C’è un vino che ri-nasce da un vigneto storico, allevato sotto il tempio di Giunone, in una delle aree archeologiche del Belpaese più belle e famose al mondo: è “Diodoros”, il vino della Valle dei Templi di Agrigento, frutto del Progetto Diodoros lanciato dal Parco della Valle dei Templi, in collaborazione con strutture produttive del territorio, per riprendere la coltivazione, nelle aree demaniali, di più di 400 ettari di cui già 120 affidati in concessione a privati per riportarli ad una vita produttiva. Un esempio di come il recupero delle antiche colture e della tutela della biodivesità possono essere uno strumento vitale per salvare il paesaggio, e una case history di un progetto che vede alleati pubblico e privato per salvaguardia e la promozione del territorio, di cui si parlerà il 12 dicembre nella sede del Parco ad Agrigento.
“Diodoros” nasce grazie alla convenzione tra l’ente Parco e Cva Canicattì in un percorso che punta a recuperare e valorizzare il grande giacimento agricolo del Parco della Valle dei Templi - 1.300 ettari - e delle aree demaniali legati ad un’agricoltura di collina che, nel corso dei millenni, ha disegnato il paesaggio selezionando le colture più idonee e innescato economia. L’obiettivo è quello di rilanciare i flussi turistici in questi territori colpiti da un vero e proprio processo di spopolamento attraverso alcuni aspetti che possano intercettare un pubblico più vasto che va dagli appassionati di archeologia a quelli del turismo rurale ed eno-gastronomico.
A raccontare il progetto saranno tra gli altri Giuseppe Parello, direttore generale Parco della Valle dei Templi, Giovanni Greco, presidente Cva Canicattì, Tonino Guzzo, enologo, Dario Cartabellotta, assessore regionale alla Risorse Agricole e Alimentari, e Maria Rita Sgarlata, assessore regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana.
La sfida è quella di recuperare dall’oblio produttivo uliveti, vigneti, mandorleti e campi seminativi che, un tempo non lontano, venivano considerati dei “giardini preziosi” mettendo in campo pubblico e privato per coordinare imprenditorialità di piccola e media entità, per produrre olive ed oli, vino, mandorle e pistacchi e molto altro ancora. Oltre alla Cva Canicattì infatti Valparadiso si occupa per esempio della raccolta delle olive e dell’imbottigliamento dell’olio prodotto dai terreni demaniali, mentre l’Associazione “Mandorla di Agrigento” della valorizzazione delle varietà autoctone. Inoltre con il Fai e l’Università di Palermo è nato il progetto “Mille Mandorli” che ha portato all’impianto di 1.000 piante in un’area colpita da incendio, mentre con la Soat e la Pro Loco di Favara si è realizzato un campo sperimentale di pistacchio. Accanto al recupero e al censimento del patrimonio arboreo esistente, alla realizzazione di un laboratorio per la caratterizzazione e la conservazione del germoplasma di mandarlo, olivo e pistacchio (grazie ai fondi del POR2000/2006) e all’ampliamento del museo vivente della specie della frutticoltura non irrigua della Sicilia. Ad inizio 2014, con il progetto “Agri - gentium” saranno affidati in concessione altri terreni demaniali per scopi sia sociali che produttivi.
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