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LO SCENARIO

Neanche produttori e commercianti di vino Usa vogliono i dazi. E scrivono a Trump

Us Wine Trade Alliance: “il vino Ue genera 23,9 miliardi di dollari di entrate in Usa, e solo 5,3 tornano in Europa, con un surplus di 19 ...”
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Neanche produttori e commercianti di vino Usa vogliono i dazi. E scrivono a Trump

Se la minaccia di dazi al 30% sui prodotti Ue promessi dal 1 agosto da Trump ha messo in stato di allarme rosso anche l’agricoltura ed il vino made in Italy (come abbiamo riportato qui), mentre le trattative diplomatiche vanno avanti (con molti analisti che ritengono e sperano che sia solo un bluff a rialzo per avere più forza nel rush finale al tavolo con l’Unione Europea, che intanto ha rinviato i dazi di risposta a quelli al 10% per poter trattare ancora), anche il mondo del vino Usa, dalla produzione al commercio, è in allerta e si dichiara, ancora una volta, contrarissimo alle tariffe. Altro non fosse perché, torna a spiegare la Us Wine Trade Alliance, “il vino importato dall’Ue alimenta un enorme motore economico americano. Il vino dell’Unione Europea genera circa 23,96 miliardi di dollari di entrate all’anno negli Stati Uniti, mentre solo 5,3 miliardi di dollari tornano in Europa. Ciò lascia un surplus economico di quasi 19 miliardi di dollari qui negli Stati Uniti, sostenendo centinaia di migliaia di posti di lavoro americani in tutti i 50 Stati, con importatori, distributori, rivenditori e ristoranti”, scrive la Us Wine Trade Alliance, che inoltre, insieme a Napa Valley Vintners, The Wine Institute, Wine America, Wine & Spirits Wholesalers of America (Wswa) e la National Association of Wine Retailers (Nawr), ha inviato al Presidente Usa una lettera scritta “a nome delle migliaia di piccole e medie imprese vinicole americane che rappresentiamo in merito ai negoziati commerciali in corso tra gli Stati Uniti e i principali partner commerciali, inclusi l’Unione Europea (Ue) e il Canada. Mantenere un vivace commercio internazionale di vino con questi partner è fondamentale per il nostro continuo successo e per la nostra capacità di sostenere il sostentamento di milioni di americani che lavorano nella produzione di vino e nei settori dell’ospitalità, incluse cantine americane, distributori, ristoranti, negozi locali e hotel in tutti gli Stati Uniti”, si legge nella lettera. In cui si aggiunge: “l’Ue è un mercato importante per le cantine americane e l’aumento delle esportazioni verso la regione è una priorità. Anche le importazioni di vino dall’Ue sono importanti per le nostre attività. I vini dell’Ue vengono importati, distribuiti e serviti dalle aziende americane, il che garantisce una rete di distribuzione forte e affidabile per le cantine americane. Per ogni dollaro pagato ad un produttore di vino che vende vino negli Stati Uniti, i settori americani della distribuzione e dell’ospitalità guadagnano 4,5 dollari, e le vendite di vino rappresentano fino al 60% dei margini lordi dei ristoranti a servizio completo”.
Nella lettera, inoltre, oltre ad auspicare una soluzione che riapra alle cantine americane il loro primo mercato, quello del Canada (contro il quale Trump ha imposto tariffe al 35%, a cui il Canada ha risposto con contromisure, con dazi al 25% sui vini americani, che hanno di fatto, da settimane, fatto sparire vini e alcolici americani dagli scaffali canadesi), le associazioni firmatarie spiegano: “in qualità di membri della coalizione “Toasts Not Tariffs”, che di recente ha condiviso la petizione allegata con oltre 19.000 firme che chiedono tariffe zero per zero sui distillati e sui prodotti vinicoli, siamo estremamente preoccupati per il danno che eventuali tariffe aggiuntive sul settore vinicolo causeranno. Grazie alla sua determinazione a promuovere il commercio equo (scrivono rivolgendosi a Trump, ndr), vediamo un’opportunità per garantire un commercio vinicolo equo e reciproco con l’Ue, il Canada e altri Paesi, che sarebbe una vittoria tangibile per i produttori di vino statunitensi proteggendo al contempo la nostra industria dell’ospitalità. La esortiamo a lavorare per garantire accordi commerciali con l’Ue e il Canada, che rimuovano tutte le tariffe sul vino e assicurino un percorso per formalizzare un potenziale “Reciprocal and Fair-Trade Agreement on Wine” con l’Ue, che riequilibrerebbe le barriere tariffarie e non tariffarie e proteggerebbe i prodotti vinicoli da future azioni di ritorsione. C’è una determinazione condivisa nel settore vinicolo a garantire un accordo duraturo, così come un forte desiderio di lavorare insieme per far progredire tali accordi in tutto il mondo. Siamo grati per la sua leadership e attendiamo con impazienza un esito positivo da questi negoziati essenziali”. Così scrivono Ben Aneff (Us Wine Trade Alliance) Francis Creighton (Wine & Spirits Wholesalers of America), Michael Kaiser (Wine America), Tom Wark (National Association of Wine Retailers), Robert P. Koch (Wine Institute) e Rex Stultz (Napa Valley Vintners).
Chissà se Donald Trump, che più volte ha dichiarato di non bere alcolici, e la cui famiglia produce vino con la Trump Winery, in Virginia, li ascolterà.

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