Una cantina semplice, pratica, che sia sostenibile e rispetti il territorio, senza dover per forza ricorrere ad architetti famosi: per dare visibilità al vino e non alla struttura o ad una persona. Questa l’idea di partenza per la nuova cantina di Pian delle Vigne, la tenuta di Montalcino della Marchesi Antinori, realtà che è storia e riferimento del vino italiano, nata dal pensiero del Marchese Piero Antinori in persona, che ispirandosi a strutture che gli erano piaciute, ha fatto personalmente uno schizzo da cui è partito il progetto di due edifici (uno dedicato alla fermentazione e uno all’affinamento del vino). Fin dall’inizio si è deciso di costruire partendo dal concetto di sostenibilità ambientale: innanzitutto fuori terra (per non impattare in modo visibile sull’equilibrio macroscopico del paesaggio e invisibile sull’equilibrio microscopico del terreno), ma soprattutto evitando di usare grande quantità di materiali e cemento armato, che poi restano nella terra per secoli. Serviva, quindi, una costruzione dalle grandi prestazioni energetiche - come se fosse sottoterra - input per uno studio importante con diversi tecnici su come coibentare una cantina. I lavori della cantina sono iniziati a gennaio 2020 per concludersi a settembre 2022, con un investimento oltre i 6 milioni di euro, e sono stati seguiti dall’architetto Silvia Nucci dello Studio Tecnico Luigi Rocchi.
“Abbiamo scoperto che il 90% dei materiali usati in edilizia sono prodotti per contrastare il freddo, non il caldo - hanno spiegato il direttore della Tenuta Pian delle Vigne Fabio Ratto e l’enologo Fabrizio Balzi - quindi ci siamo concentrati sul restante 10%, studiati per contrastare il caldo. Abbiamo costruito muri di 80 centimetri coibentati e fatti solo di isolante: il cemento c’è praticamente solo per il pavimento. È un doppio muro con una camera d’aria interna isolante, che ci permettono di avere le stesse prestazioni di struttura sotterranea. E se un domani queste cantine dovessero essere abbandonate, è tutto smontabile e totalmente riciclabile, perché c’è sostanzialmente solo del ferro e dei pannelli di coibentazione che possono essere riutilizzati”. C’è quindi rispetto dell’ambiente e risparmio di energia, che a sua volta rispetta l’ambiente: intento ulteriormente testimoniato dalla sua adesione al Progetto Viva - programma che fu del Ministero dell’Ambiente, ed oggi del Ministero della Transizione Ecologica - da cui ha ottenuto la certificazione di prodotto per tutte e tre i vini dell’azienda. Ultima richiesta esplicita del Marchese Piero Antinori: ricoprire la cantina il più possibile con del verde. Le edere che risaliranno i muri renderanno ancora meno visivamente impattante l’edificio.
Pian delle Vigne nasce nella primavera del 1995, quando Piero Antinori individua la tenuta e decide di comprarla perché crede nella potenzialità di Montalcino. Sono terreni tra i 130 e i 250 metri di altezza che derivano dall’azienda di Camigliano, che aveva 26 ettari a Brunello e degli edifici in stato di semi-abbandono: si ristrutturano i vigneti presenti e si recuperano una parte degli edifici, dedicandoli alla fermentazione e all’invecchiamento del vino. Con qualche botte nuova e qualcuna usata dalle altre cantine dell’azienda, si parte con la prima vendemmia, interamente vinificate da Antinori proprio nel 1995. “È stato un percorso lento - racconta Fabio Ratto - ma continuo: i 26 ettari sono cresciuti ed oggi siamo ad una settantina di ettari a vigneto sui 184 totali, presenti quasi esclusivamente a Pian delle Vigne, tranne una piccola parte nella zona più alta di Montalcino, al Passo del Lume Spento, investimento recente di 11 ettari fatto per compensare l’innalzamento delle temperature degli ultimi anni”.
Fino a 20-30 anni fa, avere vigneti nelle parti basse di Montalcino era un vantaggio: la media e bassa collina negli Anni Novanta del Novecento dava risultati migliori in termini di qualità di uva, mentre in alto facevano molta fatica a maturare. Nelle zone basse venivano vini più pronti, con più struttura, avvolgenza e morbidezza, perché i tannini maturavano bene, mentre nelle zone alte si producevano vini più magrolini e dai tannini più scontrosi, che avevano bisogno di tanto tempo per trovare equilibrio. “In questi anni non ci siamo mai fermati, investendo senza sosta: ci siamo ampliati, certo - continua Fabio Ratto - ma soprattutto abbiamo fatto un grande lavoro qualitativo sui nostri vigneti e quindi sui nostri vini. Lavoriamo solo con le nostre uve e solo Sangiovese, perché valorizzare i vini del territorio è da sempre il marchio distintivo di Antinori. Abbiamo sopratutto cercato di capire bene i suoli e come reagiscono sia alle variazioni annuali, che a quest’ultima macro-trasformazione del cambiamento climatico. Certe temperature ci hanno messo a dura prova ed è stato complicato mantenere l’acidità del vino e controllare la gradazione alcolica, ma vent’anni fa abbiamo iniziato passo passo a fare determinati lavori agronomici, che ci hanno permesso di mantenerla, anche in un’annata come questa 2022, costantemente molto calda ma anche siccitosa”.
A fianco a tutto questo sviluppo agronomico in vigna, c’è stato lo sviluppo della parte enologica, compreso l’investimento sulla nuova cantina, per avere spazi più adeguati alle lavorazioni che stanno facendo. A partire dal 2020 sono iniziati i lavori di costruzione che oggi permettono di lavorare più agilmente e con più attenzione, con i tempi che richiede il vino e senza scendere ai compromessi pratici che la mancanza di spazio costringe ad accettare. Il lungo lavoro di comprensione dei vigneti - da quelli storici ereditati a quelli nuovi impiantati - ha portato naturalmente a vinificarli separatamente, per farli maturare in legno coi loro tempi (legni sottoposti a studio, a loro volta, con la scelta oggi di ridurre le botti molto grandi e passare a quelle da 15-60 ettolitri, con l’eliminazione quasi totale di tonneaux). “La cantina nuova ci rende disponibile più spazio anche per i nuovi vigneti acquisiti e l’idea è quella di creare col tempo un cru da quelle uve, o per lo meno riuscire a far emergere le sfumature enologiche di quei particolari luoghi”. Cru che si aggiungerebbe alle attuali 3 etichette prodotte: Brunello annata, alla Riserva Vignaferrovia ed al Rosso di Montalcino.
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