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AL VIA IL RECUPERO DEI VITIGNI AUTOCTONI NEL TERRITORIO DEI COLLI ORIENTALI DEL FRIULI VENEZIA GIULIA. IL PLURIENNALE PROGETTO DI RICERCA VOLUTO DAL CONSORZIO DEI COLLI ORIENTALI DEL FRIULI E DALL’UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI UDINE

La prima fase del progetto di selezione leggera di vitigni autoctoni nel territorio dei Colli Orientali del Friuli, nato con l’obiettivo di recuperare il patrimonio genetico dei principali vitigni autoctoni presenti sul territorio, al fine di conservare e tutelare la biotipicità dei vecchi vigneti, è al via: i vitigni scelti per la selezione leggera e continuativa sono il Tocai Friulano, il Verduzzo Friulano, il Refosco di Faedis e il Refosco dal Peduncolo Rosso.
Il progetto, che terminerà nel 2013, nasce dalla collaborazione tra il Consorzio dei Colli Orientali del Friuli (www.colliorientali.com), l’Università degli Studi di Udine (Dipartimenti di Biologia applicata alla difesa delle piante e Scienze agrarie e Ambientali), il professor Carlo Petrussi dell’Istituto Tecnico Agrario di Cividale del Friuli e la Comunità Montana del Torre, Natisone e Collio.
“La scelta di attuare un tipo di selezione meno restrittiva rispetto a quella clonale, e quindi “leggera - spiega il direttore del Consorzio, Mariano Paladin - è dettata dal fatto che molte caratteristiche peculiari di alcuni vitigni che si sono tramandate grazie alla selezione massale, cioè alla scelta delle migliori piante in campo, in decine d’anni di coltivazione, rischiano di andare perdute. Con la distruzione ed il rinnovo dei vecchi e storici vigneti, parte della biodiversità è già andata perduta negli anni scorsi, anche a causa del cambiamento dei target produttivi che impongono una viticoltura più dinamica con nuove forme di allevamento e sistemazioni fondiarie innovative. Se alcuni vitigni sono ormai perduti, per altri sono rimaste poche viti dalle quali si è ripartiti, recuperando così il vitigno, ma non la ricchezza genetica originaria”.
Fortunatamente altri vitigni sono ancora attivamente coltivati e di questi esistono preziosi vigneti, costituiti 80-100 anni fa adottando una selezione massale e via via ripetuta nei nuovi impianti. Pur nel contesto delle attuali conoscenze scientifiche, è la stessa procedura di selezione che s’intende applicare nel progetto: eliminare le viti non consone e moltiplicare tutte le altre, migliorando così la popolazione di biotipi, senza impoverirla geneticamente. L’intento del progetto è complesso, e tocca anche problematiche culturali e storiche, oltre che agronomiche e fitopatologiche.
Nei primi due anni di lavoro si procederà con l’individuazione e la mappatura dei vigneti, che dovranno avere un’età superiore ai 50 anni, scartando le piante con forti manifestazioni virotiche. Dal terzo anno in poi le marze saranno prelevate e innestate per l’ottenimento delle barbatelle che saranno impiantate negli appezzamenti scelti. Dopo tre anni di monitoraggio degli impianti verranno raccolte alcune gemme dei migliori individui e ripropagate. Verrà così creato un “vigneto catalogo” che racchiuderà in se tutti i biotipi ottenuti da questa selezione. Sarà così possibile conservare il materiale-popolazione dei vecchi vigneti, permettendo successivamente di operare liberamente secondo alcune scelte: costituire vigneti di popolazione; comporre vigneti con viti derivanti dalla scelta di più cloni con caratteri interessanti; approfondire la selezione massale (fino alla monoclonale) scegliendo le viti con caratteristiche viticole ed enologiche più interessanti per i viticoltori.
“Grazie a questo progetto - spiega il direttore del Consorzio dei Colli Orientali del Friuli, Mariano Paladin - si potrà realizzare anche un vino bandiera del territorio del Consorzio, in quanto ottenuto dal patrimonio storico selezionato sul posto”.

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