Il mercato dei fine wine continua a volare, e le grandi bottiglie, al pari di gioielli ed auto di lusso, finiscono sempre più spesso nel mirino della criminalità, più o meno organizzata. È di ieri la notizia dell’ultimo furto in terra di Brunello, subito dalla Tenuta Col d’Orcia, l’azienda del conte Francesco Marone Cinzano, nella notte tra il 20 ed il 21 gennaio, dove i ladri hanno agito in maniera “scientifica”, facendo pensare subito ad un furto su commissione: le oltre 1.000 bottiglie, tutte esclusivamente di Brunello, dall’ultima in commercio, la 2013, la prima biologica, alle vecchie annate di Riserva Poggio al Vento, dalla 1999 alla 1990, fanno pensare a tutto fuorché ad un furto casuale.
Poco più di un mese prima, invece, era stata la volta di Cupano, altra griffe del Brunello, dai numeri certamente più piccoli, da dove erano sparite 900 bottiglie, anche in questo caso di Brunello e Brunello Riserva, di cui alcune casse ritrovate in maniera fortuita nascoste nella macchia che circonda Montalcino. Un fatto, però, che non deve indurre false speranze, perché la matrice dei due furti potrebbe essere la stessa. I cartoni di Brunello di Cupano ritrovati tra i boschi, con ogni probabilità, sono stati nascosti per un successivo recupero.
Prende forza l’ipotesi dei furti su commissione, su cui sta indagando l’Arma dei Carabinieri di Montalcino, sotto la guida del Comandante Valentino Ascenzi. In effetti, i ladri sono andati in maniera precisa esclusivamente su certi vini e su certi formati, segno che esistono dei canali su cui piazzarli. Un ruolo importante, nelle indagini, sarà la tracciabilità, garantita dalla fascette del Consorzio. Un altro aspetto che accomuna i due furti, e che desta qualche preoccupazione, è il livello di sicurezza delle aziende di Montalcino, dove ancora l’aspetto della prevenzione è a livelli troppo bassi: sono pochissime le aziende dotate di allarmi e telecamere, specie se si pensa al valore che custodiscono nelle proprie cantine. E non è un caso, in questo senso, al di là del prestigio, che le due aziende prese di mira fossero entrambe scoperte.
Un tema che l’Amministrazione Comunale di Montalcino ha intenzione di affrontare con un piano di videosorveglianza che prevede la messa in funzione, a marzo, di qualcosa come 110 telecamere sull’intero territorio, per un investimento di 350.000 euro, una misura forse persino eccessiva, che rischia di piombare il Comune in una sorta di Grande Fratello, in cui la sicurezza, comunque, non sarebbe comunque automaticamente garantita, specie perché le aziende sono centinaia, e senza un vero piano sicurezza privato lo sforzo rischia di rivelarsi, oltre che eccessivo, inadeguato.
“Si tratta di un piano di sicurezza messo a punto da Comune, Carabinieri e Polizia Municipale - spiega al quotidiano locale “La Nazione” il sindaco Silvio Franceschelli - e che prevede anche il coinvolgimento delle aziende. Per ora hanno aderito solo una quindicina, mi auguro che a breve si facciano avanti anche le altre. L’obiettivo è proteggere la produzione dal rischio dei furti e quindi riguarda direttamente le aziende. A questa misura - conclude Franceschelli - se ne dovrà aggiungere un’altra di cui dovranno farsi carico le aziende: dotare le cantine di allarme”.
Il problema, però, non è certo della sola Montalcino, tutt’altro. A cavallo tra il 2015 ed il 2016, nel mirino dei ladri finirono le Langhe, con i pessimi risvegli di Parusso, dalle cui cantine sparirono 1.400 bottiglie, tra Barolo Riserva 2006 Etichetta Oro, il Barolo Bussia 2012 Etichetta Nera e il Barolo Bussia 2011 Etichetta Nera, caricate, anche il quel caso, su un furgone aziendale, per un danno di quasi 100.000 euro, ma anche di Sobrero, a Castiglione Falletto, da dove furono portate via 1.900 bottiglie, di cui 1.400 di Barolo e 500 di Barbera, senza dimenticare Fontanafredda, la griffe di Oscar Farinetti colpita da più di un blitz, o la cantina Cordero di Montezemolo, a La Morra, dove sono state rubate 3-4.000 bottiglie.
In quello stesso periodo, a Modena, agiva indisturbata una banda molto ben organizzata, che dei furti in ambito agroalimentare aveva fatto la sua specialità, vino compreso, con 16.000 bottiglie rubate, prima di finire nella rete della squadra mobile di Modena. Spettacolare, se così si può definire un crimine, il furto messo a segno la scorsa estate a Parigi, dove i ladri hanno usato gli antichi cunicoli delle catacombe romane per raggiungere la cantina privata di un lussuoso appartamento nel sesto arrondissement, non distante dai Giardini di Lussemburgo, per un bottino di 300 bottiglie di vino pregiato, ed un valore di 250.000 euro. A fine 2014, invece, fu di ben 300.000 dollari il valore delle bottiglie di assoluto pregio, soprattutto di Romanée Conti e Screaming Eagle, rubate nel celebre ristorante “The French Laundry” di Yountville, nella Napa Valley (California), dello chef-imprenditore Thomas Keller.
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