La siccità di quest’anno ha messo in luce, fra le altre cose, come una corretta o una scorretta gestione del vigneto possa avere effetti determinanti sulla produzione di vini di qualità. Al di là delle molteplici variabili che insistono sulla pianta alla variazione climatica improvvisa, una soprattutto può essere anticipata e, addirittura, scongiurata, attraverso un sapere: quello “racchiuso” nelle pratiche di potatura invernale.
Ne sono convinti il professor Attilio Scienza, cattedra di viticoltura dell’università di Milano, e il preparatore d’uva Marco Simonit che, da anni, con Pierpaolo Sirch si batte perché il sapere della corretta potatura della vite non venga perso e sostituito meramente dalle macchine.
“Le viti mal potate, cioè quelle che hanno avuto una gestione pessima della canonica potatura invernale dei tralci vecchi, con tagli grandi e disseccamento di reazione - spiega il professor Attilio scienza - hanno avuto più danni a causa della siccità. Questi danni riducono la capacità vascolare delle piante, cioè i canali che trasportano nutrimento e acqua dalle radici. Lo stress idrico provoca, infatti, una reazione nella pianta che, per così dire, chiude alcuni vasi, che, con il tempo, muoiono del tutto. Lo stress idrico che hanno subito le vigne in Italia - prosegue Scienza - va avanti almeno dal 2003 e, se le piante sono state potate malamente, sono arrivate molto provate alla siccità del 2012. La potatura diventa quindi strategica - conclude il docente milanese - per ottenere una stretta correlazione qualitativa tra uva e vino anche in condizioni limite”.
Non si può dire che la siccità abbia colpito un territorio in modo uniforme ma, all’interno di una medesima zona, ci sono stati dei vigneti che hanno mantenuto una forza vegetativa e un fulgore delle uve insolito rispetto ad altri. I vigneti più vecchi, per esempio, hanno, evidentemente, dimostrato una maggiore tolleranza alla siccità di quelli più giovani, una cosa scontata, visto che il loro apparato radicale è più sviluppato e sono vini che producono meno uva.
“Ci sono stati dei casi di vigneti vecchi - osserva Marco Simonit, preparatore d’uva - in cui le piante hanno dimostrato molta sofferenza, al pari dei vigneti giovani. Questo perché non basta solo l’età ma anche il grado di conservazione del vigneto. Anche quelli di età inferiore, sui 10/15 anni, dovrebbero essere trattati con attenzione durante le potature invernali e quindi resi più resistenti alla siccità, tutelando l’efficienza idraulica della pianta. Come? - prosegue Simonit - Cercando di ferire il meno possibile la pianta in fase di potatura e così non diminuendone la sua “portata”, danneggiando il suo sistema vascolare. E’ un caso evidente - conclude Simonit - in cui il sapere, in questo caso di chi in inverno compie le operazioni di potatura, ha una diretta corrispondenza con la qualità finale del vino prodotto”.
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