“Gli agricoltori dell’Unione Europea mettono sulla nostra tavola il cibo migliore e più sano del mondo. Li sosteniamo con 386,7 miliardi di euro provenienti dalla politica agricola comune. E nelle difficoltà troviamo soluzioni comuni. Oggi la Commissione Ue propone una deroga di un anno alle norme della Pac sui terreni a riposo. Ascoltiamo gli agricoltori europei. Possono contare sul sostegno europeo. Stiamo affrontando le sfide a breve termine. Lavoreremo sulla riduzione degli oneri amministrativi. E affronteremo le sfide strutturali del settore nel nostro dialogo strategico”. Parole, su “X”, scritte dalla presidente della Commissione Ue, Ursula Von Der Leyen, che così, nella tarda serata di ieri, ha cercato di tranquillizzare un settore che, però, non vede fermarsi la protesta. Se alcuni agricoltori hanno bloccato l’autostrada al confine, in entrambe le direzioni, tra Olanda e Belgio, manifestazioni e presidi continuano ovunque. Anche in Italia, dove i comitati che promuovono la protesta hanno annunciato che domani faranno rotta su Roma, la Capitale. Una contestazione contro tutto e tutti: “stiamo organizzando una grande mobilitazione nazionale a Roma (mentre in più di uno sui social, propone di andare nei prossimi giorni a Sanremo, che sarà platea privilegiata). Tutti i cittadini sono invitati a partecipare. La mobilitazione sarà aperta a tutti, ma sarà apartitica, quindi non ci saranno simboli di partiti, così come non ci saranno sigle sindacali. Perciò per evitare spiacevoli inconvenienti non saranno ammessi personaggi politici o dirigenti sindacali”, scrivono su Facebook gli Agricoltori Traditi. Danilo Calvani (già famoso per essere stato tra i rappresentati del “movimento dei Forconi”, qualche anno fa), sottolinea come inizialmente i trattori saranno ammassati fuori dalla città, “senza blocchi, ma sicuramente con dei disagi”, per fare poi una manifestazione, ma “senza mezzi”, dentro la città nei prossimi giorni. “Il Governo non ci ascolta, e le sigle non ci rappresentano più”. E se la grande imputata è l’Europa, i Governi cercano intanto di placare le cose, nei singoli Paesi, con messaggi che, al netto della concretezza di quanto promesso dai vari leader, hanno il denominatore comune di un senso di “nazionalismo”, o quanto meno di ammiccamenti all’autarchia, come risposta ad una globalizzazione che, secondo molti, sta mostrando dei limiti. Come si legge, da sempre, nelle parole del Ministro dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare Francesco Lollobrigida, e come cristallizzano, in maniera ancora più forte, le parole, ancora affidate ai social, del Presidente della Repubblica di Francia, Emmanuel Macron. “Cosa chiedono i nostri agricoltori? Vogliono poter produrre cibo di qualità vivendo con dignità del proprio lavoro, in modo più pacifico. È più che legittimo. I miei impegni al loro fianco: Sostenere i nostri agricoltori è il significato delle leggi Egalim 1 e 2 che tutelano il reddito dal 2018. Faremo in modo che siano pienamente rispettate. Lo vediamo: alcuni distributori si sono organizzati a livello europeo attraverso centri d’acquisto e cercano di aggirare la legge francese.Ciò non deve più essere possibile. Dobbiamo garantire che non vi sia alcuna elusione di ciò che facciamo in Francia. Ho chiesto oggi al Presidente della Commissione Europea di istituire un Egalim europeo, nella revisione strategica appena avviata. Siamo anche pronti a modificare la legge per migliorare i contratti tripartiti tra produttori, trasformatori e distributori. Per la nostra sovranità agricola e alimentare, saremo sempre al fianco dei nostri agricoltori”, scrive Macron. Che, tra le altre cose, aggiunge: “sosteniamo i nostri agricoltori con la Pac. Per la Francia i finanziamenti ammontano a 9 miliardi di euro l’anno. Questi aiuti essenziali vengono erogati molto più rapidamente rispetto a qualche anno fa. Ce ne occupiamo noi. Vogliamo un’Europa più forte e più concreta per proteggere il reddito dei nostri agricoltori. Siamo esigenti con i nostri agricoltori: producono con le regole più ambiziose del mondo. I prodotti importati in Europa devono essere soggetti alle stesse regole. Per questo la Francia si oppone e continuerà ad opporsi all’accordo di libero scambio con il Mercosur. L’ho detto molto chiaramente ai miei colleghi. Rafforzeremo le regole e i controlli affinché la produzione che utilizza antibiotici o pesticidi vietati in Europa sia controllata e vietata. Tutte queste misure, tutte queste lotte, sono al servizio della sovranità alimentare europea che difendo da sei anni. Questa forza sanitaria e agricola deve essere messa in atto il più rapidamente possibile per far rispettare la legge”.
Ed infine, un appello: “tutti noi abbiamo un ruolo da svolgere: incoraggio tutti i nostri compatrioti a consumare localmente. Abbiamo creato http://fraisetlocal.fr per aiutarli”, dice Macron, sottolineando la nascita del portale del Ministero dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare francese che consente di ricercare i prodotti locali francesi. Parole (come quelle più volte pronunciate da tanti esponenti politi italiani, di ogni formazione politica), che stridono, in qualche modo, con i “magnificat” che vengono via via fatti nel celebrare i successi delle esportazioni del made in France, in Francia, così come del made in Italy, in Italia, ma così è, in questi giorni difficili per l’agricoltura, settore fondamentale che, non a caso, caso, si chiama “primario”. Intanto, però, se molti di coloro che protestano, ma anche delle sigle sindacali come Confagricoltura e Coldiretti, prendono di mira le “follie ecologiste” dell’Europa, come sono state definite da più parti, una voce che va un po’ in controcorrente è quella di Slow Food: “la protesta degli agricoltori si è ormai diffusa in tutta Europa. Purtroppo, in base ad un copione che va in scena quotidianamente su molti fronti, una protesta che esprime disagio profondo viene banalizzata, ricondotta a scontro fra contadini e ambientalisti, fra contadini e Unione Europea, cavalcata e strumentalizzata da chi cercherà di trarne vantaggi elettorali o tutela di interessi privati. Una polarizzazione che impedisce di comprendere, e tanto meno risolvere, i problemi, e che anzi, li peggiora, esacerbando le tensioni. Sui trattori vediamo, gli uni accanto agli altri, agricoltori che praticano un’agricoltura intensiva, sostenuta da milioni di euro, che impoverisce la terra senza peraltro arricchirli, e allevatori e contadini virtuosi, lasciati soli e senza futuro, come senza prospettive sono spesso le terre dalle quali provengono, quel 70% di aree interne italiane trascurato da ogni governo. Quel territorio che ci presenta il conto a ogni evento climatico estremo”.
“L’incendio che divampa in questi giorni in tutta Europa è il frutto di decenni in cui la politica ha trascurato l’agricoltura, le condizioni di vita e di lavoro di chi produce cibo soprattutto nelle aree interne - afferma Serena Milano, direttrice Slow Food Italia - oggi una manciata di gruppi finanziari e di multinazionali controlla gran parte della produzione alimentare industriale: i semi, i fertilizzanti, i pesticidi, la genetica delle razze animali, la trasformazione delle materie prime, la distribuzione. Il nostro sistema alimentare non protegge le sue fondamenta (la terra e chi la lavora), ma annienta proprio gli agricoltori più virtuosi e genera sprechi intollerabili (quasi un terzo del cibo prodotto). Abbiamo chiuso gli occhi per anni davanti a contadini costretti a lasciar marcire la frutta sugli alberi, perché sarebbe stato più costoso raccoglierla; allevatori che per disperazione sono arrivati a versare per strada il latte; agricoltori che vendono il frumento fermo allo stesso prezzo di dieci anni fa; produttori stritolati dalla grande distribuzione. E così il disagio è esploso, indirizzato (ad arte) al bersaglio sbagliato: la transizione ecologica e le sacrosante misure a tutela dell’ambiente». Come diceva l’ambientalista Alexander Langer, “la transizione ecologica sarà prima di tutto sociale, o non sarà”.
“Il Green Deal è un percorso necessario - continua Barbara Nappini, presidente Slow Food Italia - questi anni sono decisivi. Dobbiamo agire ora per contrastare la crisi climatica, ricostruire una relazione armonica e sensata con la natura, ripristinare la fertilità dei suoli europei, produrre e allevare con rispetto per gli animali e per l’ambiente. Come molti studi dimostrano, a partire dal report Ipbes-Ipcc, soltanto la biodiversità ci consentirà di adattarci agli effetti della crisi climatica. Ma dobbiamo sostenere e accompagnare chi produce il nostro cibo seguendo pratiche agroecologiche e supportare tutti gli altri, attivando percorsi condivisi. Si parla degli ingenti sussidi europei all’agricoltura, ma si dimentica che i soldi delle Pac continuano ad andare a poche grandi aziende: l’80% dei finanziamenti va al 20% degli imprenditori agricoli e premia l’agricoltura intensiva. E a elargire questi fondi in maniera così poco lungimirante sono le istituzioni politiche, costituite da persone che noi stessi scegliamo attraverso il voto. Senza una transizione e rigenerazione ecologica e al contempo sociale, la nostra agricoltura perderà e sarà sempre più in balia delle multinazionali e degli umori del mercato. E perderemo anche tutti noi l’opportunità di un futuro di bellezza, perché non saremo noi a salvare la natura ma la Natura a salvare noi!”.
Intanto, oggi al Ministero dell’Agricoltura a Roma, è andata in scena la prima riunione del tavolo tecnico richiesto da Confagricoltura, che sottolinea come ora ci sarà “una tabella di marcia serrata per far sì che il Ministro Lollobrigida porti al Consiglio agricolo europeo il 26 febbraio, giorno in cui Confagricoltura ha convocato l’assemblea proprio a Bruxelles, le proposte di modifiche alla Pac necessarie nell’immediato e per fornire le indicazioni fondamentali per la definizione dell’impianto della prossima programmazione”. Un tavolo in cui c’è stato “un confronto costruttivo - afferma il dg Confagricoltura, Annamaria Barrile - che ha portato la questione nelle sedi opportune. Come organizzazione siamo impegnati ai tavoli istituzionali ogni giorno ad ogni livello, in Italia e in Europa. Apprezziamo l’intervento immediato del Governo sulla normativa nazionale e la volontà di lavorare in vista della prossima programmazione. Ora occorre agire velocemente su alcuni temi della Pac, come gli ecoschemi e il regime sanzionatorio, oltre a rivalutare le politiche sulla condizionalità rafforzata e la soglia dei pagamenti nel nuovo contesto. La nostra posizione, che da sempre è stata critica rispetto all’attuale Pac (Politica Agricola Comune) in quanto inadeguata rispetto alle reali esigenze di produttività e competitività delle imprese agricole, è oggi condivisa a livello diffuso. Segno che la linea intrapresa da Confagricoltura è quella giusta”.
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