicolo Dop Igp conta 332.506 occupati e 107.175 operatori. Il vino certificato è pari a 17,78 milioni di ettolitri (-5,1%), il valore alla produzione dello sfuso è a 3,99 milioni di euro (-8,1%), quello del vino imbottigliato a 11,03 miliardi di euro pari a 25,9 milioni di ettolitri (-0,7%)
A livello generale, le esportazioni del comparto Dop e Igp, tra vino e cibo, confermano un valore di 11,6 miliardi di euro (-0,1% sul 2022) e un trend del +75% in dieci anni. La crescita nei Paesi Ue (+5,3%) compensa il calo nei Paesi Extra-Ue (-4,6%), dato particolarmente significativo alla luce dell’attuale dibattito sui dazi, con i Paesi terzi che assorbono oltre la metà (52%) dell’export della Dop Economy italiana e gli Stati Uniti, prima destinazione in assoluto, che da soli valgono oltre un quinto (21%) delle esportazioni italiane Dop Igp. Il settore cibo realizza 4,67 miliardi di euro, +0,7% in un anno e un +90% sul 2013, con crescite in valore per formaggi, pasta e olio di oliva. Alla base delle filiere Dop Igp vi sono 194.387 operatori, di cui 186.547 produttori e 31.197 trasformatori, che aderiscono ai disciplinari di produzione e si sottopongono ai controlli per la certificazione. Nel comparto cibo ci sono 87.212 operatori.
Il Rapporto Ismea-Qualivita 2024 approfondisce anche l’impatto della Dop Economy sull’occupazione, elaborando i dati Inps sui rapporti di lavoro nella fase agricola e di trasformazione delle filiere Dop Igp. Nel complesso si stimano 847.405 occupati nella Dop Economy italiana, 510.260 nella fase agricola e 337.145 nella fase di trasformazione. Gli occupati nel comparto cibo sono 585.543. Dopo due anni consecutivi con dati in aumento in 18 Regioni su 20, il Rapporto Ismea-Qualivita 2024 descrive un quadro più variegato: su 107 Province italiane, 61 hanno valore della Dop Economy più alto, il 17% con crescite a doppia cifra. Prosegue il trend positivo nell’area Sud e Isole (+4,0%), sempre in crescita negli ultimi cinque anni, con buoni risultati soprattutto per Sardegna (+19%) e Abruzzo (+11%). Cresce anche il Nord-Ovest, trainato dalla Lombardia che supera per la prima volta i 2,5 miliardi euro e cresce per il terzo anno consecutivo. Il Nord-Est ha risultati stabili nel complesso (-0,6%) e vale il 54% della Dop Economy, con l’Emilia-Romagna che frena leggermente (-2,4%) e il Veneto che con 4,85 miliardi euro si conferma Regione leader e dove il vino, grazie al Prosecco, ha un ruolo dominante, ndr). Nel Centro i risultati peggiori (-3,9%) con la Toscana (-5,5%) che rappresenta la gran parte del valore economico e il Lazio unica Regione in crescita (+8,8%).
La Dop Economy del cibo, dunque, cresce per il terzo anno di fila e nel 2023 raggiunge 9,17 miliardi di euro di valore alla produzione (+3,5% la crescita annua, +44% il trend dal 2013) per un fatturato al consumo finale che sfiora i 18 miliardi di euro (+3,6%). Bene soprattutto i formaggi (+5,3%), per la prima volta sopra i 5,5 miliardi di euro e con la produzione più alta degli ultimi cinque anni, ma buone crescite in valore anche per oli di oliva (+33%), prodotti della panetteria e pasticceria (+9%) e carni fresche (+10%). L’export raggiunge 4,67 miliardi di euro (+0,7% su base annua e +90% sul 2013), grazie soprattutto alla crescita nei mercati Ue (+6,4%). Numeri frutto dell’impegno di 87.212 operatori, 585.000 occupati, 182 Consorzi di tutela autorizzati dal Ministero e 42 organismi di controllo.
La spesa per i prodotti nella Gdo è pari a 5,9 miliardi di euro nel 2023, per una crescita del +7,2% in un anno, dinamica in linea con l’intero comparto alimentare, la cui spesa nel 2023 è cresciuta del +8,6% (frutto di un innalzamento dei prezzi, con un carrello leggermente alleggerito nei volumi). Il cibo segna un +9,5%, con formaggi e oli di oliva che crescono anche in volume, oltre che in valore; la spesa per il vino registra un +2,7%. Nei primi 9 mesi 2024, i dati sulla spesa alimentare degli italiani confermano i livelli del 2023 (con un +0,8% su base annua). Si conferma il ruolo crescente dei discount per i prodotti Dop Igp che nel corso del 2024 superano la quota di mercato del 18%; anche il ricorso alle vendite in promozione da parte della Gdo risulta più elevato rispetto ai prodotti generici.
Per Francesco Lollobrigida, Ministro dell’Agricoltura, il Rapporto Ismea-Qualivita n. 22, “ci descrive una Dop Economy che continua a essere un pilastro fondamentale per il nostro sistema agroalimentare. Un valore complessivo alla produzione di oltre 20 miliardi di euro e una crescita del comparto del cibo del 3,5% nel 2023, testimoniano la forza delle nostre filiere e la qualità che il made in Italy rappresenta nel mondo. Nonostante le attuali sfide geopolitiche, i nostri prodotti Dop e Igp guidano l’export, confermando il ruolo strategico dei 317 Consorzi di tutela, che coordinano il lavoro di quasi un milione di operatori. Guardiamo al futuro con ottimismo, certi del valore che il nostro agroalimentare sa generare, rafforzando il territorio e l’identità italiana”. Mauro Rosati, direttore Fondazione Qualivita e Origin Italia, ha spiegato come “i dati di questo Rapporto confermano che le Indicazioni Geografiche italiane rappresentano un sistema resiliente, capace di affrontare con successo le molteplici sfide che il 2024 ha posto, sia in ambito climatico che commerciale. Questo risultato è sostenuto da una base occupazionale solida e dal continuo potenziamento dei 317 Consorzi di tutela riconosciuti dal Ministero. In particolare, i dati relativi al Sud Italia in crescita da un quinquennio, evidenziano un rafforzamento del modello della Dop Economy in quei territori, a testimonianza della capacità del settore di radicarsi e prosperare anche in contesti complessi. Guardando al futuro è fondamentale che il settore Dop Igp, con le istituzioni italiane ed europee, rivolga la massima attenzione alle rapide trasformazioni tecnologiche nel campo alimentare e alle dinamiche evolutive dei mercati internazionali, per assicurare al sistema un livello sempre più alto di competitività e sostenibilità”.
Focus - La Dop Economy nelle Regioni e nelle Province italiane
Le quattro Regioni del Nord-Est nel complesso mostrano risultati stabili (-0,6% sul 2022) e rappresentano il 54% del settore nazionale Dop Igp con un valore che sfiora gli 11 miliardi di euro: a frenare è soprattutto il calo dell’Emilia-Romagna (-2,4%), mentre crescono Friuli Venezia Giulia (+1,4%) e Veneto (+0,4%) che, con 4,85 miliardi di euro, si conferma leader rappresentando quasi un quarto del valore del comparto Dop Igp italiano. Bene il Nord-Ovest (+1,5%) in cui la Dop Economy vale 4,33 miliardi di euro, trainato in particolare dalla Lombardia, che supera per la prima volta i 2,5 miliardi di euro e con il +3,3% registra una crescita per il terzo anno consecutivo; frenano il Piemonte (-1,2%), dopo la forte crescita del 2022, e la Liguria (-2%), sale invece la Valle d’Aosta (+3,2%). L’area Sud e Isole, sempre in crescita negli ultimi 5 anni, ha il risultato migliore in termini assoluti (120 milioni di euro in più del 2022) e relativi (+4% su base annua). A trainare è soprattutto la Sardegna (+19%), ma registrano ottimi risultati anche Abruzzo (+10,6%), Campania (+2,9%) e Sicilia (+2,2%), frena, invece, la Puglia (-7,5%). Il Centro ha i risultati peggiori con un calo complessivo del -3,9%, condizionato principalmente dalla Toscana (-5,5%), che rappresenta la gran parte del valore economico dell’area. Unica eccezione positiva il Lazio, in crescita (+8,8%).
Tra le prime venti Province per valore, i risultati migliori del 2023 in termini assoluti sono quelli di Brescia (+52 milioni di euro), Treviso (+33 milioni di euro), Vicenza (+31 milioni di euro), Cremona (+24 milioni di euro) e Udine (+20 milioni di euro). In calo soprattutto Modena (-8,6%), Verona (-4,8%), Siena (-4,4%) e Reggio nell’Emilia (-3,4%).
Il Veneto (4,85 miliardi di euro) e l’Emilia-Romagna (3,87 miliardi di euro) si confermano prime Regioni per valore economico, seguite dalla Lombardia (2,58 miliardi di euro), che supera per la prima volta i 2,5 miliardi e cresce per il terzo anno consecutivo, e dal Piemonte (1,64 miliardi di euro). Seguono la Toscana (1,36 miliardi di euro) e le altre due Regioni del Nord-Est: Friuli Venezia Giulia (1,22 miliardi di euro) e Trentino-Alto Adige (1,02 miliardi di euro). L’area Sud e Isole cresce per il quinto anno consecutivo trainata dalla Sardegna (+19%) e dalla Campania (+2,9%). Tra le Province, si conferma al primo posto Treviso (2,22 miliardi di euro), seguita da Parma (1,67 miliardi di euro) e Verona (1,4 miliardi di euro). Vicine al miliardo di euro anche Cuneo (974 milioni di euro) e Brescia (929 milioni di euro). Siena (648 milioni di euro), alla posizione n. 9, è la prima Provincia del Centro, mentre alla n. 15 Caserta (329 milioni di euro) è la prima del Sud. Tra le prime dieci Province per valore del cibo e le prime 10 per valore del vino, sono rappresentate 12 Regioni italiane.
Copyright © 2000/2024
Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit
Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024