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Addio a Oliviero Toscani: con il suo obiettivo ha immortalato i “colori” della biodiversità

Il grande fotografo, fondatore della cantina di famiglia in Toscana, ha svelato anche la bellezza del wine & food (più volte intervistato da WineNews)

“Da quando c’è la fotografia esiste la storia” e “se ci fosse stata la macchina fotografica, forse Gesù non sarebbe Gesù, Napoleone non avrebbe i monumenti che ha e forse neanche Garibaldi”. La fotografia “racconta la condizione umana, e se si vuole vedere la biodiversità ci vuole la macchina fotografica. Io non fotografo i paesaggi, fotografo l’essere umano” in giro per il mondo: “si impara moltissimo, si vede la storia locale, si capiscono le ragioni delle diversità. Che per fortuna esistono, ma che, purtroppo, a tante persone fanno paura, perché sono limitati nella loro cultura e nella loro intelligenza”. Pensieri di Oliviero Toscani, fotografo tra i più influenti del panorama italiano e internazionale, collaboratore delle riviste più importanti al mondo e celebre per il suo sodalizio con la famiglia Benetton, scomparso, oggi, all’età di 82 anni, raccontati a WineNews, che, più di una volta, ha raccolto le sue idee rivoluzionarie anche sulla comunicazione wine & food. Un mondo del quale era molto appassionato e sul quale ha puntato il suo obbiettivo, ma nel quale era anche produttore di vino nella cantina che aveva fondato, “Ot - Azienda Agricola Toscani”, sulle colline di Casale Marittimo, a Pisa, tra vigneti di Syrah, Cabernet Franc e Petit Verdot, oggi gestita dal figlio Rocco e dalla sua famiglia.
Nato a Milano il 28 febbraio 1942, Oliviero Toscani ha dedicato la sua vita alla fotografia. La sua prima foto, pubblicata, a solo 14 anni: accompagnando suo padre a Predappio per la tumulazione di Benito Mussolini, si sofferma sul volto dolente di Rachele Mussolini e il ritratto finisce sul “Corriere della Sera”. Nel 1973 firma, nel suo stile che diverrà iconico, le pubblicità dei jeans italiani Jesus, con il busto androgino di un modello con i jeans sbottonati che lasciano intravedere il pube senza biancheria e il claim “Non avrai alcun jeans all’infuori di me”, e il lato b della modella Donna Jordan con pantaloncini cortissimi e lo slogan “Chi mi ama, mi segua”: il Vaticano, su “L’Osservatore Romano”, accusa gli ideatori della pubblicità di blasfemia, Pier Paolo Pasolini, sul “Corriere della Sera”, definisce profeticamente la pubblicità come “il nuovo spirito della seconda rivoluzione industriale”. Risale ad inizio anni Ottanta la prima campagna Benetton (un sodalizio di quasi 20 anni, grazie all’amicizia con Luciano Benetton, 1982-2000), con il gruppo di ragazzi e ragazze sorridenti di etnie diverse su sfondo bianco e lo slogan “Tutti i colori del mondo”, prima di una serie di campagne rivoluzionarie e provocatorie sulla diversità - un bambino russo e una bambina americana che si abbracciano, un ragazzo palestinese e un ragazzo arabo che reggono insieme un mappamondo - che diventano il marchio United Colors of Benetton. Dal collage di fototessere che compongono la parola Aids, nei primi anni Novanta quando parlarne era un tabù, al numero speciale della rivista “Colors”, fondata con Tibor Kalman, dedicato alla pandemia, dal condom gigante srotolato sull’obelisco di Place de la Concorde a Parigi, al prete che sfiora le labbra di una suora, dai nudi “come San Francesco, che si spogliò degli abiti e delle ricchezze del demonio”, all’integrazione, con la foto di una classe di 28 bambini di 13 nazionalità di 4 continenti: sono tutte immagini che hanno creato dibattito, fatto riflettere e smosso le coscienze e che ne hanno fatto l’inventore dello “shock advertising” - usare un contenuto controverso per catturare l’attenzione - come ricordano, oggi i media italiani, e non solo. Ha cambiato il modo di comunicare tutto ciò che ha fotografato, facendo sua la lezione di Andy Warhol, secondo la quale “tutta la fotografia è Pop”. E anche l’ultimo scatto con il quale lo ricorda Benetton sui social non poteva che essere “una foto che hai scattato per noi tanti anni fa, nel 1989. Addio Oliviero, continua a sognare”.
Nel mondo del wine & food, Oliviero Toscani era legato, tra le altre, da una profonda amicizia con Angelo Gaja, l’“artigiano” del vino italiano per eccellenza, uno dei produttori italiani più ammirati nel mondo, che incontrava sovente in Piemonte ed in Toscana, e anche questo lo aveva portato molte volte ad incrociare i suoi passi con quelli del vino italiano, non solo nella sua terra, ma anche a Suvereto, e, in particolare collaborando in progetti artistici con Vittorio Moretti e la sua famiglia, alla guida, accanto alle griffe Bellavista e Contadi Castaldi, in Franciacorta, e non solo, di Petra, una delle cantine d’autore più importanti d’Italia, firmata dall’architetto Mario Botta. Ed ancora, da Bolgheri a Montalcino, dove, nel 1996, era stato tra i primi testimonial di “Benvenuto Brunello” e della vendemmia 1995 del famoso rosso italiano, premiata con “cinque stelle” (e che, in uno scatto d’autore, può vantare il “suo sguardo”, in un volto di colore dagli occhi le cui sfumature ricordano quelle del vino).
L’amore per la biodiversità umana, e della natura nel suo complesso, ha visto Oliviero Toscani lavorare anche con Slow Food dando un volto a “Terra Madre” (indimenticabili gli scatti in cui ha immortalato i Presìdi a rischio estinzione, tra le occasioni in cui lo abbiamo intervistato, a Torino), legato da un profondo rapporto umano, personale e professionale con il fondatore della Chiocciola Carlin Petrini. E svelandoci come tutto il cibo, vino compreso, è “pop”, perché nutrendoci, ci rende tutti uguali.

Focus - La famiglia Moretti: “Oliviero Toscani ha segnato in maniera indelebile la storia della comunicazione visiva e sociale del nostro Paese e di molte aziende”
Oliviero Toscani era “un uomo straordinario che ha segnato in maniera indelebile la storia della comunicazione visiva e sociale del nostro Paese, di molte aziende e del nostro gruppo Terra Moretti. Oliviero non è stato solo un grande pubblicitario, un fotografo e un pensatore illuminato, ma anche un caro amico di famiglia e un alleato sincero e innovativo nella narrazione dei nostri brand: un precursore di tendenze, ma innanzitutto un provocatore di pensieri. Abbiamo condiviso non solo progetti, ma ideali e visioni di un mondo migliore”. Lo dicono Vittorio Moretti, presidente Terra Moretti, Carmen, Francesca e Valentina Moretti, vicepresidenti Terra Moretti, ricordando il grande fotografo. E che “era molto più di questo: era un uomo di immensa cultura e umanità. Con la sua presenza ci ha costantemente stimolato a portare nelle nostre aziende un senso profondo del sociale, un’attenzione per il mondo e le sue diversità, per gli ultimi, per il bello estetico e morale. Ha abbracciato con noi battaglie che ci hanno arricchito come persone e come comunità.
“Il suo impegno con noi - aggiungono - ha attraversato momenti indimenticabili, abbiamo lavorato insieme a progetti sociali che hanno declinato, in mostre, libri e campagne, i valori che ci univano e che ancora oggi rappresentano per noi il tessuto valoriale su cui fondiamo la nostra visione”: dalla campagna “Razza Umana, Identità e differenze” del 2009, al progetto “Nuovo Paesaggio Italiano” del 2010, da “Cibo e Libertà, storie di gastronomia per la liberazione” realizzato con Carlin Petrini nel 2013, a “Tu vuò fa il Napoletano” del 2014 con l’Associazione Pizza Verace Napoletana. Insieme, ricorda la famiglia Moretti, che con il gruppo Terra Moretti Vino contempla cantine come Bellavista e Contadi Castaldi, in Franciacorta, Petra a Suvereto, Teruzzi a San Gimignano e Sella e Mosca in Sardegna, per oltre 1.154 ettari di vigneto, nella Holding Terra Moretti, “abbiamo anche dato vita anche a due importanti pubblicazioni aziendali: “23.658 anni di valori” (la somma delle età dei collaboratori) nel 2007, in occasione dei 40 anni del gruppo, e “Made in Family” nel 2017, per festeggiare i 50 anni. Due volumi che rappresentano non solo un caposaldo della nostra storia destinato a durare nel tempo, ma anche un manifesto di valori e di volti che raccontano le donne e gli uomini che fanno ogni giorno la storia delle nostre aziende”. Accanto, ci sono “tutte le foto e le campagne pubblicitarie legate ai nostri brand: dall’Albereta a Bellavista, da Petra a Contadi Castaldi, da Tenuta la Badiola alla Holding Terra Moretti.
Tra i ricordi più cari, infine, “custodiamo il viaggio che Oliviero intraprese con Vittorio Moretti per rivisitare i luoghi che lo avevano visto sfollato durante l’infanzia a causa della guerra. Lo ricordiamo al nostro fianco nei momenti più importanti: dalle celebrazioni per i 40 e 50 anni del nostro gruppo, ai compleanni, fino alla nascita delle varie aziende che oggi rappresentano il nostro sogno e la nostra realtà. Insieme, abbiamo celebrato la creatività e sostenuto la necessità di difendere i grandi temi sociali. Ci mancherà l’amico, il visionario, l’uomo di valori e battaglie. Grazie, Oliviero, per tutto quello che ci hai donato. Il tuo spirito continuerà a vivere in noi e nelle nostre azioni”, concludono Vittorio Moretti, Carmen, Francesca e Valentina Moretti.

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