Un’alleanza sempre più stretta, quella tra Italia e Stati Uniti: le ultime vicende internazionali stanno infatti rinsaldando anche i legami economici e commerciali esistenti tra i due Paesi. E uno dei settori in cui la creazione di joint venture e partnership tra aziende italiane ed americane sta vivendo un momento d’oro è quello del vino: griffes a “stelle e strisce” decidono sempre più spesso di investire nel Belpaese, e vignaioli nostrani trovano negli Usa terreno fertile per produrre ottime bottiglie. Il pioniere è stato Gianni Zonin, alla guida della maggiore realtà vitivinicola italiana (1.800 ettari di vigneto in 7 regioni d’Italia): era il lontano 1975 quando Zonin acquistò in Virginia la Tenuta di Barboursville, appartenuta a Thomas Jefferson, per iniziare a produrre vini in uno dei migliori terroir degli Stati Uniti. Quello che allora fu definito come un innovativo esperimento, che permise l’introduzione e la coltivazione della vite europea in Virginia e nel resto dell’America, a distanza di oltre 25 anni appare come una grande intuizione imprenditoriale, il primo vero esempio di joint venture nel segno del vino tra Italia e America. Un esempio gradito agli stessi imprenditori Usa, che oggi hanno deciso di seguire l’esempio di Zonin. Non a caso il prossimo giugno partirà proprio dalla Virginia una delegazione di imprenditori vinicoli: obiettivo della missione l’Italia, dove sotto la guida del console americano di Firenze, la delegazione farà tappa in Toscana e in altre regioni, in cerca di possibili partnership e joint venture, o più semplicemente per scoprire terreni e tenute da acquistare per avviare nuove produzioni tutte “made in Italy”. Un Paese che negli Stati Uniti va sempre più forte: se il vino italiano aveva ormai superato quello francese nelle preferenze degli appassionati d’oltreoceano, adesso il divario si sta ulteriormente allargando a nostro favore. E’ sempre più marcata infatti l’avversione da parte americana per la Francia, a causa della posizione di Chirac sulla guerra in Iraq: al Congresso americano è stata addirittura ventilata l’ipotesi di un vero e proprio embargo verso i prodotti francesi, ma i consumatori si sono già attivati mettendo in atto un duro boicottaggio, che comprende anche i grandi vini. Una mossa questa che rafforza ulteriormente la posizione strategica dell’Italia e delle sue bottiglie in terra americana.
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