A Bordeaux si sentono già gli effetti della scarsità della raccolta 2013, tanto che l’erosione delle scorte ha portato ad un primo sensibile aumento dei prezzi che, però, rischia di allontanare commercianti e consumatori. I dati ufficiali parlano di una produzione che si assisterà sui 4 milioni di ettolitri, la più avara dal 1991, certo non del tutto inattesa, tanto che molti négociants sono ricorsi ad acquisti cautelativi, e molti produttori hanno preferito, in estate, tenere il vino in cantina, aspettando il momento giusto che, per loro, pare arrivato. Una buona strategia per le etichette migliori, ma va ricordato che anche in un’area di pregio come quella di Bordeaux, che comunque comprende 60 denominazioni diverse e copre 112.600 ettari, il 50% della produzione è fatta di sfuso e vino a basso costo, un settore che risente molto di aumenti spropositati, visto che il “barile” è passato in poche settimane da 950 a 1.200 euro. Una dinamica che non sta affatto pagando, visto che Paesi come l’Inghilterra stanno guardando altrove, e persino sul mercato interno le vendite al supermercato registrano cali vistosi e preoccupanti. Del resto, la storia insegna, e già dopo la vendemmia, ancora peggiore, del 1991, Bordeaux perse il predominio di molti mercati, incalzato già allora da Italia e Spagna: adesso, la paura è che la storia si ripeta, e che, come allora, i mercati persi non tornino più ...
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