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CENTRO STUDI ASSOENOLOGI: CON PRODUZIONE MONDIALE IN CALO NEL 2012 MANCHERANNO ALL’APPELLO PER SODDISFARE LA DOMANDA GLOBALE 18 MILIONI DI ETTOLITRI DI VINO. ITALIA FERMA A 40 MILIONI, CON TENDENZA AL RIBASSO E PREZZI IN FIBRILLAZIONE

E’ in calo la produzione vitivinicola italiana ma anche quella degli altri Paesi produttori, tanto che per il 2012 mancheranno all’appello, per soddisfare la domanda globale, circa 18 milioni di ettolitri di vino. A calcolarlo è il Centro Studi Assoenologi. Quanto all’Italia, “la produzione di vino oscillerà sui 40 milioni di ettolitri con tendenza al ribasso e con prezzi all’ingrosso in fibrillazione. Siamo di fronte - dice l’associazione degli enologi (Assoenologi) - alla vendemmia più scarsa dal 1950”.

Focus - Se a risollevare le sorti dell’Italia del vino ci pensa l’export
Nonostante la scarsità della vendemmia, a risollevare le sorti del settore vitivinicolo italiano ci pensano i mercati esteri. L’export dei vini cresce più dell’esportazione complessiva del made in Italy. Gli ultimi dati disponibili delle vendite di vino italiano all’estero (primo semestre 2012), elaborati da Assoenologi su rilevazioni Istat, confermano infatti un’accelerazione in valore rispetto al giugno 2011 che arriva al 7%, a fronte di una flessione dei volumi del 10,6%. “Il che vuol dire - commenta Giuseppe Martelli, direttore generale Assoenologi - che anche da gennaio a giugno abbiamo mandato all’estero meno prodotto ma, dato che la flessione quantitativa riguardava principalmente lo sfuso e i vini di piu’ bassa fascia, abbiamo guadagnato di più”.
In particolare, prosegue Assoenologi, i volumi registrano un decremento, passando da 11,6 a 10,4 milioni di ettolitri, mentre il valore passa da 2.025 a 2.168 milioni di euro. “Di questi trend divergenti ne beneficia il valore medio unitario in ascesa da 1,75 a 2,09 euro/litro, con un balzo di oltre il +19,8%” sottolinea Martelli. La crescita del valore dell’export coinvolge tutti i segmenti della produzione. Il dato più elevato è ancora una volta da addebitare allo spumante con +12,5%, seguito dal vino in bottiglia +7,0%. Difficoltà invece sul versante dei volumi: -0,5% per i vini in bottiglia, -24,8% per lo sfuso, -10,3% per lo spumante e -5,5% per i vini frizzanti.
Secondo Assoenologi, l’Unione Europea rimane la destinazione prioritaria per il settore vino con il 53% del valore delle esportazioni, ma il ruolo giocato dai Paesi Terzi ha assunto un peso crescente, sia per l’aspetto demografico e quindi del potenziale consumo, sia per le asincronie della congiuntura internazionale. “In questa delicata fase l’Estremo Oriente è destinato a giocare un ruolo di crescente importanza” spiega il direttore di Assoenologi. Nei primi sei mesi dell’anno il flusso export in valore lievita da 1.088 a 1.128 milioni di euro (+3,7%), mentre nei Paesi Terzi la crescita varia da 937 a 1.039 milioni (+10,9%). L’area dei Paesi Terzi cresce quasi tre volte l’Unione, con una tendenza all’ampliamento della forbice nel secondo trimestre. Sul versante dei volumi, invece, si registra una netta flessione che nell’Ue si attesta a -14,8%, mentre nei Paesi terzi mostra una seppure lieve crescita (+0,4%)”. Tra i mercati principali si registra una crescita diffusa con qualche leggera sofferenza nella Ue: Paesi Bassi (-3,0%) e Danimarca (-10,5%). Una maggiore dinamicità si registra in Svezia (+27,5%) e Norvegia (+24%), consolidando la posizione leader nei rispettivi mercati.
La crescita diffusa e sostenuta è di casa in Estremo Oriente. Giappone in testa, dopo un lungo periodo di calma, le variazioni sono dell’ordine del +41,3% in valore e +27,3% in volume. Tra i mercati minori in decisa crescita si segnala Hong Kong (+36% valore e +41% volume), Singapore (+33% valore e + 21% volume) che costituiscono hub importanti di comunicazione delle nuove tendenze delle aree d’influenza. I volumi sono in netta contrazione nella maggior parte dei mercati. In Germania le importazioni di vino italiano flettono da 3,4 a 3,0 milioni di ettolitri (-12,4%), con una progressiva contrazione negli ultimi mesi. In misura più contenuta la tendenza regressiva si registra nel Regno Unito -3,2%. In Russia la contrazione si fa più profonda (-28,6%). Perfino negli Stati Uniti i dati negativi di giugno fanno ritornare la variazione della crescita nel quadrante negativo. Tra i mercati in espansione troviamo tutti i mercati principali dell’Estremo Oriente e il generoso mercato canadese +14,9%.

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