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ANCORA TENSIONI, IN FRANCIA, TRA VITICOLTORI BIODINAMICI E ISTITUZIONI ENOICHE: NELLA LOIRA UN PRODUTTORE, OLIVIER COUSIN, È STATO MULTATO PER L’USO INGANNEVOLE, IN ETICHETTA, DELLA DENOMINAZIONE “ANJOU PUR BRETON”, DA CUI ERA USCITO NEL 2005

Il rapporto tra i viticoltori biodinamici ed il mondo del vino “istituzionale”, in Francia, si fa sempre più teso. L’ultima polemica arriva dalla Loira, dove un produttore, Olivier Cousin, è stato condannato al pagamento di 5.000 euro di multa, per l’uso ingannevole, nell’etichetta di 2.800 bottiglie del suo vino da tavola, della dicitura “Anjou Pur Breton”, denominazione da cui Cousin era uscito, polemicamente, già nel 2005, continuando però a trarre profitto, secondo gli avvocati del consorzio e secondo la pubblica accusa, del “duro lavoro svolto da altri”.
In sua difesa, il viticoltore biologico ha ricordato che la Federation Viticole d’Anjou-Saumur non è proprietaria di un pezzo di mondo, che l’etichetta è stata cambiata dopo le prime polemiche già nel 2011, e che la sua famiglia comunque ha contribuito per generazioni, sempre nel pieno rispetto del proprio territorio, alla crescita dell’intera denominazione che, comunque, non è certo tra le più rappresentative del Paese in termini qualitativi.
Quel che è certo, è che alla fine il risultato è sempre lo stesso: la contrapposizione tra produzione industriale e naturale, in una battaglia giocata più a colpi di slogan e di pubblicità che entrando nel merito delle questioni, e che divide ovviamente anche i consumatori, tanto che fuori dal tribunale, come avvenuto poche settimane fa con il caso Giboulot, i si contavano più di 200 “fan” di Cousin ...

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