Anche il fresco, fiorente business del turismo enogastronomico dovrà fare i conti con lo shock da “devolution”. E, per un settore che meriterebbe di essere incoraggiato nella sua vistosa crescita, anziché intralciato da problemi di rimbalzo, potrebbero non essere conti facili. Visto che la “regionalizzazione” a macchia di leopardo di regole e normative potrebbe, ad esempio, portare al paradosso di una classificazione dei diversi esercizi coinvolti (dagli alberghi agli agriturismo) secondo scale di valori disomogenee, e certamente sconcertanti per il fruitore, soprattutto se straniero. A fare il punto della situazione nel comparto, e a pronunciarsi unanimemente e nettamente al favore del mantenimento di regole chiare, nazionali ed uguali per tutti, ad Agri@Tour ad Arezzo, in un forum sull’enoturismo e strade del vino, è stato un importante parterre, composto da imprenditori, esperti, amministratori ed analisti, “interrogati” da giornalisti specializzati di varia estrazione: Carlo Cambi (I Viaggi di Repubblica), Nicola Dante Basile (Il Sole 24 Ore), Bruno Gambacorta (Tg 2 “Eat Parade”), Antonio Paolini (Il Messaggero).
A rispondere, sul palco, enoproduttori di vaglia (e di peso) come Gianni Zonin, il più importante vignaiolo (1.800 ettari in 7 regioni d’Italia), Martino De Rosa (amministratore delegato di Terra Moretti, ovvero le franciacortine Bellavista e Contadi Castaldi), Donatella Cinelli Colombini (il suo cult è il brunello di Montalcino “Prime Donne”), Ezio Rivella (produttore in quel di Montalcino, Orvieto, Chianti Classico e in Piemonte nonchè presidente dell’Unione Italiana Vini) ed Ornella Venica, vignaiola friulana e presidente del Movimento Turismo del Vino. Impegnati, tutti o quasi, nel varo o nell'allestimento di nuove aziende. Poi gli assessori Alessandro Pacciani (Provincia di Grosseto, anche presidente della Federazione delle Strade del Vino di Toscana, la prima in Italia) e Roberto Vasai (Provincia di Arezzo), e Valentina Canali, manager dell’Azienda Romana Mercati (Camera di Commercio & Borsa Merci di Roma), recentemente maieuta della Strada dei Vini dei Castelli Romani, che ha preso forma grazie alla sua iniziativa e all'impegno dell’Azienda Romana Mercati per un patronage biennale nei confronti degli associati. Poi, ancora, Ilaria Tachis, giovane wine tour operator e “figlia d’arte” (suo padre, Giacomo Tachis, è considerato il “decano” degli enologi italiani) e osservatori illustri del settore, come la “bocconiana” Magda Antonioli Corigliano e il direttore del Censis Servizi Spa Fabio Taiti.
Parterre unito, dunque, sul rischio dell'effetto Bossi. E, ancora, sulla centralità e sulle ricche opportunità che il “turismo del gusto” (spessissimo e in molte aree nazionali di primaria importanza centrato anzitutto sul richiamo del vino) ha da offrire ancora, se saggiamente interpretato e assecondato, al sistema Paese. Parterre dialetticamente composito, invece, sui “come” e sui “quanto”. Dieci per cento di budget aziendale riservato esplicitamente ad incentivare l'enoturismo, ad esempio, da Ornella Venica. Attività parallela alla produzione, ritenuta il core business, e con impegno di investimenti non definito, per Zonin (che però pensa all'organizzazione di super “wine tour” nelle sette regioni in cui è ormai presente con aziende). Doppio binario (di qua azienda nel Bolgherese e accanto e in parallelo due alberghi di alto target e l’idea di un futuribile campo da golf) per Martino De Rosa, amministratore delegato di Terra Moretti. Impegno articolato, massiccio, e “antico” per Donatella Cinelli Colombini che insiste anche sulla necessità della vendita (ben calibrata nei prezzi in modo da evitare concorrenze nefaste alla catena commerciale) di vino in azienda. Troppo forte altrimenti - argomenta - la delusione del visitatore-cercatore. Che è invece un target prezioso, da valorizzare e fidelizzare. Ezio Rivella, presidente dell’Unione Italiana Vini, ha invece messo in guardia sui troppi eventi e promozioni che ormai contrassegnano il mondo del vino e sul fatto che non tutti i territori possono avere le “carte in regola” per fare enoturismo che, come per il vino, ha bisogno in primo luogo di alta qualità.
E sempre su questo argomento, dai “tecnici” Madga Antonioli Corigliano (direttore del Master in Economia del Turismo dell’Università Bocconi di Milano) e Fabio Taiti (presidente del Censis Servizi Spa, che ha realizzato, in questi anni, importanti analisi sui territori con potenzialità enoturistiche) un duplice avvertimento: sul riconoscimento pieno delle “specificità” locali, e dunque sul prodotto-fulcro al quale appoggiare il varo di un itinerario turistico (anche se, è stato ribadito, dove il vino “vale” è inutile fazionare le iniziative, ed ha più senso accorparle sotto la sua bandiera). E poi, rendere trasparente il più possibile, pur lasciandola variegata com’è, l’offerta agrituristica, arricchendola magari (è l’idea di Magda Antonioli Corigliano) con quella, oggi ancora assente, di ostelli rurali: grado minimo di ospitalità, ma importante per facilitare (e rendere clienti a più alto target di domani) i giovanissimi in viaggio, in particolare gli studenti, stranieri ed italiani.
Focus - “E’ l’agriturismo la risorsa per i prossimi 30 anni dell’Italia”. Altre idee & tendenze dal “Forum sulle strade del vino” di Agri@Tour
“Il turismo del vino determina ogni anno 3 milioni di arrivi e 8 milioni di presenze, per un volume di affari di 2,5 miliardi di euro”: così, nel Forum sull’enoturismo e sulle strade del vino, ad Agri@Tour ad Arezzo (dal 6 all’8 dicembre), il primo Salone dell’agriturismo e dell’offerta rurale in Italia, il presidente del Censis Servizi Spa Fabio Taiti. Il professor Taiti ha quindi commentato la recente fotografia dell’Italia fatta con il “Rapporto Censis 2002”: “è una società che punta sulla qualità della vita che si esprime anche nella cura della persona, nell’agriturismo e nella cucina italiana tradizionale”. Ma occorre molta attenzione: “il turismo del vino è in una fase cruciale non è più agli inizi, ma non è ancora un sistema compiuto. E’ una galassia con disparità incredibili che deve crescere nell’offerta territoriale di qualità (accoglienza, vigneti, cantine aperte ai visitatori, enoteche e trattorie). Per questo l’agriturismo deve essere considerato una grande risorsa per far crescere l’intero settore. Anzi, è la risorsa turistica dell’Italia per i prossimi 30 anni, simbolo di qualità ma anche di benessere”. Il presidente del Movimento Turismo del Vino Ornella Venica, nel citare l’esempio della Borgogna, ha aggiunto anche che “i vignaioli per primi devono stimolare l’intero territorio di riferimento verso una crescita della qualità dell’accoglienza e alla formazione del personale addetto”. Gianni Zonin, il più importante vignaiolo d’Italia (1.800 ettari in 7 regioni) e sostenitore da sempre del turismo del vino, ha invece annunciato che è sua intenzione “creare pacchetti turistici in tutte le sette regioni in cui sono presenti le sue aziende, offrendo ospitalità in strutture agrituristiche. Anche se - ha precisato - la mia attività principale rimane quella di fare vino”.
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