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LO SCENARIO

Dazi Usa-Ue: Trump rimanda fino al 9 luglio le tariffe al 50%, ma il vino è in allarme

Dall’Italia (con Federvini e Unione Italiana Vini) agli States (con la Us Wine Trade Alliance) tutti sperano nel lavoro della diplomazia
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Dazi Usa-Ue: Trump rimanda fino al 9 luglio le tariffe al 50%, ma il vino è in allarme

Prima lo scossone dato alle trattative con la minaccia di introdurre dazi sulle merci Ue al 50% dal 1 giugno, nei giorni scorsi (ad oggi sarebbero in vigore al 20% da aprile, ma subito ridotti al 10% almeno fino al 9 luglio), poi la telefonata nel weekend con la Presidente della Commissione Ursula von der Leyen, che ha chiesto e ottenuto dal Presidente Usa il rinvio fino al 9 luglio: è lo scenario messo in piedi da Donald Trump, fatto da improvvise accelerate che destabilizzano le economie, e più o meno parziali retromarce. Ma intanto il tema è sempre sul piatto, e anche il mondo del vino ne subisce gli effetti, da una sponda all’altra dell’Atlantico.
“Le dichiarazioni del Presidente Donald Trump, relative all’ipotesi di introdurre dazi del 50% su tutte le importazioni europee, sollevano interrogativi rilevanti sul futuro degli scambi transatlantici. Federvini ritiene essenziale affrontare il tema con equilibrio, visione e responsabilità, alla luce del ruolo che il commercio internazionale riveste per la competitività del sistema produttivo italiano”, ha commentato a caldo, in una nota, la Federazione guidata da Micaela Pallini. Che ha aggiunto: “è essenziale proseguire e intensificare ogni sforzo di dialogo e cooperazione già intrapreso tra le istituzioni europee e statunitensi, evitando derive che possano mettere a rischio la solidità di filiere produttive che hanno costruito nel tempo relazioni fondate su qualità, trasparenza e rispetto reciproco In un contesto globale già segnato da forti instabilità, occorre uno sforzo collettivo per preservare gli equilibri degli scambi internazionali, salvaguardando il lavoro di migliaia di imprese e territori che contribuiscono in modo determinante alla reputazione e alla forza del made in Italy”.
“La nuova minaccia del Presidente Trump rappresenta un ulteriore fardello di incertezza per le imprese italiane, a partire da quelle del vino. Da mesi ormai il settore, che negli Stati Uniti spedisce il 24% (1,94 miliardi di euro) dell’intero export enologico, non riesce più a programmare il proprio futuro, e questo è un danno enorme, a prescindere dall’entità del dazio”, commenta il presidente di Unione Italiana Vini (Uiv), Lamberto Frescobaldi, che aggiunge: “per fare un esempio in questi giorni le imprese italiane del vino stanno pianificando i bandi europei dell’Ocm Promozione, con investimenti per qualche decina di milioni di euro destinati agli Usa, principale target. Chiaramente, una minaccia di accisa al 50% - che più che un dazio sarebbe un embargo - sortisce l’immediato effetto di rinunciare, giocoforza, all’investimento. E con esso ai piani di sviluppo di un settore che vive sempre più di esportazioni. Chiediamo pertanto a Bruxelles e a Roma di intensificare le trattative, perché il fattore tempo rappresenta ormai sempre più una discriminante fondamentale”.
Ma, come dall’inizio della querelle dazi avviene, anche l’industria del vino americano è preoccupata e non vede di buon occhio le tariffe sui vini Ue, come ribadito dalla Us Wine Trade Alliance (Uswta), secondo la quale “un dazio del 50% equivarrebbe essenzialmente a un embargo commerciale sui beni provenienti dall’Unione Europea, il che causerebbe un danno irreparabile a centinaia di migliaia di aziende qui negli Stati Uniti. Oggi (venerdì 23 maggio, giorno del post di Trump), il Commissario Europeo per il Commercio Maroš Šefčovič sta parlando con l’Ustr Jamieson Greer, rappresentate del Commercio Usa (Ustr) per discutere la più recente proposta dell’Ue. Speriamo che prevalga il buon senso e che l’attuale pausa in dazi aggiuntivi si mantenga fino all’8 luglio, ma questo è un rischio credibile. Ospiteremo un evento con il Congressional Wine Caucus il 5 giugno, dove evidenzieremo l’importanza di questi prodotti, e ci aspettiamo una maggiore attività di lobbying da parte dei membri del Congresso verso l’amministrazione, man mano che diventerà chiaro quanto catastrofico sarebbe un dazio di questa natura per le aziende statunitensi che hanno già sofferto. Gli Stati Uniti importano circa 15 milioni di dollari di vino ogni giorno dall’Unione Europea, da cui le aziende americane ricavano 67 milioni di dollari al giorno. Questi prodotti sono essenziali per la salute delle aziende in ogni città americana. Un embargo commerciale di questa natura sarebbe una terribile ferita auto-inflitta, causando un danno enorme agli Stati Uniti, con pochi o nessun beneficio. Esortiamo sia l’Ue che gli Stati Uniti a unirsi e a risolvere le loro divergenze, per creare la certezza di cui le aziende hanno bisogno per crescere e contribuire a un’economia sana”.

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