Anche il vino “young” ha la sua fascetta ad hoc: “Vino Giovane-Under 40”, il collarino che indossano le bottiglie di produttori che hanno tra i 25 e i 36 anni, con un’istruzione medio-alta (75% diplomati e 15% laureati), parlano inglese e hanno un’ottima conoscenza del web e dei social media. In 8 casi su 10 si connettono quotidianamente a internet, mentre in 5 casi su 10 usano la rete per promuovere i propri prodotti. Il 60% dei giovani ha rilevato l’impresa di famiglia e più della metà fa attività multifunzionali. Per il futuro, il 52% dei giovani produttori spera di espandere la sua attività e il 78% vuole ampliare i suoi canali commerciali (vendita diretta, e-commerce, ecc.). Ecco l’iniziativa e l’identikit tracciato dalla Cia-Confederazione Italiana Agricoltori a Vinitaly a Verona dei produttori “under 40”, una “nicchia” di oltre 24.000 vitivinicoltori, che porta avanti innovazione e dinamicità, ma che ha ancora poco spazio dedicato seppur cresca il doppio delle aziende “senior” con la metà del credito. “Questi nuovi produttori di vino sono necessari per favorire il ricambio generazionale che nel nostro Paese stenta a decollare - sottolinea la Confederazione - nonostante oggi l’Italia vanta primati da record nel comparto e conta circa 450.000 aziende, solo il 5-6% dei titolari d’impresa ha un’età inferiore ai 40 anni”.
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