Prima hanno detto no i produttori e i loro Paesi, Italia e Francia in primis, poi è arrivato il Parlamento Europeo, seguito dal cambio di rotta del Commissario all’Agricoltura Dacian Ciolos. Ora, dopo diversi incontri del “gruppo di alto livello”, sul tema della liberalizzazione dei diritti di impianto dei vigneti nell’Unione Europea (formalmente ancora prevista per il 2015), arriva anche la “conversione” del direttore generale della Commissione Agricoltura, José Manuel Silva Rodriguez, che ha escluso una liberalizzazione tout court dei diritti, auspicando una nuova regolamentazione, magari più leggera. Ad annunciarlo l’Arev (Assemblea delle Regioni Viticole Europee). Ad oggi non si sa quale sarà la proposta vincente, se una doppio regime che manterrà i diritti di impianto nei grandi Paesi produttori e li abolirà in quelli “minori”, se tutto resterà come è adesso, o altro. Ma un’altra voce autorevole si è aggiunta al partito del no alla liberalizzazione totale, e chi legifera in Europa non potrà non tenerne conto.
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