Tra Natale e l’Epifania in Italia sono state stappate, con o senza botto, 110 milioni di bottiglie di spumante, dei quasi 260 milioni che ogni anno il nostro Paese produce. Secondo i dati elaborati dal centro studi di Assoenologi, l’Asti ed il Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene ancora una volta si confermano gli spumanti italiani più venduti. Il Prosecco ha una produzione complessiva di 37 milioni di bottiglie di cui 10 milioni esportate. L'Asti ha una produzione di 72 milioni di bottiglie di cui 55 milioni esportate. In queste festività gli italiani hanno speso in bollicine 750 milioni di euro. “Ma al conto occorre aggiungere una cifra quasi doppia per gli altri vini italiani, quelli tranquilli e frizzanti, bevuti in spensieratezza o sposati nel modo più opportuno ai piatti di pranzi, cene e cenoni - commenta soddisfatto Giuseppe Martelli direttore generale di Assoenologi, che aggiunge - il tutto ci porta ad ipotizzare un valore di circa 1.850 milioni di euro contro i 1.800 del 2005”.
Un'ulteriore riprova della preferenza che gli italiani stanno sempre più dando ai loro vini ed ai loro spumanti, riconoscendo gli alti standard qualitativi che, a tutti i livelli, la produzione ha consolidato anche su diversi importanti mercati mondiali.
“Infatti - continua il direttore generale di Assoenologi - gli ultimi dati sulle vendite di vini italiani all’estero danno un incremento complessivo del 13% in quantità e del 9% in valore rispetto al 2005 con una crescita degli spumanti che rasenta il 17% in quantità ed il 13% in valore. Una prova in più che si sta rafforzando il concetto che, sia per i prodotti normali, che per quelli di “grido”, il consumatore, sempre più attento e competente, sceglie basandosi sul rapporto qualità/prezzo per i prodotti di fascia media e qualità/prezzo/immagine per quelli di più alto livello”.
E le vendite di queste feste rafforzano questo concetto visto che sono stati venduti dalle aziende quasi 8 milioni di bottiglie di spumante “metodo classico” ed oltre 100 milioni di bottiglie di spumante “metodo charmat “, ossia di quello ottenuto con la fermentazione in autoclave. Certamente uno dei motivi del successo è l’attenzione verso il prezzo alla produzione che le aziende, considerato il particolare momento contingente, hanno tenuto praticamente invariato rispetto allo scorso anno. In Italia mediamente, nella grande distribuzione, una bottiglia di Asti sugli scaffali oscilla tra i 3 e gli 8 euro a seconda dei conguagli e delle offerte, mentre gli stessi prodotti sono venduti in Russia tra i 10 ed i 20 euro a bottiglia.
Sempre secondo i dati elaborati dall’ufficio studi dell’Assoenologi gli spumanti prodotti in Lombardia sono leggermente aumentati sia nella quantità che nei valori, tanto da rimanere al dettaglio tra i 6 ed i 9 euro in Oltrepò Pavese e al di sotto dei 12 euro in Franciacorta, riserve e millesimati esclusi.
“Molta soddisfazione per il “metodo classico” anche in Trentino - spiega Giuseppe Martelli – visto che la produzione di Trento Doc è arrivata a 7,5 milioni di bottiglie a cui ne vanno aggiunte altri 2 milioni di “metodo charmat”. I prezzi al consumo, anche in questa zona, sono rimasti sta-bili rispetto allo scorso anno, oscillando tra gli 8 e i 12,5 euro, ovviamente per gli spumanti di fascia medio/alta; se poi si sono volute acquistare perle come la riserva Giulio Ferrari si è partiti da un prezzo alla fonte di 40 euro che si è moltiplicato a seconda del locale e della circostanza in cui si è bevuto.
Secondo l’Assoenologi l’incremento delle vendite delle confezioni singole di vini e spumanti in queste feste ha superato il 10% rispetto al 2005. Del resto regalare una bottiglia di vino o di spumante ben confezionato è un gesto che può accontentare facilmente sia chi lo fa che chi lo riceve e qui la varietà di tipologie e di costi sono veramente tante.
Ma la novità 2006 nelle richieste è stata data sicuramente dallo spumante “metodo classico rosè" la cui domanda è aumentata del 100% tanto da mettere in crisi i produttori che hanno esaurito tutte le scorte. Un altro esempio che sottolinea come anche settori tradizionali come quello vitivinicolo, stanno cambiando e che il consumatore sempre di più sceglie non quello che gli viene proposto ma ciò che più gli piace e fa tendenza.
“Tutto questo nonostante l’Italia non sia una grande consumatrice di spumanti - conclude il dottor Giuseppe Martelli - visto che gli italiani ne bevono solo 3 bottiglie a testa all’anno, contro le 6 dei tedeschi, le 5 dei francesi e le 4 degli spagnoli”.
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