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VERSO LE URNE

Agricoltura, pilastro dell’Unione Europea. Le proposte dei partiti italiani in vista delle elezioni

I “capitoli agricoli” in programmi di “Fdi”, “Fi”, “Pd”, “Lega”, “Stati Uniti d’Europa”, “Azione”, “Verdi e Sinistra” verso il voto
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L’agricoltura nei programmi dei partiti per le Elezione Europee (ph: FB Parlamento Ue)

L’agricoltura è un pilastro dell’Unione Europea, nonché una delle più importanti voci di bilancio, visto che l’attuale Pac (Politica Agricola Comunitaria) del ciclo 2023-2027 assorbe un budget di 387 miliardi di euro. È quasi fisiologico, dunque, che il capitolo agricolo sia presente nei programmi elettorali dei principali partiti italiani, in vista delle elezioni del 6-9 giugno. Ed allora, siamo andati a vedere cosa propongono i principali partiti italiani in lizza, tra chi è più spostato sulla sostenibilità ambientale con posizioni più radicalmente ecologiste, e chi, invece, punta su un compromesso che guarda non solo agli aspetti ambientali, ma anche quelli economici e sociali.
Stringato e sintetico è il capitolo agricolo del programma “Con Giorgia, l’Italia cambia l’Europa” di Fratelli d’Italia, partito che, in Unione Europea, appartiene al “Gruppo dei Conservatori e Riformisti Europei” (Ecr Group), e che definisce l’agricoltura “un pilastro per garantire la sovranità alimentare europea”, schierandosi “con gli agricoltori, custodi dell’ambiente e della sovranità alimentare”, e contro un Green Deal che “ ha preso di mira il settore agricolo”, con gli agricoltori visti come un “problema”, mentre in realtà sono una risorsa preziosa per far fronte alla crisi climatica”.
I punti chiave della proposta agricola di Fratelli d’Italia, dunque, sono: rivedere la Politica Agricola Comune (Pac) rimuovendo le norme che riducono le superfici coltivabili e il reddito degli agricoltori, innalzando il limite previsto per gli aiuti di Stato e introducendo una moratoria sui debiti; rivedere la normativa sul “Ripristino della natura” per non penalizzare l’agricoltura e l’allevamento; proseguire la battaglia contro la produzione e commercializzazione di carne e cibi sintetici; contrastare l’adozione obbligatoria di sistemi di etichettatura nutrizionale dei prodotti alimentari, come il Nutriscore, che penalizzano le eccellenze italiane e la dieta mediterranea; Difendere e sostenere il settore vitivinicolo, denunciando ogni iniziativa che indichi il solo consumo dei prodotti della filiera come nocivo per la salute; migliorare la disciplina sul benessere animale; attuare il principio di reciprocità: aprire il mercato Ue alle produzioni provenienti da Paesi extra-europei soltanto se rispettano gli standard sociali e ambientali richiesti ai nostri prodotti.
Più articolato, invece, almeno nell’illustrazione, il capitolo “Per Promuovere l’agricoltura sostenibile” del Manifesto elettorale “L’Europa che vogliamo” del Partito Democratico, guidato da Elly Schlein che, in Europa, fa parte del gruppo “Socialisti e Democratici” (S&D). Per il Pd, si deve partire da “una Politica Agricola Comune più verde, rinnovata nei contenuti e negli obiettivi, capace di promuovere pratiche agricole più sostenibili”, ma non “ci deve essere opposizione fra ambiente e cibo, agricoltori e pianeta”. Tra le proposte, ci sono il favorire “il sostegno complementare al reddito e il fondo mutualistico per la stabilizzazione del reddito”, anche per “invertire il gap generazionale nel settore agricolo, che in Italia è sotto la media Ue”, ma va anche affrontato il “tema del giusto prezzo dei prodotti agricoli, e sviluppare meccanismi con cui attribuire il valore economico venendo incontro concretamente al malessere di molte agricoltrici e molti agricoltori, stretti tra la grande distribuzione e i rincari delle risorse”. Ed ancora, poi, si passa dalla valorizzazione dei prodotti locali e regionali, alla necessità di più riisorse, ricerca e politiche mirate per accompagnarle nell’ innovare i processi e ridurre gli impatti negativi sul Pianeta. L’agricoltura può e deve diventare protagonista della transizione, che è indispensabile ma va resa anche conveniente”. Per il Pd, “una riforma sistemica della Pac (Politica Agricola Comune) necessita di strumenti economici dedicati a valorizzare l’adozione di comportamenti virtuosi”. Che passa anche dalla “semplificazione delle pratiche burocratiche, in particolare per le piccole imprese che rischiano di essere tagliate fuori dai finanziamenti Pac. Ed è importante proseguire nella direzione indicata dalla strategia Farm to Fork”. Capitolo transizione verde: per il Pd serve un fondo speciale per chi innova sul piano tecnologico-scientifico, perchè la priorità è accompagnare la transizione dalle pratiche intensive verso pratiche agricole sostenibili. Questo significa non solo promuovere l’agricoltura biologica, ma anche ridurre drasticamente l’uso di pesticidi e fertilizzanti sintetici che minacciano la nostra salute e l’ambiente e il benessere animale”.
Decisamente più sintetico il programma della Lega, che si chiama “Più Italia, meno Europa”, che ha come concetto chiave quello di “Superare il Green Deal, il ritorno del buon senso”, e che vede un’agricoltura “che torna ad essere fattore di sviluppo”. Per il partito di Matteo Salvini, che in Unione Europea fa parte del gruppo “Identità e democrazia”, “oggi l’Europa considera il sostegno della politica agricola un indennizzo per i costi della sua riconversione “ambientale”, anziché come sostegno al reddito; è necessario riportare la Pac su un binario rivolto alla tutela della capacità produttiva delle aziende, superando il farraginoso e burocratico sistema di ecoschemi e tornando a destinare quelle risorse al sostegno di base. La sostenibilità delle aziende agricole risiede soprattutto nella loro capacità di essere efficienti nel ciclo produttivo e nella gestione delle risorse naturali; per fare questo occorre Investire In innovazione, meccanizzazione e agricoltura di precisione, modificando anche le direttive ambientali che oggi ostacolano l’utilizzo dei sottoprodotti di origine biologica in campo. Siamo decisi a cancellare gli obbiettivi irrealistici che sono stati assegnati al primo settore dalle norme del Green Deal; andrebbero ad affliggere aziende che hanno già rispettato le norme di condizinalità previste dalla politica agricola e dalle normative di settore. È importante continuare a difendere la possibilità di utilizzo degli strumenti di difesa in campo per combattere le patologie dell piante, così come la necessità di un quadro europeo aggiornato sulle consistenze della fauna selvatica, per inaugurare una stagione di misure di gestione più efficaci sul territorio”.
“Con noi al centro dell’Europa” è, invece, il titolo del programma di “Forza Italia - Noi Moderati”, che fa parte della famiglia Partito Popolare Europeo (Ppe). E che punta sul “Sostenere agricoltura e pesca”, due settori strategici per l’Europa. “La sicurezza alimentare non è un lusso, ma una necessità fondamentale. Ci opponiamo a requisiti eccessivi e oneri aggiuntivi per i nostri agricoltori. La tutela dell’ambiente - si legge nel programma del partito, guidato da Antonio Tajani - deve essere raggiunta con la collaborazione di chi lavora la nostra terra”. Tra i punti fondamentali, viene indicato quello di “Rafforzare le misure contro la siccità”, attraverso un “quadro europeo di valutazione per prevenire in maniera efficace disastri naturali e far sì che le regioni, le città e i centri urbani possano difendere l’agricoltura e la produzione alimentare, con un piano europeo per l’uso, il riutilizzo e lo stoccaggio dell’acqua”. Poi, ovviamente, la riforma della Pac, che deve prevedere una “equa distribuzione dei fondi tra gli Stati membri e all’interno di essi. Servono finanziamenti adeguati e aggiuntivi per facilitare gli sforzi ambientali dei nostri agricoltori, incentivarli ad operare in modo più sostenibile e aiutarli a contrastare gli effetti del cambiamento climatico, valorizzando valorizzando le specialità della nostra agricoltura”. Ancora, serve una “Riforma della Politica comune della Pesca (Pcp), per garantire un approvvigionamento di qualità e ridurre la dipendenza dalle importazioni, supportando il settore nella transizione sostenibile. Siamo favorevoli alla creazione di un portafoglio europeo autonomo sulla pesca”. Infine, uno sguardo al futuro, attraverso la “Promozione di tecniche moderne, agricoltura di precisione, gestione integrata dei parassiti, chiusura del ciclo delle sostanze nutritive e uso della robotica”, secondo Forza Italia, che vuole anche “accelerare il riconoscimento delle nuove biotecnologie agrarie (Tea)”.
Il Movimento 5 Stelle, invece, punta su un programma dal titolo “L’Italia che conta, protagonisti in Europa”, con il partito guidato da Giuseppe Conte, e ancora in cerca di una collocazione precisa tra i gruppi del parlamento Unione Europea. Secondo cui “la Pac del futuro si allea con i nostri agricoltori”. Un programma più radicalmente ambientalista, rispetto agli altri, e contrario ad accordi come il Ceta, con il Canada, già approvato, e che, secondo il M5S, “ha favorito l’importazione selvaggia di grano canadese a basso costo”, e anche a quello UE-Mercosur”, che penalizzerebbe il nostro settore ortofrutticolo. Agli agricoltori dobbiamo tendere la mano, insieme a loro dobbiamo costruire un commercio equo e vicino ai loro interessi. Solo così riusciremo a salvaguardare le nostre eccellenze e a garantire un futuro alla nostra agricoltura”. Secondo il Movimento, “la futura Politica Agricola Comune (Pac) per il post 2027 deve prevedere alcuni elementi qualificanti in discontinuità con il passato. In particolare, serve una semplificazione delle procedure di accesso”. Fondamentale, per il M5S, puntare su alcune pratiche “con sussidi e/o riduzione della pressione fiscale sono: vendita diretta e filiera corta, coltivazioni perenni e consociazione di specie, utilizzo di specie autoctone e in via di estinzione, uso parsimonioso delle risorse idriche come per esempio chi fa uso della raccolta dell’acqua piovana, bande floreali per gli insetti pollinatori, piccoli boschi, siepi naturali e paludi frammiste a terreni coltivati a protezione delle fasce riparie, “cover crops” e maggese, composting, ripristino di zone degradate, misure che preservino il benessere animale e produzioni locali ed estensive. Sosteniamo con forza la proposta di ridurre l’uso dei pesticidi chimici di almeno il 50% entro il 2030: questo non farà che aumentare la qualità dei prodotti agricoli europei e agevolerà la produzione del biologico”. Ancora, tra i punti chiave il “No al Nutriscore, sì a una etichettatura a tutela del nostro Made in”, l’azione per “contrastare le pratiche commerciali sleali”, la “tutela dei prezzi dei prodotti all’origine”, ma anche “l’innovazione per una agricoltua più efficiente”. “Investiamo di più in ricerca e sviluppo su tecnologie per la transizione ecologica e in progetti che riducono consumi di risorse naturali e sviluppano l’agricoltura circolare, per esempio la valorizzazione delle biomasse di scarto, la pianificazione sostenibile degli spazi di coltura come le serre bioclimatiche ed idroponiche, sfruttano le sinergie acqua energia-cibo (per esempio. l’agrovoltaico), gli strumenti di tracking e accorciamento della filiera (con nuove tecnologie e IA “etica”), specialmente favorendo l’imprenditoria giovanile nel settore agricolo”.
Se queste sono le proposte dei partiti ad oggi più grandi, “Stati Uniti d’Europa”, coalizione che mette insieme, tra gli altri, Italia Viva di Matteo Renzi, +Europa di Emma Bonino ed il Partito Socialista Italiano, nel gruppo europeo “Renew Europe”, nel suo programma, non dedica un capitolo specifico all’agricoltura, tratta nel quadro de “l’Europa della sostenibilità ambientale ed economica”, dove “la tutela dell’ambiente e la lotta al cambiamento climatico devono essere uno degli obiettivi dell’Unione. Per farlo, occorre ispirarsi ad un principio di ragionevolezza e gradualità, tutelando allo stesso tempo l’industria e i posti di lavoro”. “Attorno al cibo, all’agricoltura, alla pesca si giocano le principali sfide del nostro tempo. L’Europa ha bisogno di produrre di più, e in modo più efficiente, coniugando la sensibilità ambientale con quella economica e sociale. La nostra lista - si legge nel programma - assume come parte integrante del proprio programma sulle questioni economiche le linee strategiche offerte dal Presidente Mario Draghi nel documento già citato. Il programma economico che la Lista Stati Uniti d’Europa vuole realizzare è semplicemente il programma che il Presidente Draghi ha proposto al Paese e all’Europa”.
Più dettagliato, invece, il programma di Azione, guidato da Carlo Calenda, anche in questo caso nel gruppo europeo “Renew Europe”, articolato in cinque punti chiave: “promuovere un piano europeo per l’adattamento al cambiamento climatico, proteggere il reddito degli agricoltori, ridiscutere gli obiettivi ambientali nel settore agricolo fissati dall’Unione Europea, favorire il ricambio generazionale in ambito agricolo, garantire trasparenza nell’informazione ai consumatori per incentivare una corretta alimentazione e combattere l’obesità”. Partendo da un assunto di massima: “pensiamo che vada riformato tutto l’impianto del Green deal”, scrive nel suo programma Azione.
Si chiama “Il coraggio di osare”, infine, il programma dell’alleanza “Verdi e Sinistra”, che guarda a “L’Europa dell’agricoltura biologica e del cibo sano e senza pesticidi”, partendo da aspetti come il “Ripensare la Politica Agricola Comune (Pac) sulla base delle strategie Farm to Fork e Biodiversity, rafforzando le condizioni ecologiche, sociali e di benessere degli animali che i Paesi membri devono implementare nei programmi nazionali; ridistribuire i fondi della Pac in modo più efficace verso i piccoli produttori, passando da un sistema di aiuti per ettaro a un sistema di aiuti limitati per attività che includa criteri sociali e ambientali a tutela dei lavoratori e delle lavoratrici del settore; rivalutare il Regolamento Sur sull’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari, il vincolo di non coltivare il 4% dei terreni destinati a seminativi e le misure ambientali della nuova Politica Agricola Comune (pac)”, per, tra le altre cose, “passare da un modello di produzione agricola per l’esportazione a uno di sovranità alimentare; impedire la concorrenza sleale di prodotti che non rispettano standard europei”, e non solo. Una sintesi estrema, la nostra, dei capitoli agricoli che i partiti italiani porteranno in Ue, dove si scontrano modelli politici, agricoli, alimentari ma anche sanitari e industriali diversi, tra Mediterrano, Nord ed Est Europa, ma dove il Parlamento che uscirà dalla urne, insieme a Commissione e Consiglio, decidono le sorti di tutti i 27 (ad oggi) Stati Membri dell’Ue, di cui l’Italia è uno dei Paesi fondatori.

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