
Anche la data scelta è simbolica: 21 marzo 2003. Con l'inizio della primavera, sei aziende del Chianti Classico si sono date appuntamento al Castello di Brolio per presentare la linea che le accomuna nelle loro strategie di produzione: un racconto, rivolto a giornalisti ed esperti, che, in larga parte, è stato affidato al bicchiere, con l’anteprima del super Chianti Classico della vendemmia 2000. Intorno a Francesco Ricasoli, artefice del successo della storica azienda di Brolio, si sono così radunati nomi più o meno antichi di questo territorio, ma tutti accomunati dalla voglia di manifestare il grande orgoglio del Chianti Classico: Lorenza Sebasti e Marco Pallanti del Castello di Ama, Filippo e Francesco Mazzei di Fonterutoli, Giampaolo Motta della Fattoria La Massa, Duccio Corsini della Fattoria Le Corti, Alessandro Sderci del Palazzino.
L’obiettivo ? Quello di contribuire a valorizzare un territorio che ormai da oltre dieci anni ha ricollocato prepotentemente il suo vino ai vertici della qualità a livello internazionale. “E' nata così l'idea - spiegano i sei vignaioli di alto lignaggio - di riunire quelle aziende che hanno deciso di puntare interamente sul Chianti Classico, come vino più rappresentativo della propria produzione. I protagonisti di questo incontro - il primo di una lunga serie - producono un Chianti Classico che si colloca come qualità (e, spesso, come prezzo) in quella fascia dove normalmente si posizionano i cosiddetti supertuscan, quei vini, ormai famosi in tutto il mondo, nati anni fa al di fuori del disciplinare e quindi della denominazione. Ma non solo: questi Chianti Classico hanno scelto di non utilizzare la qualifica “Riserva”, una categoria di prodotto che, per tradizione, racchiude la parte più importante della produzione aziendale, ma che è solo una qualifica che coinvolge la denominazione, non il territorio. Questi vini, invece, puntano, al di là della loro qualità intrinseca, sul nome del territorio/denominazione a livello generale e sulla forza del nome aziendale a livello specifico (griffe, ndr).
“Il nostro comune intento - spiega Francesco Ricasoli - è dare un nuovo contributo all’affermazione del territorio e alla valorizzazione del Chianti Classico come grande vino di qualità. Per questo ci auguriamo che l'iniziativa faccia proselitismo ed, in piena sintonia con tutti quanti già operano per valorizzare questa storica denominazione, contribuisca ad affermare l’orgoglio di produrre dei grandi vini da un territorio unico al mondo per la sua grande personalità”.
I sei alfieri del Chianti Classico
Barone Ricasoli - Può sembrare un paradosso ma si tratta di un’azienda “nuova” con una storia millenaria: infatti questo luogo simbolo del Chianti Classico a ben vedere ha una decina di anni, da quando Francesco Ricasoli ne ha preso la conduzione dopo un trentennio di dissennate gestioni multinazionali. Nel 1997 la Barone Ricasoli ha prodotto la prima annata del suo “grand vin”, Castello di Brolio appunto, un Chianti Classico che punta all’eleganza del prodotto, al forte legame con il territorio, alla valorizzazione del Sangiovese di queste terre che proprio qui ebbe il suo primo riconoscimento grazie agli studi del Barone Bettino Ricasoli che ne apprezzava “profumo, grazia, scioltezza”.
Castello di Ama - A questa azienda, fin da quando nei primi anni 80 ne sono diventati l’anima Lorenza Sebasti e Marco Pallanti, si deve l’aver perseguito per prima un progetto che ha sempre considerato il Chianti Classico il prodotto di punta della propria produzione: in un primo tempo lavorando su vari crus aziendali, che fecero capire le varie personalità del Sangiovese chiantigiano all’interno di una stessa azienda, in un secondo momento - una volta che le scelte agronomiche avevano dato risultati precisi sulla selezione del Sangiovese di Ama - sul Chianti Classico Castello di Ama.
Castello di Fonterutoli - Un’altra proprietà secolare dove, ciononostante, nel 1995, Filippo e Francesco Mazzei hanno coraggiosamente abbandonato due delle loro etichette storiche e di maggior successo - la riserva Ser Lapo e il Super Tuscan Concerto - per dar vita al loro vino più rappresentativo, il Castello di Fonterutoli: un Chianti Classico importante, massima espressione dell’azienda. Dalla profonda e antica conoscenza dei diversi terroirs di Fonterutoli è nato un Sangiovese di grande spessore ed eleganza, cui una piccola percentuale di Cabernet Sauvignon aggiunge, potenza e complessità.
Fattoria La Massa - Situata nella Conca d’Oro di Panzano, La Massa ha dovuto attendere l’arrivo in Chianti di Giampaolo Motta, nel 1992, per potere con un balzo improvviso imporsi all’attenzione e dare in questo decennio una rara, costante eccellenza di risultati. Giorgio Primo, un Sangiovese con aggiunta di Merlot, è il prototipo di quella combinazione di concentrazione, armonia ed eleganza che fanno di un vino un fuoriclasse.
Fattoria Le Corti - Rinasce nel 1992, quando l’arrivo di Duccio Corsini ha determinato un forte vento di cambiamento rispetto alla conduzione tradizionale fino ad allora adottata. La scelta aziendale ha privilegiato la produzione di solo Chianti Classico, al cui vertice si pone la selezione Don Tommaso, nella quasi totalità Sangiovese con aggiunta di Merlot, un vino di grande eleganza ed equilibrio che tra l’altro ha fatto rivalutare la zona di San Casciano Val di Pesa, solitamente considerata incline a produrre vini di struttura modesta.
Podere Il Palazzino - I fratelli Sderci, Andrea e Alessandro, nel podere di famiglia hanno da anni indirizzato la loro attenzione al Chianti Classico al punto da far rientrare nella denominazione non appena è stato possibile il loro Grosso Sanese, nato come Super Tuscan perché Sangiovese in purezza, un vino elegante e corposo che rispecchia appieno il terroir di Monti in Chianti. La ricerca delle diversità all’interno dell’azienda ha indotto la proprietà ad affiancare al Grosso Sanese altri Chianti Classico che portano il nome dei vari appezzamenti di provenienza.
Copyright © 2000/2025
Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit
Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2025