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L’INDAGINE

Bio, sostenibili, ma anche premixati e rossi freschi: i trend del futuro per il vino in Usa

L’analisi incentrata sulla “consumer survey” realizzata da Nomisma: negli ultimi tre anni il consumo è cresciuto leggermente (+1%)
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Il rapporto dei giovani americani con il vino è in evoluzione

Tra le domande più ricorrenti, tra chi produce e analizza il mondo del vino, c’è sicuramente quella legata alle scelte dei consumatori, con i giovani che sono un “target” da riconquistare vista la loro attrazione, nel fuori casa in primis, principalmente per altre tipologie di bevande. In particolare le luci dei riflettori si accendono su un mercato strategico come quello degli Stati Uniti, che nel 2023 si è confermato il principale in valore, ma è stato superato da Germania e Regno Unito in volume. Un mercato che è cambiato e che desta qualche preoccupazione per gli addetti ai lavori, essendo quello che ha ridotto maggiormente le proprie importazioni di vino nel 2023, fermandosi a 806 milioni di euro e 206 milioni di litri, raggiungendo 6,18 miliardi di euro (-11,5%) e 1,22 miliardi di litri (-15%) https://winenews.it/it/nel-2023-il-mercato-del-vino-ha-perso-17-miliardi-sul-2022-litalia-tiene-08-in-valore_527392/. Una discesa che, il condizionale è d’obbligo, potrebbe continuare. Il dubbio viene anche dall’analisi dei trend delle nuove generazioni riguardo al loro approccio con il vino, anche se non mancano i margini per operare in diversi temi chiave (sostenibilità e bevibilità in primis). Una sfida che, se vinta, potrebbe cambiare le carte in tavola. Un’analisi incentrata sulla “consumer survey”, realizzata da Nomisma e presentata, nei giorni scorsi, in occasione dell’Assemblea Generale Federvini, a Roma, approfondisce il tema sui consumatori del domani, sia per il vino che per gli spirits, analizzando aspetti come le abitudini, comportamenti e luoghi di consumo, i criteri di scelta e le caratteristiche più ricercate, i cambiamenti rispetto al passato ed i trend futuri. L’indagine è stata realizzata su 1.500 consumatori americani (nei tre stati principali, New York, California, Florida), coinvolgendo una popolazione dai 21 ai 70 anni che ha consumato bevande alcoliche almeno in un’occasione negli ultimi 12 mesi: un arco temporale in cui il 61% ha consumato vino (identikit con reddito alto e titolo di studio elevato) ed il 60% spirits (titolo di studio medio-alto, reddito medio). Negli ultimi tre anni il consumo di vino è cresciuto leggermente (+1%), stabili gli spirits, mentre quelli che hanno fatto meglio sono gli hard seltzer (+5%), che, semplificando all’eccesso, si possono definire bevande leggermente alcoliche, gassate e aromatizzate, molto in voga tra i giovani, ed i ready to drinks cocktails (+4%), mentre la birra scende leggermente (-1%).
Tornando al vino, rispetto a cinque anni fa, le preferenze appaiono cambiate in modo importante e rispecchiano la voglia di esplorare, e quindi la ricerca della novità, ma anche di un’attenzione crescente verso prodotti meno alcolici ed all’insegna della sostenibilità: la prima voce di cambiamento riguarda un maggior consumo legato a più regioni (28%, ma 33% per la Gen X), davanti al consumo dei vini bianchi fruttati (24%), la maggiore attenzione all’acquisto di vini di qualità (24%, 29% i Millenials), la sperimentazione di diverse tipologie di rosé (21%), la predilezione per vini invecchiati (19%), il consumo dei vini più freschi (18%, 24% i Millenials), l’acquisto di vini premium e superpremium (18%, 28% il target dal reddito elevato, 23% i Millenials), più spumanti (17%, 19% i Millenials), una maggiore attenzione ad una gradazione più bassa (16%, 20% i Millenials), la predilezione per rossi più leggeri (15%), l’aspetto green (biologico, sostenibile) che è aumentato del 10%, ma del 15% per i Millenials. Il 9% consuma vini meno strutturati e il 18% dice di non aver cambiato preferenze (ben il 31% tra i Baby Boomers). Millenials, Gen X e Baby Boomers hanno iniziato a rapportarsi con il vino, e quindi a consumarlo, prevalentemente quando hanno avuto l’opportunità economica di farlo, il 36% appena ne ha avuto la possibilità, mentre il 9% non ha un interesse significativo per il vino. Il 43% della Gen Z ha iniziato a consumare vino da quando ne ha avuto la possibilità, il 29% sostiene, invece, che il vino non è una parte importante del proprio stile di vita, il 26% non ha ancora sviluppato un interesse significativo, ma è aperto a farlo quando avrà maggiori risorse finanziarie.
Interessante notare le tipologie di vino che cresceranno di più, secondo i consumatori, nei prossimi 2/3 anni: in testa c’è il marchio biologico (71%), insieme a certificazione sostenibile (71%). E poi la crescita dei piccoli produttori (69%), ed i premixati (68%, ma addirittura 75% per la Gen Z), la limited edition (61%, ma 70% per la Gen Z), rosè/orange wine (60%, 64% per Gen Z), rossi freschi da bere freddi (60%), semplici da mixare (58%), di fascia alta premium (57%), packaging con vetro più leggero (56%, 62% per Gen Z), e con tappo stelvin/screw cap (56%). Per il 54% della Gen Z cresceranno i vini a bassa gradazione alcolica.
Riguardo agli spirits, negli ultimi cinque anni c’è stata più voglia di sperimentare le diverse tipologie, di consumarne in modalità pura, e un’attenzione crescente per la fascia premium e super premium anche se c’è anche un 25% che dice di non aver cambiato preferenze (37% dei Baby Boomers). Rispetto al vino, l’approccio agli spirits, per Millenials, Gen X e Baby Boomers, parte da quando inizia la possibilità di bere alcolici più che per un fattore di disponibilità economica, solo il 16% ha infatti esplorato questo mondo quando ha avuto maggiori risorse finanziarie. Il rapporto con gli spirits, che sia in modalità mixata o meno, appare solido anche tra la Gen Z.
Tra le nuove tipologie di spirits che si prevede possano diventare popolari nei prossimi 2/3 anni, si parla di premixati (69%), semplici da mixare (69%, 72% per Gen Z), di fascia alta/premium (67%), craft spirits (superalcolici artigianali) 65%, con certificazione sostenibile (63%, 68% per Gen Z), con marchio biologico 62% (66% Gen Z), packaging con vetro più leggero (56%), e con la limited edition (collaborazioni con moda, influencer) per il 59% che crescerà e lo farà ancora di più per la Gen Z (65%).

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