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ARRIVA, DAL 22 AL 24 GIUGNO, A VULCANO IL “MALVASIA WINE & TOUR” VOLUTO DALLA REGIONE SICILIA, CON LA COLLABORAZIONE DELL’ENOTECA ITALIANA DI SIENA … “TRE GIORNI” ALLA SCOPERTA DI UNO DEI VINI DA MEDITAZIONE PIU’ RICERCATI DEL MONDO

Il nettare degli dei è tornato a sfidare il tempo e, a quanto pare, scienza e leggenda a volte non sono così distanti. Le cure purificanti a base d’uva, tramandateci da civiltà lontane come quella greca, romana e araba, hanno già trovato fondamento negli studi scientifici odierni. La vinoterapia è ormai una realtà delle Spa di tutto il mondo e sta per approdare anche in Sicilia, dove potrebbe partire proprio dalle Eolie, dove cresce la rinomata Malvasia. Sarà, infatti, proprio il tema del benessere il punto di partenza di “Malvasia Wine & Tour”, un viaggio immaginario nei profumi e nei sapori del nettare doc delle Lipari, di scena dal 22 al 24 giugno, a Vulcano, l’isola dedicata al dio del fuoco.
Ma quest’anno il “Malvasia Tour” allarga anche il suo orizzonte, coinvolgendo il settore del benessere per valorizzare le risorse turistiche delle Eolie: nell’evento un importante simposio che metterà a confronto i produttori della Malvasia con imprenditori che hanno esteso la cultura del vino al benessere, come Giuliana Cesari, che testimonierà la sua esperienza dal mondo del vino al benessere, con la creazione di prodotti cosmetici a base di “Vinoterapia al Tauleto”. Ed ancora esperti medici, nutrizionisti e dietologi, che dibatteranno gli aspetti gastronomici-nutrizionali e salutari della dieta del mediterraneo.
Non mancheranno poi le degustazioni di Malvasia delle Lipari, a cui si aggiungeranno, grazie alla collaborazione con l’Enoteca Italiana, anche quelle italiane provenienti da altre regioni. Quindi, il “Teatro degli Chef”’: in una piazza di Vulcano, un divertente show fra maestri della gastronomia, che quest’anno si cimenteranno nel “Light Cooking Match”, dove gli chef dei ristoranti della rinomata guida “Le soste di Ulisse” prepareranno un piatto “a ridotto contenuto calorico” con ingredienti eoliani e pesce mediterraneo, alla presenza di esperti enogastronomici, medici, nutrizionisti e dietologi, che saranno chiamati a giudicare i piatti realizzati.
A sfidarsi tra i fornelli saranno Andreas Zangeri, chef del ristorante Casa Grugno a Taormina (Messina), le cuoche Nina, Pinuccia, Nuccia e Pina dell’Antica Filanda di Caprileone (Messina), Vincenzo Candiano della Locanda Don Serafino a Ragusa Ibla, Pietro Cuttaia del ristorante “La Madia” a Licata (Agrigento), Accursio Craparo della Gazza Ladra a Modica (Ragusa), gli chef del ristorante Hycesia a Panarea (Messina).

I numeri - I mille ettolitri della Malvasia delle Lipari
Il Malvasia delle Lipari gioca al raddoppio. La produzione 2006 sfiora i 1000 litri, bissando le cifre del 2005. Oggi il tessuto produttivo è costituito da una sessantina di produttori viticoli e da quattordici cantine per un totale di bottiglie che supera le 300.000 unità. Numeri che scontano sì la limitatezza della base produttiva agricola, fortemente ridimensionata rispetto al passato, ma che, anno dopo anno, ha raccolto il favore dei consumatori più preparati ed esperti.
Dopo la diffusione nel 1889 della filossera che in 18 mesi distrusse i vigneti, il protagonista del rilancio in grande stile di questo nettare ambrato è stato Carlo Hauner, un bresciano giramondo di origine boema che negli anni ‘70, innamorato delle Eolie, decise di stabilirsi a Salina per sempre. Oggi nella cantina del figlio, Carlo junior, lavorano più di venti persone, con tecnologie all’avanguardia, ma anche zappa e piccone. In pochi anni la produzione è passata da 40.000 a 100.000 bottiglie. Hauner è l’unico a produrre il malvasia, sia naturale che passito, facendo vendemmia tardiva. Nei dodici ettari coltivati, Hauner produce 50.000 bottiglie all’anno (20.000 di passito e 30.000 di naturale), oltre a circa seimila bottiglie tra riserva e grappa.
Il doc passito di Florio, prodotta a Malfa dal 1998 negli otto ettari di terreno in affitto, sfiora anche quest’anno le 9.000 bottiglie da mezzo litro; esportato in Danimarca, Giappone, Grecia, Norvegia, Polonia e Svizzera, il Malvasia delle Lipari 2005 delle cantine Florio ha ricevuto quest’anno l’Oscar del vino, il premio creato dai Sommelier di Roma e dalla rivista “Bibenda”, diretta da Franco Ricci.
Uno degli ultimi imprenditori a scommettere su Salina è Giuseppe Tasca d’Almerita: Tasca d’Almerita appena arrivato, ha precorso subito i tempi, coniugando vino e turismo; ha acquistato cinque ettari e mezzo di vigneto, ha ristrutturato le vecchie case che ha trovato nel podere; il Resort Capo Faro è nato così, dall’idea semplice di fare vivere agli ospiti l’emozione della cantina. “Ogni sera raccontiamo ai nostri inquilini il diario di bordo dell’azienda - dice Giuseppe Tasca d’Almerita - attraverso una nota che facciamo trovare nelle camere”.
Coltivazione e caratteristiche - In Italia, esistono ben 16 vitigni malvasie annotati nel Registro Nazionale delle varietà di vite, mentre in Europa si ritiene esistano 46 tipi di Malvasie diverse. La “Malvasia delle Lipari” è un vino a Denominazione d’Origine Controllata dal 1973, prodotta con uve bianche malvasia nella percentuale del 95% e da uve nere (detta “minutidda” dai locali o meglio “Corinto nero” secondo la denominazione ufficiale) per il restante 5%.
Il vitigno oggi si coltiva secondo il metodo dei filari. Scomparso quasi del tutto, invece, anche se gli ultimi esempi permangono nel comune di Malfa, il sistema delle prieule, cioè dei pergolati bassi. Per la produzione del vino malvasia si segue un procedimento detto di “appassimento”: l’uva dopo una accurata e delicata raccolta oltre che selezione degli acini migliori, viene adagiata sulle cosiddette “cannizze”, stuoie realizzate con canne locali. Qui si appassisce lentamente per 10-20 giorni, a seconda delle condizioni atmosferiche, seguendo una quotidiana procedura di “scannizzamento” ed “incannizzamento” durante la quale le cannizze vengono spostate al sole durante le ore soleggiate e riparate dentro alle “pinnate”, speciali ambienti con un lato aperto, durante le ore notturne o durante i giorni umidi e piovosi. Quando i grappoli d’uva sono ben asciutti e appassiti si procede alla torchiatura: i grappoli vengono stretti nel torchio fino all’ultima goccia di mosto. Il mosto viene riparato in botti di castagno o di rovere affinché possa fermentare. Si procede, in ultimo, a 2 travasi “chiarificatori”: uno a gennaio e l’altro, definitivo, intorno a marzo. Da aprile il vino è pronto per poter essere gustato.
Il consorzio - Per non rinunciare alla competitività sui mercati mondiali è sorto nel 1999 il Consorzio di tutela del vino Malvasia, a cui aderiscono 14 aziende produttrici che imbottigliano sull’isola. L’obiettivo è il riconoscimento della Docg. “Attualmente - spiega Nino Caravaglio, presidente del Consorzio - sono 70 gli ettari coltivati a Malvasia, con una produzione che supera i mille ettolitri, di cui l’80% è passito e il 20% naturale. Per il riconoscimento della Docg siamo ancora fermi: la base produttiva è in continua espansione e così non è facile fissare i parmetri”. Quest’anno la richiesta di Malvasia è cresciuta soprattutto in Italia, dove è aumentata del 15%. Anche l’export rispetta il trend positivo soprattutto in Inghilterra, Giappone, Nord Europa e Stati Uniti.

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