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ANALISI

Cantine Riunite & Civ, Argea e Italian Wine Brands: il 2022 dei big del vino italiano

L’aggiornamento WineNews sui fatturati di gruppi, aziende e cooperative enoiche: vola Santa Margherita. E quante acquisizioni per crescere ancora
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I vigneti di Cantine Riunite

Il panorama del vino italiano, in pochi anni, ha vissuto cambiamenti enormi, nel segno dell’aggregazione e della crescita dimensionale, guidata fagli investimenti finanziari, che hanno dato vita ai due player più ambiziosi e vivaci del mercato: Argea, nato dall’operazione condotta da Clessidra mettendo insieme Mondodelvino con il veneto Gruppo Botter, e Italian Wine Brands, l’unico gruppo enoico quotato in Borsa. Sono loro, dietro a Cantine Riunite & Civ, gigante della cooperazione vitivinicola del Belpaese, a completare il podio delle aziende che hanno fatturato di più nel 2022, nell’aggiornamento di WineNews sui bilanci delle grandi aziende - private e cooperative - del vino tricolore. Quasi tutti in crescita i big del Belpaese enoico, nella consapevolezza che gli effetti dei costi di energia e materie prime, così come della guerra in Ucraina, si faranno sentire sul mercato globale dei consumi per tutto il 2023.

Per Cantine Riunite & Civ il 2022 ha portato una crescita del fatturato del 10%, per 261 milioni di euro che, con Gruppo Italiano Vini (Giv) e le società estere di distribuzione, come la francese Carniato e la statunitense Frederick Wildman & Sons, diventano 698,5 milioni (+10,1% sul 2021). Il progetto Argea, nato dall’operazione condotta da Clessidra mettendo insieme Mondodelvino con il veneto Gruppo Botter, dopo l’acquisizione della griffe abruzzese Zaccagnini ha visto i ricavi crescere del +8,3%, a quota 455 milioni di euro, ma l’obiettivo, come annunciato dall’ad Massimo Romani, è quello di “raggiungere i 500 milioni di euro di ricavi nel breve periodo, restando molto attenti alle opportunità del mercato”. Crescita leggermente più lenta quella di Italian Wine Brands, che nel 2022 segna il +5,2%, per 430,3 milioni di euro di fatturato, sull’onda delle acquisizione di Enovation Brands Inc. e Barbanera, prima cantina di proprietà in Toscana.

In quarta posizione troviamo quindi Caviro, il gruppo cooperativo emiliano-romagnolo che ha approvato il bilancio al 31 agosto 2022, chiudendo l’esercizio con un fatturato consolidato di oltre 417 milioni di euro, per un incremento del 7,1% sul 2021, che conferma Caviro come leader di mercato in Italia e all’estero, soprattutto grazie ai risultati di Caviro Extra, la società con sede a Faenza che concretizza l’economia circolare del Gruppo, trasformando i sottoprodotti della vinificazione in alcol, prodotti nobili, energia e fertilizzanti. Non è stato un grande 2022 per Cavit, gruppo che conta 5.250 soci conferitori, che coltivano più de 60% dei vigneti del Trentino, che ha chiuso il bilancio consolidato 2021/2022 (al 31 maggio 2022) a quota 264,8 milioni di euro, in calo del 2,3% sull’esercizio precedente, che conferma comunque la grande solidità finanziaria di Cavit, per cui l’export rappresenta il 76% del volume d’affari, con Stati Uniti e Canada ancora in primo piano come principali Paesi di sbocco.

Dovrebbe confermarsi in sesta posizione la Marchesi Antinori, che nel 2021 aveva chiuso il bilancio a 266 milioni di euro di fatturato, che ne fanno il primo gruppo del vino familiare del Belpaese (con redditività tra le più alte in assoluto, ndr): un risultato, quello della realtà plurisecolare arrivata alla 26esima generazione, con Albiera Antinori alla presidenza, che nei prossimi anni dovrebbe vedere una ulteriore accelerazione, dopo la definizione dell’acquisto della californiana Stag’s Leap Wine Cellars, che fattura mediamente 80 milioni di dollari. Ad un’incollatura, con 260,4 milioni di euro di fatturato, Santa Margherita Gruppo Vinicolo, della famiglia Marzotto, in settima posizione grazie ad una crescita del 18% sul 2021, come certificato dal bilancio approvato nei giorni scorsi.

Alla posizione n. 8 la più grande industria del vino piemontese, la Fratelli Martini, che ha chiuso il 2022 con un fatturato di 237,6 milioni di euro (+8,2%). Subito dietro, alla posizione n. 9, La Marca, specializzata nella produzione di spumanti, con fatturato 2022 pari 235,2 milioni di euro (+30,9%). A chiudere la top ten il gruppo trentino Mezzacorona, una delle più importanti cooperative del vino italiano e del Trentino, per cui il 2022 è stato un anno da ricordare: record storico del fatturato con oltre 213 milioni di euro (+8,6% sul 2021) e 66,8 milioni di euro liquidati ai soci.

Sfiora i 200 milioni di euro (199,5, per la precisione) il fatturato 2022 di Zonin 1821 - un mosaico di 9 tenute per 4.000 ettari, di cui 1.600 vitati - di cui l’85% dall’export, in oltre 140 Paesi nel mondo. L’esercizio di bilancio 2021/2022 (1 agosto 2021 - 31 luglio 2022) di Terre Cevico parla invece di un fatturato aggregato di 189,6 milioni di euro (+15,3%), e di una crescita dell’export a 72,9 milioni di euro (+40%), che incide per il 43% sui ricavi del consolidato del dodicesimo gruppo del vino italiano. Alla posizione n. 13 Vi.V.O. Cantine (Viticoltori del Veneto Orientale), realtà cooperativa che mette insieme 6.300 ettari di vigneti per oltre 2.000 soci produttori, i cui ricavi delle vendite dell’esercizio 2021/2022 ammontano a 164 milioni di euro: un +41,6% determinato dai maggiori volumi di prodotto, sfuso e confezionato, ma anche da una crescita dei prezzi.

Ottima la performance per la Marchesi Frescobaldi, che ha chiuso il bilancio 2022 a 153 milioni di euro (+17%): la storica azienda familiare che, dalla Toscana, è diventata una galassia nazionale, si è, intanto, arricchita di un altro “pianeta”, Poggio Verrano, nel comune grossetano di Montiano, 27 ettari a Cabernet Sauvignon, Merlot, Alicante, Sangiovese, Cabernet Franc, acquistato da Francesco Bolla, erede della famiglia veronese che a fine Ottocento ha fondato la casa vinicola Bolla, oggi parte del Gruppo Italiano Vini.

In quindicesima posizione un altro player di primissimo piano, il Gruppo Lunelli, che nel 2022 ha messo a segno una crescita del 13%, per un fatturato di 152 milioni di euro, di cui 102 generati dalla griffe Ferrari Trento, simbolo delle bollicine metodo classico del Trentino, il resto da Tenute Lunelli in Umbria, da Bisol 1542 nel Prosecco, dai distillati Segnana, dall’acqua Surgiva e dalla mitica cedrata Tassoni.
Risultati record anche per lo “specialista” del Prosecco, Villa Sandi, in sedicesima piazza:
l’azienda di Crocetta del Montello ha chiuso il 2022 con un fatturato a quota 145 milioni di euro, con una crescita sul 2021 del 20%. A proposito di novità, Cantina di Soave, Cantina di Montecchia, Cantina di Illasi e Terre al Lago sono diventati Cadis 1898, che ha chiuso il bilancio d’esercizio 2022 con un fatturato di 143,8 milioni di euro (+16 % sul 2021), costituito per il 66% dal mercato italiano e per il 34% da quello estero, nonostante un calo dei volumi venduti del -6%.

E ancora, alla posizione n. 18 troviamo Schenk Italia, arrivato nel 2022 a 140 milioni di euro (+7%) per 55 milioni di bottiglie vendute, alla n. 19 la cantina trevigiana Mionetto, che ha chiuso con un fatturato di 139 milioni di euro (+33%), ed un risultato importante sul fronte dell’export (l’80% della produzione), che ha registrato una crescita a doppia cifra (23% in termini di volumi) sui mercati. In ventesima piazza la Cooperativa Ermes, la cooperativa vitivinicola di primo livello con il più alto numero di ettari coltivati in Italia, presente in Sicilia, Veneto, Puglia e Abruzzo, insieme alla Cantina sociale Valle di Sangro di Atessa: l’ultimo dato sul fatturato consolidato è di 130 milioni di euro, su cui incide e non poco la vendita di vino sfuso.

Al n. 21, tra le cantine e i gruppi del vino italiano che hanno fatturato di più nel 2022, Ruffino, che ha chiuso il bilancio a 124 milioni di euro di ricavi, in linea con l’anno precedente, con un risultato operativo (ebit) del 10% e 28,6 milioni di bottiglie vendute (-4%). Risultato praticamente identico a quello del Gruppo Collis, che ha un fatturato consolidato proforma di 124 milioni di euro, con 74 milioni di bottiglie vendute, per oltre i due terzi in più di 70 Paesi stranieri, coprendo tutti o quasi i canali di vendita, dalla Gdo all’Horeca. Alla posizione n. 23 Piccini1882, che conta cinque tenute sparse tra il Centro e il Sud Italia, per oltre 200 ettari di vigneti (con Fattoria di Valiano nel Chianti Classico, Tenuta Moraia in Maremma, Villa al Cortile a Montalcino, Regio Cantina nel Vulture e Torre Mora sull’Etna), cui si è aggiunto un anno fa il brand piemontese “Porta Rossa”, e ha chiuso il 2022 con un fatturato in crescita del 10%, a 110 milioni di euro.

Alla posizione n. 24 troviamo una altro grande gruppo cooperativo del Nord Est, i Vignaioli Veneto Friulani, che hanno fatturato 108 milioni di euro, poco più di Contri Spumanti (106,9 milioni di euro), su cui ha investito forte Hyle Capital Partners, società di gestione del risparmio che promuove e gestisce fondi di Private Equity che investono nel capitale di piccole e medie imprese italiane, attraverso il proprio fondo “Finance for Food One”. Alla posizione n. 26 un altro big del Prosecco, Serena Wines 1881, che supera i 100 milioni di fatturato, più della metà all’estero, con il 90% del giro d’affari realizzato in bar e ristoranti, e l’obiettivo, per il 2023, di consolidare risultati ed export, focalizzandosi sui mercati di Usa, Canada e Francia.
Infine, Prosit Group, gruppo vinicolo guidato da Sergio Dagnino e partecipato dal fondo “Made in Italy Fund” by Quadrivio & Pambianco, nato nel 2018, e che, nel 2022, ha raggiunto una quota di 90 milioni di euro di fatturato con 26,5 milioni di bottiglie prodotte, con cinque brand, ovvero Cantina di Montalcino (Toscana), Torrevento (Puglia), Nestore Bosco (Abruzzo), Tenuta di Collalbrigo (Veneto), e La Cacciatora di Casa Vinicola Caldirola.

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