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ASSEMBLEA CIA - CONFEDERAZIONE ITALIANA AGRICOLTORI: AGRICOLTURA, SITUAZIONE CRITICA: GIÙ PRODUZIONE, VALORE E CONSUMO, E CRESCONO IN COSTI. BISOGNA RECUPERARE REDDITIVITÀ PER L’IMPRESA AGRICOLE

“Confermata una situazione critica. A pesare sui produttori il perdurante clima di incertezza e la riduzione della capacità produttiva del settore. In flessione anche gli investimenti. Preoccupano la stagnazione dei consumi alimentari e le possibili tensioni sui mercati internazionali. Il “caro-gasolio” condiziona i bilanci di molte aziende (soprattutto le serre). Uno scenario complesso dal quale emerge ancora una volta che vi è ricambio generazionale”. Così Giuseppe Politi presenta i primi dati dell’annata agraria nell’assemblea Cia - Confederazione Italiana Agricoltori, di scena oggi a Roma. Politi ha, dunque, ribadito che il settore primario, vive un momento di grave difficoltà e deve avere concreti sostegni per dare una svolta realmente positiva.
I dati parlano chiaro: calo della produzione (-1,8%) e del valore aggiunto (-3%), prezzi non remunerativi (la crescita dello 0,8% non recupera affatto il crollo del 14% registrato l’anno precedente) e costi e oneri complessivi in ulteriore crescita (-4/5%), calano solo quelli dei fattori produttivi (-0,5%), mentre i redditi degli agricoltori dovrebbero subire un nuovo “taglio”, ma certamente meno drastico (tra il 6 e il 7%) rispetto ai precedenti dodici mesi, quando segnarono una flessione di circa il 21%. E così oltre 25.000 imprese sono state costrette a chiudere. Note positive, invece, dall’export in crescita del 20% e dall’import in lieve rallentamento (-0,6%).
“Bisogna fare dell’agricoltura un settore accattivante per le giovani generazioni - Continua Politi - il domani per i giovani non può essere solo disoccupazione, precariato emigrazione. La politica non può ignorare le ragioni della protesta e deve entrare nel merito delle regioni degli studenti”.
All’assemblea hanno mandato il loro messaggio di sostegno i Presidenti del Senato Renato Schifani e della Camera dei Deputati Gianfranco Fini, ribadendo che “l’agricoltura rappresenta un grande patrimonio del nostro Paese. Va, quindi, tutelato e valorizzato. Occorre un’azione di rilancio che permetta alle imprese agricole, oggi in grave difficoltà, di riprendere la via dello sviluppo e della competitività”.
Anche il sindaco di Roma Gianni Alemanno - che, per anni, è stato Ministro delle Politiche Agricole - a insistito molto sul valore della qualità del mondo agricolo e sottolineato l’esigenza di un rapporto sempre più stretto tra città e campagna. “C’è bisogno - ha spiegato Alemanno - di una strategia mirata che permetta di affrontare le grandi sfide che attendono l’agricoltura a livello internazionale, a cominciare dalla riforma della Pac”.

Focus - Agricoltura: un 2010 ancora difficile. Calano sia la produzione che il valore aggiunto. I costi sono sempre più pesanti i prezzi sempre meno remunerativi e i redditi? “tagliati”! Oltre 25.000 imprese sono costrette a chiudere.
Se il 2009 è stato un anno da dimenticare, il 2010 è un anno nuovamente difficile per l’agricoltura italiana. I dati parlano chiaro: calo della produzione (-8%) e del valore aggiunto (-3%), prezzi non remunerativi (la crescita dello 0,8% non recupera affatto il crollo del 14% registrato l’anno precedente) e costi e oneri complessivi in ulteriore crescita (più 4/5%), calano solo quelli dei fattori produttivi (-0,5%), mentre i redditi degli agricoltori dovrebbero subire un nuovo “taglio”, ma certamente meno drastico (tra il 6 e il 7%) rispetto ai precedenti dodici mesi, quando segnarono una flessione di circa il 21%. E così oltre 25 mila imprese sono state costrette a chiudere. Note positive, invece, dall’export in crescita del 20% e dall’import in lieve rallentamento (-0,6%): risultati che riducono il disavanzo della bilancia commerciale agroalimentare (-24% in volume e -10% in valore). I consumi alimentari domestici dovrebbero rimanere ancora una volta al palo (-0,2%). Sono le stime della Cia - Confederazione Italiana Agricoltori.
“Il calo della produzione agricola - sottolinea la Cia - è dovuto soprattutto alla contrazione delle coltivazioni (-4,9%). In crescita (+2,3%), al contrario, dovrebbe essere l’andamento del settore zootecnico. In discesa dovrebbero risultare, in particolare, il comparto dei cereali e quello ortofrutticolo (trainato, in special modo, dal pomodoro da industria e dalla frutta estiva).Uno scenario critico che vede in risalita soltanto l’olio d’oliva (dove è attesa una crescita del 6%). Resta sempre difficile, anche se meno rispetto allo scorso anno, il fronte dei prezzi agricoli all’origine. Nel 2009 - ricorda la Cia - si registrò una diminuzione del 14%. Il 2010 dovrebbe chiudersi con una crescita dello 0,8. Frutto, questo, di andamenti contrastati tra i prodotti: in aumento latte e derivati, olio d’oliva; in riduzione le colture industriali, i vini e la frutta. Il 2010 conferma, così, la forte variabilità dei prezzi all’origine dei prodotti agricoli. E’ vero che c’è un buon recupero nella seconda parte dell’anno, ma - avverte la Cia - ritorniamo ai livelli precedenti il “boom del 2008”. Nel terzo trimestre del 2009 si tocca il punto più basso; da allora si ha una progressiva ripresa in sintonia con le dinamiche dei mercati internazionali. Un recupero che, tuttavia, non risolve i problemi degli agricoltori anche perché le quotazioni sui campi non sono di certo remunerative.
Se guardiamo all’andamento tendenziale degli indici, abbiamo un quadro molto diversificato dove spicca, tra novembre 2010 e novembre 2009 il dato positivo dei cereali (conseguente alle dinamiche dei prezzi internazionali) e quello ancora negativo dei suini e dei vini”.
Il dato che emerge è che, per le principali commodities agricole esiste una forte relazione tra le dinamiche dei mercati mondiali e quello nazionale. La “incontrollata” volatilità dei prezzi è la questione del sistema agroalimentare. E’ una questione che impone due comportamenti: allargare lo sguardo a quanto avviene sui mercati mondiali; indicare soluzioni strutturali per mettere in campo strumenti e regole di gestione dei mercati.
Dunque, assisteremo nei prossimi mesi, a livello mondiale, a una minore offerta, a una domanda in costante aumento e a una riduzione degli stock. Tutti elementi che, rileva la Cia, fanno temere nuove possibili frizioni nel 2011 nei mercati delle commodities agricole e, in particolare, portano a prevedere prezzi ancora in crescita rispetto ai livelli già elevati registrati nella seconda metà del 2010.
E’ possibile, infatti, che in tale scenario, secondo la Cia, possano intervenire fattori legati alla speculazione finanziaria, che, anche se i pareri tra gli economisti sono contrastanti, sembra abbia avuto un ruolo nel condizionare i prezzi delle commodities durante la “bolla” del 2007-2008. Analogo il discorso per i costi produttivi, contributivi e burocratici che nello scorso anno hanno segnato una crescita superiore al 12%. Pur in presenza di un calo per i prezzi dei mezzi tecnici dello 0,5% (grazie soprattutto alla forte diminuzione dei listini dei concimi: -11,4%), si dovrebbe avere ancora una crescita dovuta in particolare agli oneri contributivi e agli asfissianti adempimenti burocratici. Sul futuro delle imprese, comunque, continuerà a pesare il caro carburante e l’abolizione del “bonus gasolio” che ha aggravato i bilanci delle serre.
Per quanto riguarda i consumi domestici, dopo il lieve incremento tendenziale del primo trimestre 2010 (più 0,8%), le stime, sottolinea la Cia, confermano, in termini di volume, acquisti ancora al palo, mentre la spesa, sotto l’aspetto monetario, continua a diminuire a causa anche della riduzione dei prezzi al consumo (- 3% la variazione media riferita al primo semestre del 2010).
Il dato complessivo sui volumi di acquisto -come avverte anche l’Ismea nel suo ultimo rapporto- nasconde, però, al suo interno, dinamiche molto differenti da settore a settore. La stagnazione dei consumi domestici riguarderebbe, di fatto, solo alcuni dei principali aggregati: derivati dei cereali, carni suine e salumi, frutta e agrumi. Appaiono in flessione, invece, i consumi di prodotti ittici, vini e spumanti e carni bovine; all’opposto, risulterebbero in crescita latte e derivati, ortaggi e patate, olio di oliva e carni avicole.
Nel 2010 è previsto un calo (-3,5%) degli investimenti imprenditoriali e il numero delle aziende dovrebbe segnare una nuova flessione: oltre 25 mila in meno rispetto al 2009, con una contrazione del 2,8%. Un quadro allarmante al quale si aggiunge il fatto che dal 2000 hanno chiuso i battenti più di 500 mila imprese. Non basta. Solo 112 realtà imprenditoriali hanno un conduttore giovane, il 6,6% del totale. Il che significa che nell’agricoltura italiana non vi è ricambio generazionale: il 16% delle nuove aziende è guidato da un giovane e solo nel 2,3% delle aziende storiche è subentrato un giovane nella conduzione.
Uno scenario non certo facile che conferma i pressanti e onerosi problemi dei produttori agricoli del nostro Paese. Ma ciò che pesa, conclude la Cia, è il perdurante clima di incertezza e la riduzione della capacità produttiva dell’agricoltura.

Focus - Il presidente Cia Giuseppe Politi “l’agricoltura vive un momento di grave difficoltà, ma non è in disarmo. Serve un nuovo progetto di sviluppo. E’ ora che il governo mantenga gli impegni presi”
“Sono lontani i tempi nei quali si esaltava il “nuovo rinascimento dell’agricoltura italiana”. Lo scorso anno, i redditi agricoli sono calati in Europa del 12,2%, in Italia del 25,3%. Nascondere la realtà per tanto tempo, purtroppo, ha fatto perdere al nostro mondo agricolo occasioni importanti per aggredire le cause delle difficoltà e indicare le soluzioni possibili. Avevamo proposto - e proponiamo oggi - la convocazione della Conferenza nazionale sull’agricoltura e lo sviluppo rurale come sede di alto confronto per definire le scelte da compiere per un nuovo progetto di politica agraria. Dal ministro Galan attendiamo una risposta chiara a questa proposta. Lo scenario che proponiamo è, quindi, un futuro con più agricoltura”. Lo ha affermato il presidente della Cia - Confederazione Italiana Agricoltori Giuseppe Politi.
“Il settore primario -ha aggiunto Politi- vive una situazione molto complessa, per cui risultano velleitarie e sbagliate soluzioni protezionistiche; sono altrettanto illusorie scorciatoie localistiche o autarchiche. Al di là dell’indiscutibile valore etico e pedagogico, il mercato corto e la vendita diretta non aiutano ad affrontare, oggi, le sfide dei mercati”.
“Anche in agricoltura - sottolinea il presidente della Cia - è l’insicurezza il vero virus che domina la realtà di questi anni. Essa produce o deriva dall’incertezza delle prospettive a breve termine, pesa sulle scelte colturali e di investimento. Allontana i giovani. Solo 112.000 aziende sono condotte da giovani. In agricoltura non abbiamo ricambio generazionale. Accentua i fenomeni di abbandono. Nel 2010 l’agricoltura ha perso oltre 25.000 imprese”.
“Nonostante questa complessa situazione e le difficoltà ad intravedere delle prospettive, non abbiamo - afferma Politi - un’agricoltura in disarmo. Al contrario, abbiamo un nucleo forte di imprese che reagisce e lavora per consolidarsi, che produce le eccellenze alimentari delle quali il nostro Paese va fiero. Su queste aziende occorre puntare: esse chiedono risposte e politiche che innanzitutto lo Stato deve fornire”.
“Esprimiamo, dunque, un giudizio fortemente critico sull’azione di governo per l’agricoltura di questi ultimi anni. Non è una critica prevenuta. Questi anni oltre alla riduzione degli stanziamenti nazionali a sostegno dell’agricoltura, sono stati caratterizzati - rimarca il presidente della Cia - dalla mancanza di una politica agraria e, quindi, dell’impegno di governo per dare soluzione ai tanti e gravi problemi”.
“E’ certamente positivo, lo riconosciamo, che la legge di stabilità abbia reso permanenti le agevolazioni fiscali e contributive a favore della piccola proprietà coltivatrice e delle imprese che operano nelle zone svantaggiate. Non è stata confermata l’agevolazione fiscale per l’acquisto del gasolio per il riscaldamento delle coltivazioni sotto serra, che avrebbe comportato un vantaggio stimato del 14,5 milioni. Chiediamo - insiste il presidente della Cia - che l’agevolazione sia ripristinata nel decreto Milleproroghe che il governo si appresta a varare”.
“Oggi il consolidato della spesa pubblica a favore dell’agricoltura, peraltro in calo in valori costanti negli ultimi dieci anni, si ripartisce - ha detto ancora Politi - in modo paritario, un terzo ciascuno, tra agevolazioni, Pac, politiche nazionali e regionali. La spesa che fa capo allo Stato - Ministeri e Regioni - progressivamente si riduce; lo stesso potrà avvenire, in misura più o meno accentuata, con la spesa comunitaria per la Politica agricola. Crescerà, di conseguenza, a parità di condizioni, il peso relativo delle agevolazioni contributive e fiscali. E non può essere questa la prospettiva delle politiche per l’agricoltura. Non riteniamo positiva una politica concentrata solo sulle agevolazioni e che trascura il sostegno all’innovazione e competitività. Non è corretto che lo Stato, di fatto, deleghi gli interventi a sostegno delle imprese alla Pac e al bilancio dell’Unione europea. Non è giusto, in sostanza, che lo Stato rinunci a una sua politica agraria nazionale. Questo non significa evocare una ri-nazionalizzazione delle politiche agricole, ma più semplicemente vuol dire affrontare, nel rispetto delle regole comunitarie sulla concorrenza, i nodi e le criticità delle diverse agricolture e, contemporaneamente, valorizzarne i punti di forza”.
Soffermandosi sulla Pac post 2013, il presidente della Cia ha rilevato che questa è la prima riforma che vede coinvolte in modo attivo le tre principali istituzioni europee, Commissione, Consiglio e Parlamento, e i dodici nuovi Stati membri. Una situazione, dunque, inedita che impone di procedere con grande cautela, ma avendo ben chiaro il disegno che si vuole realizzare e l’obiettivo che ci proponiamo: imprese agricole vitali, capaci di creare reddito, di corrispondere alla domanda mondiale di cibo, di contribuire ad affrontare la sfida ambientale e climatica. Poniamo al centro della Pac le imprese professionali e la necessità di promuovere modelli organizzativi più competitivi in grado di valorizzare sui mercati la produzione agroalimentare europea”.
“Sarà - sottolinea Politi- un negoziato complesso e difficile. Già in queste prime battute emergono posizioni difficilmente conciliabili: sull’ammontare della spesa agricola all’interno del bilancio; sul riequilibrio; sul tipo di sostegno. Dobbiamo presentarci al negoziato con una posizione forte e autorevole; soprattutto condivisa dal sistema agricolo alimentare del nostro Paese. Insieme a Confagricoltura e Copagri abbiamo sottoscritto un documento comune che abbiamo presentato alle istituzioni comunitarie; lo stesso hanno fatto le centrali cooperative. E’ nostro impegno, condiviso, di pervenire ad un documento unitario di tutta la filiera agroalimentare, ripercorrendo la stessa strada che seguimmo in occasione dell’health check”.
Il presidente della Cia ha evidenziato che “la causa principale della crisi dell’agricoltura è stato il crollo dei prezzi all’origine e, soprattutto, l’incapacità degli agricoltori di mettere in campo strumenti per fronteggiare l’instabilità dei mercati, contrastare le manovre speculative, rendere più eque le relazioni di scambio tra i vari attori della filiera. Da questa premessa facciamo discendere la convinzione che la via principale per correggere inefficienze e distorsioni del mercato risieda nel rafforzamento delle organizzazioni economiche, negli accordi contrattuali, nell’interprofessione, nella politica di concorrenza e in una migliore trasparenza delle informazioni a partire dalla indicazione di origine”.
Dopo aver ricordato le positive intese raggiunte al Tavolo delle forze sociali e che il Piano per il Sud presenta ancora pagine non scritte che lo rendono, oggi, una nuova “promessa”, Politi ha sostenuto che “il governo, dopo il voto Parlamentare della settimana scorsa, è chiamato a rispettare gli impegni assunti. Ancora oggi, con questa Assemblea annuale, abbiamo indicato un percorso e delle priorità che a noi paiono ineludibili per riprendere anche in agricoltura la strada della crescita. Abbiamo accolto l’invito a serrare le fila, a parlare il più possibile con una voce unica, a fare squadra. Ora si apre il tempo delle risposte di governo”.

Focus - Assemblea Cia: i messaggi di Schifani e Fini: “un nuovo slancio per dare un reale sviluppo dell’agricoltura”
“L’agricoltura rappresenta un grande patrimonio del nostro Paese. Va, quindi, tutelato e valorizzato. Occorre un’azione di rilancio che permetta alle imprese agricole, oggi in grave difficoltà, di riprendere la via dello sviluppo e della competitività”. Ecco il concetto inviato dai presidenti del Senato Renato Schifani e della Camera Gianfranco Fini all’assemblea Cia - Confederazione italiana agricoltori, svoltasi oggi a Roma.
“Sono certo - afferma il presidente Schifani - che l’incontro costituirà una preziosa occasione di confronto e approfondimento delle tematiche relative all’agricoltura italiana. Il settore primario, maglia fondamentale della nostra economia, profondamente radicata nel tessuto economico, sta attraversando negli ultimi anni un momento molto critico, soprattutto in relazione alle attuali difficoltà dell’intero sistema economico mondiale. Ma sono fiducioso che, anche grazie al contributo della Confederazione, sarà possibile infondere al comparto agricolo nuovo dinamismo”.
“In una fase delicata di crisi globale, auspico - sottolinea il presidente Fini - che i lavori dell’Assemblea possano imprimere un nuovo vigoroso slancio ad un’efficace azione di promozione del settore agricolo italiano al fine di renderlo sempre più dinamico e competitivo, nel ruolo che esso svolge per lo sviluppo del nostro Paese. In questo quadro, appare determinante - conclude il presidente del Senato - l’adozione di misure tese alla difesa dei canoni di qualità dei prodotti agroalimentari e alla valorizzazione delle nostre tipicità locali, note e apprezzate in tutto il mondo”.

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