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ATTUALITÀ

Vino, ipotesi dazi Usa, Unione Italiana Vini: “l’Italia perderebbe 330 milioni di euro nel 2025”

La proiezione ipotizza dazi al 20% per i fermi e 10% per gli spumanti. Il presidente Lamberto Frescobaldi: “danno a imprese e consumatori inevitabile”

Un argomento che tiene sulle “spine” anche il mondo del vino, già da tempo alle prese con altre preoccupazioni, dai consumi che cambiano alla “svolta” salutista, è l’ipotesi dell’arrivo dei dazi da parte degli Usa del Presidente Donald Trump sulle produzioni Ue (per ora solo promessi e minacciati, ma non ufficialmente concretizzati). Dazi che, è bene ricordarlo, nel corso del primo mandato di presidenza del leader del Partito Repubblicano non arrivarono per il vino italiano (a differenza, ad esempio, di quello francese), così come non è stato dato, fino a questo momento, il via libera a questa misura. La preoccupazione ovviamente resta, in Italia e nel resto del Vecchio Continente. Non a caso l’Europa, attraverso la Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha preso posizione dichiarando che è pronta a reagire nell’eventualità che lo “spauracchio” dei dazi possa diventare realtà. Nei giorni scorsi l’Unione Italiana Vini (Uiv) aveva già lanciato un primo allarme sottolineando come i consumi reali di vino italiano negli Stati Uniti hanno chiuso il 2024 in calo (-4,4% il volume delle vendite), e quindi che i paventati dazi dell’amministrazione Trump assumono, così, un significato ancor più preoccupante.
Uiv che adesso è tornata a farsi sentire divulgando un’analisi del proprio Osservatorio da cui emerge la previsione che “i dazi statunitensi al vino italiano (se fossero applicati, ndr) determineranno nel 2025 una perdita delle vendite di 330 milioni di euro, dato che scenderebbe a 250 milioni qualora il dollaro dovesse mantenere gli attuali livelli di forza. La proiezione di Unione Italiana Vini ipotizza dazi al 20% per tutti i vini fermi e al 10% per gli spumanti, una tariffa inferiore per questi ultimi determinata dalle pressioni dell’industria Usa, più restia a sopportare limitazioni commerciali sulla tipologia di punta”. Dunque una perdita stimata del 15% sul risultato dello scorso anno, rileva l’Osservatorio, basata sull’esperienza francese occorsa tra metà 2020 e il primo trimestre 2021, quando, a fronte di dazi caricati del 25%. la risposta del mercato sui volumi commercializzati è stata direttamente proporzionale (-24%).
“Il vino - ha detto il presidente di Unione Italiana Vini (Uiv), Lamberto Frescobaldi - è uno dei settori del made in Italy maggiormente esposti in caso di dazi nel primo mercato al mondo. Il danno sulle imprese sarà inevitabile, perché se vorranno rimanere competitive dovranno assumersi gran parte dell’extra-onere richiesto, visto che il mercato non è in grado di sostenerlo. Ma il danno sarà doppio, perché lo subiranno inevitabilmente anche i consumatori finali a causa di un’inflazione che tornerà a bussare con insistenza”.
Il 2024, fa notare Uiv, “si chiuderà con un valore delle spedizioni in Usa di oltre 1,9 miliardi di euro, il 24% dell’export del vino italiano nel mondo. Una quota più che doppia se paragonata al peso statunitense sul totale delle merci italiane dirette all’estero (11%). La contrazione determinata dalle extra-tariffe farà scendere in un solo anno il valore sotto 1,7 miliardi di euro, ovvero sotto ai livelli del 2021”.

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