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VINO E TERRITORIO

Barolo, il mercato tiene. E tra ricerca e charity, si guarda a “Barolo en Primeur” (25 ottobre 2024)

L’asta solidale di Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo - Crc e Consorzio del Barolo e Barbaresco, in tre edizioni, ha raccolto 2,3 milioni di euro

Se i vini rossi, sul fronte dei consumi, sembrano un po’ in difficoltà, le Langhe di Barolo e Barbaresco, con la forza del loro prestigio, sembrano fare una corsa un po’ a parte. I valori dei vini restano elevatissimi: secondo gli ultimi dati della Camera di Commercio di Cuneo, il Barolo 2019 viaggia tra 911 e 990 euro ad ettolitro, il 2020 arriva a 956, mentre il Barbaresco 2020 è quotato intorno ai 700 euro, e quello 2021 arriva anche ad 804. Mentre il valore dei vigneti continua a mantenersi intorno ai 2 milioni di euro ad ettaro, per arrivare a sfiorare anche i 4 nei “cru” più prestigiosi di Barolo, aspetto che da un lato patrimonializza le aziende, dall’altro complica le cose per i produttori che vogliono investire ancora in vigna, e rende complesso (e oneroso) anche il passaggio generazionale nelle cantine stesse (tema già approfondito nell’edizione 2024 di “Grandi Langhe”, ndr). Ma, come detto, il mercato tiene, come spiegato a WineNews da Sergio Germano, neo presidente del Consorzio del Barolo, con “gli imbottigliamenti della prima parte dell’anno appena sotto i livelli del 2019, anno record e per molti aspetti anomalo, con tanti ordini a fine anno da parte degli Usa, per la paura dei ritardi di consegna legati ai problemi logistici di quel periodo”. Ed il prestigio di Barolo e Barbaresco, insieme al sempre efficace richiamo della solidarietà, è alla base del successo di “Barolo en Primeur”, asta solidale internazionale voluta e promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo in collaborazione con la Fondazione Crc Donare Ets e con il supporto del Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani, che guarda all’edizione 2024, con i vini dell’annata 2023, dopo aver raccolto nelle prime tre edizioni oltre 2,37 milioni di euro per lo sviluppo di progetti sociali e culturali, tra cui il supporto alla Scuola Enologica di Alba. Un aspetto importante, come ha sottolineato ancora Sergio Germano, perché la ricerca sarà sempre più determinante per il futuro, e anche grazie a “Barolo en Primeur” vogliamo far diventare la Scuola Enologica di Alba un polo didattico di riferimento, ancora più di quanto non lo sia già oggi, a disposizione dei produttori del territorio”.
Protagoniste di “Barolo en Primeur” sono le barrique della Vigna Gustava ai piedi del Castello di Grinzane Cavour, e che fu del Conte Camillo Benso di Cavour, vinificate dall’enologo Donato Lanati, uno dei più autorevoli in Italia e guida del Centro Enosis Meraviglia, in maniera separata per dare a ognuna la propria personalità unica, frutto della parcellizzazione della vigna in base all’esposizione, all’altitudine e all’età delle viti. Il Barolo viene battuto all’asta un anno dopo la vendemmia, quindi deve poi attendere ancora più di 2 anni prima di poter essere messo in commercio, completando così i 38 mesi di invecchiamento minimi a decorrere dal 1 novembre dell’anno di produzione delle uve, come richiesto dal disciplinare di produzione del Consorzio.
In parallelo alle barrique di Vigna Gustava, l’iniziativa coinvolge la base produttiva del Consorzio interessando direttamente le cantine di Barolo e Barbaresco. A partire dalla seconda edizione, infatti, molte aziende vinicole del territorio donano le proprie bottiglie, ciascuna in quantità e in formati diversi, che vengono messe all’asta durante “Barolo en Primeur” come lotti comunali, cioè raccolte in maniera super partes sotto il cappello del Comune d’appartenenza. Il ricavato viene devoluto alla Scuola Enologica di Alba e ad altri enti territoriali, un investimento sulle nuove generazioni fondamentale per promuovere sempre più il territorio, che negli ultimi anni ha visto una crescita sotto molti punti di vista, grazie alle competenze e all’attrattività che solo l’educazione sa portare.
“Barolo en Primeur”, “incarna in pieno i valori e la mission della Fondazione Crc: valorizzazione e sviluppo del territorio, sostegno agli enti attivi in ambito sociale e culturale, attenzione alla formazione delle giovani generazioni - commenta Mauro Gola, neo presidente Fondazione Crc - questo progetto rappresenta un’eredità importante che, in qualità di presidente della Fondazione, raccolgo con entusiasmo: un’iniziativa nata da un’intuizione lungimirante che, nelle prime tre edizioni, ha saputo sviluppare sia il legame con il territorio, sia il posizionamento a livello nazionale e internazionale. Sono certo che sapremo, grazie al gioco di squadra che ha caratterizzato Barolo en Primeur” fin dall’inizio, far ulteriormente crescere questo appuntamento nei prossimi anni”.
“Da produttore ho potuto seguire il progetto dell’asta in questi anni e vederne sensibilmente la crescita - commenta Sergio Germano, nuovo presidente del Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani - nel mio nuovo incarico vorrei concentrare l’attenzione sulle notevoli potenzialità che il progetto ha dimostrato di avere e valorizzare certamente i brand Barolo e Barbaresco, che hanno bisogno di consolidare il proprio posizionamento alto e dare risalto a realtà ancora poco conosciute. Cosa che avviene già con i lotti comunali, i quali mettono insieme nomi di aziende già famose con altre che magari si sono appena affacciate sul panorama mondiale e sui mercati secondari. Oltre a questi obiettivi, il coinvolgimento della Scuola Enologica di Alba come fucina di talenti insieme ad altri territoriali riporta l’attenzione all’importanza della formazione ed educazione sul territorio, a cui le nostre cantine sono molto attente”.
Come detto, nelle barrique ci sarà l’annata 2023 (protagonista, nei giorni scorsi, di una degustazione tecnica, una mini verticale, insieme alle annate 2022 e 2021 di Vigna Gustava, condotta dallo stesso Lanati ad Alba, ndr), che, nelle Langhe, è “iniziata all’insegna delle incognite climatiche (l’anno precedente era stato caratterizzato da un lungo periodo di siccità), si è sviluppata da un inverno più freddo rispetto al precedente che si è protratto fino a fine febbraio, proseguendo poi con piogge significative nell’ultima decade di marzo. Lo sviluppo della pianta è proseguito regolarmente nonostante il contesto climatico altalenante: una prima parte della primavera caratterizzata da pochissime piogge e un maggio e un giugno da frequenti e talvolta consistenti perturbazioni con un clima generalmente fresco. Dopo le fortissime piogge e grandinate del 6 luglio, c’è stata un’inversione climatica che ha portato a un’estate calda e stabile. L’invaiatura è iniziata così nella prima decade di agosto, rivelando un buon carico produttivo con una notevole sanità dei grappoli che ha fatto presagire una buona vendemmia sia in termini di qualità che di quantità”. La vendemmia del Nebbiolo, spiega ancora il Consorzio, è avvenuta a ottobre secondo le tempistiche canoniche e non in anticipo come le temperature estive potevano lasciar intendere. Dal punto di vista quantitativo a livello globale non si notano cali di produzione significativi come segnalato in altri areali viticoli. Il Nebbiolo 2023 presenta livelli fenolici e tecnologici tipici delle grandi annate, senza correlazione tra caldo estivo e zuccheri eccessivi o cali di acidità: un’altra dimostrazione della grande capacità di questo vitigno di sapersi adattare ai cambiamenti climatici, forte anche del privilegiato rapporto con il territorio del Langhe, prospettando così un’annata di vini eleganti equilibrati e di grande potenziale. Che saranno alla base di un’altra edizione di successo di “Barolo en Primeur”, in calendario il 25 ottobre 2024.
Intanto, il Consorzio guarda al futuro, anche attraverso modifiche al disciplinare. E se non è passata, tra le altre, la proposta messa sul piatto dal Cda uscente di aprire alla possibilità di piantare vigna anche nei terreni esposti a Nord, senza in ogni caso aprire l’Albo dei vigneti e quindi aumentare il numero degli ettari rivendicati a Barolo, è arrivato il via libera per la limitazione della zona di imbottigliamento per Barolo e Barbaresco (che per legge deve coincidere con la zona di vinificazione), zona che nel disciplinare attuale non è prevista. Ma è stata anche approvata la modifica che permette ai produttori di utilizzare, per il Barbaresco, formati di capacità superiore a 6 litri e sino a 18 litri anche per la vendita (attualmente è consentito l’utilizzo di questi formati solo per scopi promozionali), come avviene già per i vini confezionati in recipienti fino ai 6 litri. Facendo così partire l’iter legislativo necessario per rendere le modifiche attuative nei rispettivi disciplinari.

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