“La maggior parte dei modelli climatici simula un aumento della temperatura di due gradi tra il 2030 e il 2050, un futuro relativamente prossimo” che, giocoforza, avrà forti influenze sulla viticoltura italiana, con vigne piantate più in alta quota o, nel peggiore dei casi, con una produzione dei vini di qualità che si sposterà più a nord. A dirlo Marco Moriondo, ricercatore Ibmet Cnr, tra i protagonisti della tavola rotonda su “Clima e vino”, di scena oggi a Firenze nel Congresso nazionale dei Sommelier (Ais).
“Verità sul clima non ce ne sono - ha voluto precisare - alcuni studi dicono che l’uomo è responsabile dell’andamento del clima e delle piogge, altri non lo confermano. Non c’è da essere manichei, ma a prescindere dalle cause dell’andamento climatico ci sono però degli effetti”. Secondo il ricercatore è un fatto che “le temperature sono aumentate e questo ha portato a degli squilibri, soprattutto in viticoltura. Ad esempio, l’aumento delle temperature ha accelerato la maturazione zuccherina delle uve, mentre la maturazione fenolica è disaccoppiata. Questo disaccoppiamento porta a dei problemi per la vinificazione”. Per Moriondo “se le temperature continueranno ad aumentare e le piogge a diminuire dovremo adeguarci. Ad esempio, in Chianti, il disciplinare non prevede irrigazione per le vigne ma in futuro potrebbe prevederlo come fenomeno di adeguamento. Sulla base di modelli climatici che simulano un aumento delle temperature nel tempo - ha aggiunto - abbiamo ipotizzato uno scivolamento a quote più elevate dei vitigni. Se oggi un vitigno produce ad un livello ottimale in una determinata fascia climatica, in futuro questa fascia la dovrà cercare più in alto, disciplinare e terreni permettendo”. E ancora, “in un futuro più remoto, anche se questa ipotesi è criticata dagli scienziati che si occupano di viti, potremmo assistere ad uno slittamento dell'areale di produzione verso nord. Attualmente - ha sottolineato - questo non è riscontrato nelle nostre aree, come la Toscana. Ma quello che si prospetterebbe è la scomparsa nei nostri areali di una viticoltura di qualità perché si prospettano vini molto pesanti e alcolici, che non rispecchiano i livelli di qualità attuali”.
Ad aprire la tavola rotonda è stato il professor Attilio Scienza, professore ordinario di Viticoltura e Direttore del Master in Gestione del Sistema Vitivinicolo all’Università di Milano. Ma in che modo la qualità di un vino può variare a seconda dell’andamento climatico della stagione ? “La vite risponde con i mezzi che l’evoluzione ha messo a sua disposizione - ha osservato Scienza - attraverso i meccanismi di controllo della riduzione della disponibilità idrica, della mitigazione del danno ossidativo e del condizionamento della maturazione a temperature elevate e tutto questo comporta un cambio anche importante nei composti sensorialmente rilevanti nel vino, perché ad una diversa composizione chimica della bacca corrisponde anche una diversa attività di lieviti e batteri”. Per Scienza “se negli anni a venire ci troveremo di fronte a maturazioni accelerate dal clima, c’è il rischio che nelle aree più calde del nostro paese vini freschi, poco alcolici, morbidi e con aromi fruttati diventino più difficili da produrre”. Già alcune aziende stanno “delocalizzando” i loro vigneti più in alto di quota, ha ricordato il professore citando l’esempio della cantina Ferrari. “Ai viticoltori consigliamo, inoltre, di usare portainnesti o forme di impianto più adatte a sopportare eccessi di radiazione solare e di temperature. E ancora utilizzare varietà di viti più tardive e utilizzare modelli previsionali per sapere esattamente quando vendemmiare perché la maturazione è ottimale”. Il cambio climatico, ha sottolineato, ancora, “è, però, imprevedibile, come dimostra l’andamento del clima di quest’anno che è uscito dagli schemi degli ultimi 20 anni. Molti ricercatori del clima hanno fondato il loro lavoro su dei modelli, ma se un domani questi modelli non saranno giusti, cosa faranno? Il ruolo che ha l’uomo di cambiare il clima è, in buona parte, una fandonia, l’anidride carbonica è responsabile del clima per solo il 20%”.
Copyright © 2000/2025
Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit
Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2025