Apertura all’assegno di inclusione e permessi di soggiorno a chi denuncia. Sono alcune misure allo studio da parte del Governo che vuole incidere su uno dei temi del momento, e purtroppo salito alla ribalta con le cronache, quello del caporalato. Ieri, a Roma, si è tenuta una nuova riunione del tavolo per il contrasto a questo fenomeno al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, alla presenza del Ministro del Lavoro Marina Calderone e del Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida. All’incontro con le parti sociali, sindacali e datoriali hanno preso parte anche il viceministro del Lavoro, Maria Teresa Bellucci, i sottosegretari all’Agricoltura, Patrizio La Pietra, e all’Interno Wanda Ferro, il Commissario straordinario per il superamento degli insediamenti abusivi in agricoltura Maurizio Falco, i rappresentanti di Agea, Inail, Inps, Inl, del Comando Carabinieri per la tutela del lavoro e di quello per la tutela alimentare. La riunione è stata l’occasione per un riepilogo delle attività in atto e delle misure già disposte, anche in vista dei necessari decreti attuativi. Un grave fenomeno, quello del caporalato, al centro del recente Decreto Legge Agricoltura approfondito a più riprese da WineNews.
Il tavolo di ieri, ha sottolineato il Ministro Marina Calderone, è stato utile per “l’aggiornamento rispetto a quelle che sono le misure che abbiamo adottato con il Decreto Agricoltura e che ovviamente devono poi essere implementate con altri interventi, mi riferisco alla banca dati per gli appalti in agricoltura che necessita di un decreto di attuazione a firma del Ministro del Lavoro e del Ministro dell’Agricoltura, su cui noi vogliamo coinvolgere le parti sociali. Riaggiorneremo il tavolo su questo tema specifico, per i primi giorni del mese di settembre”. Ma è stata “anche l’occasione per fare una valutazione di quelle che sono le attività ispettive svolte negli scorsi giorni e settimane, di quelli che sono anche gli impatti in termini positivi che queste azioni ispettive stanno avendo anche sul fronte dell’emersione del lavoro sommerso e soprattutto del contrasto al caporalato”. Caporalato che “non è un tema solo ed esclusivamente del comparto agricolo, anzi, va sottolineato che la maggior parte delle aziende agricole, anche delle aziende agricole ispezionate, sono regolari, ma anche di altri settori”. Calderone ha evidenziato che “per quanto riguarda il comparto agricolo, molte sono le proposte che sono arrivate dalle associazioni datoriali e dalle associazioni sindacali, sia sul fronte del contrasto al lavoro irregolare, che della promozione di quelle che possono essere delle iniziative sul fronte dei flussi di manodopera e quindi anche dell’aumento delle quote di lavoratori extracomunitari che possono essere adibiti alle attività del settore. Su questo noi stiamo lavorando insieme agli altri Ministeri competenti per mappare quelle che sono le esigenze e contemporaneamente definire gli strumenti. Il nostro obiettivo è, soprattutto riferendoci ai lavoratori extracomunitari, di utilizzare al meglio quegli strumenti che possono aiutare anche chi non ha una comprensione piena della nostra lingua, oppure vive in condizioni di difficoltà, di essere adeguatamente sostenuto, preso in carico dai nostri servizi sociali, anche per quanto riguarda l’accompagnamento a lavoro. Destineremo una parte della piattaforma per l’inclusione sociale lavorativa, quindi una funzione ad hoc, proprio per l’incrocio tra domanda e offerta di lavoro in agricoltura per fare in modo che il mondo agricolo possa avere delle risposte in termini occupazionali. Sul fronte ispettivo il sistema informativo per la lotta al caporalato ci consentirà di poter mettere in relazione ancora meglio tutte quelle che sono le attività e le basi dati di Inps, Inail, Ispettorato del lavoro dei Carabinieri, della Guardia di Finanza e di Agea che ha la mappatura puntuale delle colture, dei terreni e quindi delle attività agricole in Italia”.
Alla domanda sulla possibilità di permessi di soggiorno temporanei a chi denuncia, Calderone spiega che è “sicuramente uno dei nostri ragionamenti, chi ha il coraggio di denunciare deve essere messo nelle condizioni di poterlo fare senza avere paura di quello che succederà dopo. Per questo motivo stiamo studiando degli interventi ad hoc che ci consentano di mettere in protezione i denuncianti, ovviamente là dove la denuncia abbia una sua veridicità, per poter consentire anche di avere dei supporti e dei sostegni economici”. Allo studio c’è la novità dell’assegno di inclusione, con Calderone che ha evidenziato come “per noi lo schema di lavoro è quello che abbiamo adottato per mettere in protezione le donne vittime di violenza attraverso l’assegno di inclusione e su questo fronte ci stiamo muovendo, stiamo facendo le verifiche di compatibilità, ma noi riteniamo che questa potrebbe essere una delle opportunità di utilizzare, in modo proprio, degli strumenti che nascono per sostenere chi è in una condizione di fragilità”.
Capitolo decreto flussi e click day, per il Ministro Calderone, “il meccanisco del click day crea più di un problema, questo lo abbiamo più volte detto nel corso del tempo, è certamente un meccanismo che dando una risposta in termini numerici non può assecondare invece quella che è la necessità di qualità che invece hanno le imprese. Quindi il nostro obiettivo è certamente quello di non fare la guerra del click, ma lavorare molto di più su quelle che sono le mappature dei fabbisogni delle aziende, che vengono anche dal mondo delle associazioni di categoria che possono rappresentare quelle che sono le necessità, oppure dal mondo delle professioni e dai soggetti qualificati che conoscono quelle che sono le realtà e le esigenze del settore. Per noi è importante guardare anche al tema dei flussi di manodopera collegandolo a quelle che sono le necessità reali, imprimendo un’accelerazione anche su tutte quelle forme di ingresso legale nel nostro Paese che non sono effetto della concessione di una quota, mi riferisco a tutti gli accordi che noi possiamo fare nei Paesi d’origine per la formazione dei lavoratori e per l’ingresso legale dei lavoratori già formati nel nostro Paese, e quindi ovviamente già in possesso di tutte quelle che sono le verifiche sull’affidabilità che vengono fatte dai nostri sistemi nel momento in cui un titolare di permesso di soggiorno fa ingresso in Italia. Già il Ministero del Lavoro ha in corso diversi accordi per la formazione nei Paesi di origine di operatori del settore agricolo e del settore delle costruzioni, e abbiamo un importante progetto per la formazione di operatori del settore della meccatronica. Questo si deve collegare anche con quelle che sono le nostre esigenze di formare nel nostro Paese cittadini italiani e residenti che devono utilizzare i nostri canali di formazione professionale e quindi anche di formazione tecnica superiore, investendo anche in questo contesto”.
Positivo il sentiment delle reazioni per alcune delle principali associazioni di categoria anche se non mancano le richieste su alcune tematiche. Coldiretti, presente al tavolo convocato dal Ministero con il presidente, Ettore Prandini e il responsabile lavoro dell’organizzazione, Romano Magrini, ha detto che “per sconfiggere il caporalato, occorre potenziare la rete del lavoro agricolo di qualità, eliminare gli spazi di manovra concessi a chi lucra sul lavoro nero dall’attuale disciplina sull’ingresso degli extracomunitari in Italia e legare i contributi europei al rispetto dei diritti degli occupati in agricoltura. Il primo passo non può che essere la modifica delle attuali regole sul decreto flussi che rappresentano uno dei maggiori canali da cui si approvvigiona di manodopera il sistema del caporalato. In tale ottica, è necessario il superamento del sistema del click day, ma anche escludere dalla possibilità di presentare le domande di ingresso ai datori di lavoro che in passato hanno inoltrato le istanze di nullaosta per gli stagionali e poi non hanno assunto il lavoratore. Serve poi un maggiore coinvolgimento delle associazioni di rappresentanza nelle attività di verifica e controllo, l’introduzione di un limite alle richieste che possono essere presentate direttamente dal singolo cittadino e l’esclusione dal regime delle quote per le conversioni dei permessi di soggiorno stagionali in permessi di soggiorno per lavoro subordinato. Al tempo stesso, serve un sistema di premialità per le imprese virtuose, attualizzando la Legge sul caporalato 199/2016. Bene la recente Legge 101/2024 che ha previsto un sistema informativo unico e la costituzione di una banca dati degli appalti in agricoltura che servirà a combattere forme di caporalato che passano attraverso le cooperative e le imprese senza terra. In questo ambito occorre escludere dalla banca dati i contoterzisti che sicuramente per il livello di investimenti fatti non sono a rischio e che peraltro avranno a breve un proprio albo nazionale. A livello generale, serve far applicare la condizionalità sociale che vincola la concessione dei pagamenti della Pac (Politica agricola comune) al rispetto di norme relative alle condizioni di lavoro e di impiego dei lavoratori agricoli, inclusa la salute e la sicurezza sul lavoro”. Coldiretti ha specificato che “per togliere spazi all’illegalità, occorrono anche azioni efficaci sul fronte delle pratiche commerciali sleali, un “caporalato di filiera” che vede oggi la passata di pomodoro essere pagata meno della bottiglia che la contiene, lavorando sui prezzi di produzione da definire in base anche al costo del lavoro. In tale ottica, va approvata la Legge Caselli contro i reati agroalimentari, ancora ferma in Parlamento, per rendere più responsabili e trasparenti le filiere. Serve poi garantire l’applicazione del principio di reciprocità sui prodotti importati per evitare che sulle nostre tavole finiscano cibi ottenuti dallo sfruttamento del lavoro, spesso addirittura minorile, anche attraverso la modifica del codice doganale sull’ultima trasformazione dei cibi e l’obbligo dell’origine in etichetta su tutti i prodotti in commercio nella Ue. Occorre infine un piano per recuperare gli alloggi agricoli dismessi per ospitare i lavoratori agricoli dipendenti e un rafforzamento del sistema pubblico di trasporto, anche “stagionale”, nelle aree rurali interessate alle grandi raccolte stagionali, per sottrarre ai caporali una delle principali “armi” a disposizione”.
Confagricoltura si è detta “pronta a collaborare in modo fattivo all’attuazione delle misure contro il caporalato già previste nel Decreto Legge Agricoltura, a partire da quelle relative allo scambio di informazioni tra le pubbliche amministrazioni e all’istituzione dell’elenco di imprese che svolgono appalti di servizi in agricoltura”. Confagricoltura che, in occasione del tavolo al Ministero, ha “avanzato specifiche proposte di merito per togliere linfa vitale ai caporali, come quella di rafforzare il servizio di collocamento pubblico e privato (con il coinvolgimento degli enti bilaterali), di riconoscere un bonus ai datori di lavoro che organizzano in proprio il sistema di trasporto degli addetti, e di concedere appositi incentivi per il recupero del patrimonio edilizio rurale da adibire ad alloggi per lavoratori stranieri”. La confederazione, “apprezzando le misure introdotte in materia dal Decreto Agricoltura, ha anche avanzato alcune proposte correttive delle norme previste, chiedendo in particolare di escludere le imprese agromeccaniche dall’obbligo di iscrizione nell’elenco e di estendere agli operai stagionali la cassa integrazione per emergenze climatiche, anche in relazione alle ordinanze regionali che in molti territori vietano il lavoro all’aperto tra le ore 12:30 e le 16. Resta sullo sfondo la delicata questione delle criticità relative alla gestione del sistema che regola i flussi di ingresso dei lavoratori extracomunitari nel nostro Paese, rispetto al quale Confagricoltura ha già da tempo avanzato un articolato progetto di miglioramento e semplificazione”.
Il presidente della Copagri, Tommaso Battista, nel condividere “pienamente la necessità di continuare a stringere le maglie dei controlli contro i tristi fenomeni del caporalato e dello sfruttamento del lavoro in agricoltura”, tenie, però, “a precisare, sempre con il fine di tutelare l’immagine della maggioranza delle imprese sane, l’abissale differenza che intercorre tra le mere irregolarità, anche solo amministrative, legate al mancato rispetto della normativa in materia di sicurezza e i reati riferiti allo sfruttamento vero e proprio. Per tali ragioni - ha proseguito Battista - riteniamo che la lotta al caporalato, oltre alla necessaria repressione delle condotte illecite, non possa prescindere da un approccio più ampio che abbracci le politiche del lavoro, la gestione dei flussi migratori, la corretta informazione ai consumatori e la messa in campo di politiche premianti nei confronti di tutti coloro i quali fanno dell’etica il faro della propria attività. In tale ambito, bisogna continuare a lavorare per assicurare un maggiore interscambio tra le banche dati a disposizione della Pa, così da agevolare l’incrocio tra la domanda e l’offerta di lavoro e scongiurare il ricorso ai caporali, assicurando al contempo una particolare attenzione al rafforzamento delle piattaforme pubbliche per l’intermediazione della manodopera e adoperandosi, inoltre, per incentivare l’ingresso nel mondo agricolo e per facilitare le assunzioni di manodopera straniera, andando a superare la logica del click day”.
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