“Quando penso alle origini di Vinitaly, il mio primo ricordo è la figura del dottor Angelo Betti. Credo che sia entrato in fiera in veste di giornalista, diventandone poi segretario generale. Era grande amico di mio padre Giovanni e di mio zio Francesco. Ricordo le sue colorite espressioni, l’ottimistico sorriso e le lunghe conversazioni, di fronte a un buon vino, con mio padre e altri personaggi del vino della Valpolicella, sulle problematiche che il mondo agricolo doveva affrontare per valorizzare le sue produzioni. La sua intuizione è stata quella di aver capito, prima di tutti, la potenzialità economica e culturale che il settore del vino poteva offrire, non solo a livello nazionale, ma soprattutto internazionale, generando valore aggiunto, ed ha coinciso con la nascita di una nuova era del commercio del vino. Vinitaly è stato un evento da lui creato e fortemente voluto, capace di sottolineare, con nitida percezione, il ruolo che può offrire una moderna fiera internazionale dove rapporti umani, pubbliche relazioni, comunicazione e business diventano una cosa sola”. Ecco il “padre” di Vinitaly nei ricordi a WineNews, uno dei siti più cliccati dagli amanti del buon bere, di Marilisa Allegrini, alla guida di una delle più celebri griffe del vino italiano, nome storico della Valpolicella, tra i protagonisti del primo Vinitaly della storia, nella sua Verona, per #Vinitaly50Story, la cronistoria di di mezzo secolo di Vinitaly e del vino italiano, attraverso le storie dei suoi personaggi, per i primi 50 anni della rassegna internazionale di riferimento del settore (Verona, 10-13 aprile; www.vinitaly.com). “Il pensiero di quali confini Vinitaly ha aperto al vino italiano, e in particolare a quello veronese,non può che farmi sentire - dice Marilisa Allegrini - immensa riconoscenza per chi questa fiera l’ha ideata e portata avanti con successo”.
Di pari passo, lei che al Vinitaly ha partecipato fin quasi da bambina, al successo ha portato il suo territorio, facendo innamorare il mondo dell’Amarone e della Vapolicella. Il fratello Franco è tra i migliori winemakers italiani. Francesco, Caterina e Silvia, figlia del fratello Walter, sono la nuova generazione. Ma gli Allegrini abitano la Valpolicella dal Cinquecento, a metà Ottocento è nata l’azienda, a metà Novecento Giovanni Allegrini ha prodotto le prime bottiglie. Secoli diversi, in cui hanno costantemente fatto parlare del loro territorio, innovando la vitivinicoltura e facendola conoscere con etichette come Palazzo della Torre, La Grola, La Poja e, ovviamente, l’Amarone, ma anche valorizzandone il patrimonio storico-culturale, dalla rinascimentale Villa della Torre al podere storico La Grola, dove, secondo leggenda, sarebbe nata l’uva Corvina e dove si trova La Poja, uno dei vigneti più prestigiosi dell’azienda. Risalgono al nuovo secolo, invece, le acquisizioni di Poggio al Tesoro a Bolgheri e San Polo a Montalcino.
“Ho poi un ricordo che la dice lunga sulle difficoltà che ha avuto il mondo femminile ad inserirsi nel settore - continua Marilisa - ero poco più che adolescente, ma mio padre aveva evidentemente notato in me, pur avendo intrapreso altri studi, delle spiccate doti commerciali. Ci eravamo messi d’accordo che se veniva qualche visitatore interessato ad acquistare i nostri vini, lui li avrebbe fatti assaggiare, io avrei parlato di prezzi e condizioni di vendita. Venne un enotecario molto famoso, che muoveva buoni quantitativi di vino. Mio padre gli illustrò la produzione. Poi questo signore disse: signor Giovanni, adesso parliamo di prezzi. Mio padre lo guardò e rispose: per questi la lascio discutere con mia figlia Marilisa. Guardò prima me, poi mio padre, e con un sorriso sornione disse: guardi, io non tratto con le donne e men che meno con una che è poco più che una ragazza. La risposta, irremovibile, di mio padre fu: se vuole i nostri vini, deve discutere con Marilisa. L’affare andò a buon fine”.
Infine, un ricordo curioso, di Vinitaly 1978, l’ultimo Vinitaly “autunnale”, in ottobre, che la dice lunga sulla sua personalità e intraprendenza: “non c’era allora Internet e le notizie non viaggiavano alla velocità di oggi. Però il primo giorno venni a sapere dell’elezione di Papa Wojtyla e lo annunciai con un mio personale “Habemus Papam” ai nostri ospiti. L’entusiasmo generale, unito alla sorpresa di un primo Papa straniero, ci portarono a brindare con gioia”.
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