Uno Spritz per il restauro di Pompei, una birretta per la Domus Aurea, un aperitivo per gli Uffizi, un grappino alla salute della Reggia di Caserta. Già, perché dal 2014, ogni bicchierino di liquore o pinta di birra, concorrerà, almeno nelle intenzioni del Ministro dei Beni Culturali Bray, a dare il suo contributo al patrimonio culturale italiano. Sempre che il decreto legge Beni Culturali approvato dal Consiglio dei Ministri, e che dovrebbe essere pubblicato in Gazzetta Ufficiale in questi giorni, venga poi convertito il legge entro i 60 giorni previsti così come è.
Nel decreto, infatti, a partire dal 2014, come previsto dall’articolo 14, è previsto un aumento delle accise su birra, alcolici intermenti (aperitivi e vini aromatizzati o liquorosi) e “alcole etilico” (grappe, liquori e così via), proprio per finanziare progetti, ristrutturazioni ed iniziative destinate al recupero o al miglioramento dell’offerta culturale italiana. In particolare, si parla, per il 2014, di 2,39 euro per ettolitro di birra, di 69,78 euro per ettolitro (sugli attuali 68,51 euro) per prodotti alcolici intermedi, e di 814,81 (sugli 800,01 attuali ad ettolitro anidro per gli alcolici. Che saliranno, nel 2015, a 2,48 euro per la birra, a 72,28 euro per gli alcolici intermedi, e 844,01 euro per gli alcolici.
Se il beverage alcolico italiano si era salvato dal decreto legge Balduzzi, che ai tempi del Governo Monti voleva utilizzare l’aumento delle accise per rimpinguare le tasse della sanità nazionale, sembra non avere scampo, questa volta. Peccato solo che l’Italia, sia il Paese con il consumo di birra tra i più bassi d’Europa, con 28 litri procapite all’anno, e il consumo di grappe, distillati e liquori, tra crisi e paura di rimetterci la patente, sia in calo da qualche anno.
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