Un settore che detiene il primato europeo con 1,4 miliardi di chili di risone all’anno, secondo i dati Coldiretti, e la cui coltivazione si concentra soprattutto al Nord: il Pavese, con 83.000 ettari, e le Province di Vercelli e Novara, con 100.000 ettari complessivi, da sole coprono il 90% della risicoltura nazionale. Ma anche un comparto minacciato dalle importazioni di riso straniero che fanno crollare i prezzi di quello italiano con i produttori nazionali che si vedono pagare quasi la metà rispetto solo a pochi mesi fa, con cifre precipitate al di sotto dei costi di produzione. È l’allarme lanciato proprio da Coldiretti che racconta di una filiera nazionale, quella del riso, già entrata in sofferenza a poche settimane dall’avvio della raccolta, con le quotazioni all’origine per le varietà più note come il Carnaroli o l’Arborio che sono quasi dimezzate, passando indicativamente da 1-1,10 euro al chilo a 60-70 centesimi, nell’attuale campagna.
A pesare, evidenzia l’associazione di categoria basandosi su dati Istat, è l’aumento del 10% nei primi 7 mesi 2025 delle importazioni di riso dall’estero, per un totale di 208 milioni di chili, acuito dal fatto che il 60% di quello che arriva in Italia gode di tariffe agevolate (con il 50% che arriva confezionato). Dal 2009, infatti, grazie all’iniziativa europea “Everything But Arms” (Eba) che consente ai Paesi meno sviluppati di esportare nell’Ue tutti i prodotti, tranne armi e munizioni, senza pagare dazi doganali, le importazioni da questi Stati (come Vietnam, Cambogia e Birmania) sono passate da 9 a quasi 50 milioni di chili: un dumping - dice Coldiretti - aggravato dall’uso di pesticidi vietati e dal sospetto di sfruttamento del lavoro minorile.
L’associazione degli imprenditori agricoli esprime a tal proposito preoccupazione anche per un possibile futuro accordo tra Ue e India e per l’evoluzione dei negoziati sulla revisione del Regolamento sul Sistema delle Preferenze Generalizzate (Spg) che rischia di portare ad una clausola di salvaguardia che si attiverebbe solo al superamento di oltre 600.000 tonnellate di riso base lavorato, “una quantità assolutamente inaccettabile e inutile a difendere la filiera nazionale”, oltre che per il recente accordo del Mercosur, un’intesa che prevede l’ingresso in Europa di riso a dazio zero fino a 60 milioni di chili, che andrebbero a sommarsi alle quantità attuali, con il Brasile che è oggi il primo produttore extra-asiatico a livello mondiale: “ma mancano reciprocità e regole comuni poiché i coltivatori sudamericani usano fitofarmaci vietati in Europa, hanno manodopera a basso costo e controlli meno rigidi”, conclude Coldiretti, aggiungendo che “alla concorrenza sleale del prodotto straniero si sommano le incognite legate ai costi di produzione sulla scorta di guerre e tensioni internazionali”.
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