Per una volta (lo diciamo con il sorriso), è l’Italia a potersela “tirare” con la Francia. Perché se nel Belpaese è bastata una legge (con il Consorzio del Chianti Classico a fare da apripista), Oltralpe è dovuto intervenire il Consiglio Costituzionale di Parigi, anche se il risultato è lo stesso: chi beneficia del prestigio di una denominazione deve dare un contributo a chi la costruisce e la tutela. Così il Consiglio ha stabilito, dando torto ad alcuni produttori e negozianti di Bordeaux che si erano rifiutati di pagare il contributo di affiliazione al Bordeaux Wine Bureau, assimilabile ai consorzi italiani, perché, secondo loro, gestiva male le risorse e con scarsa trasparenza. Ma, al di là della vicenda in sé, il messaggio è forte e chiaro (e globale): chi gode dell’allure di un territorio ha l’obbligo di contribuire a gestirlo.
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