Un valore economico di distretto che, con il vino come perno intorno al quale ruotano olio, agricoltura di qualità, ristorazione, accoglienza e non solo, è stimabile intorno ad 1 miliardo di euro; la Gran Selezione (vedi focus) e la Riserva che crescono e, insieme, valgono poco meno della metà della produzione e oltre la metà del giro d’affari; le “Uga”, unità geografiche aggiuntive (San Casciano, Montefioralle, Panzano, San Donato in Poggio, Castellina, Vagliagli, Greve, Lamole, Radda, Gaiole e Castelnuovo Berardenga), che, dal 1 luglio, saranno finalmente in etichetta, sulla Gran Selezione: ecco il presente e l’immediato futuro del Chianti Classico, denominazione regina del vino di Toscana, con 7.000 ettari di vigneto ed una produzione media annua tra 35 e 38 milioni di bottiglie che vanno in 160 Paesi del mondo, Usa, Italia e Canada in testa, protagonista della “Chianti Classico Collection” 2023. Vetrina delle nuove annate di un territorio “che è in grande salute, che cresce sui mercati, in volume e valore, e vede crescere costantemente anche i prezzi medi dei vini, e che guarda al futuro con ottimismo, con grande attesa per le Uga, che arriveranno in etichetta dal 1 luglio, visto che la modifica al disciplinare è passata in Comitato Nazionale Vini e si attende solo la firma del decreto ministeriale”, ha detto, a WineNews, Giovanni Manetti, presidente del Consorzio del Chianti Classico, che riunisce 482 soci, di cui 345 imbottigliatori.
I numeri, del resto, confortano, perchè il 2022 si è chiuso con un bilancio di bottiglie vendute che segna un +6% sulla media del triennio precedente. Ma preme sottolineare che è aumentato soprattutto il valore globale della denominazione, con un fatturato totale in netta crescita, che, nel 2022, ha registrato un +17% sull’anno precedente e addirittura +46% sul 2020 (dati: Osservatorio Maxidata). “In quantità abbiamo praticamente bissato le vendite di un 2021 da record, facendo appena qualcosa meno, ma con un valore che è cresciuto, e non solo per l’inflazione”, ha sottolineato ancora Manetti. In ogni caso, il valore della denominazione cresce su tutta la filiera, anche a partire dal prezzo delle uve e dello sfuso: la quotazione media ad ettolitro di vino Chianti Classico nel 2022 è stata più alta del 10% sull’anno precedente, offrendo una maggiore remuneratività anche alle aziende che non imbottigliano. Per il prodotto imbottigliato, si conferma la tendenza alla crescita del peso - in volumi venduti e in valore - delle tipologie “premium” del Chianti Classico, Riserva e Gran Selezione. Nel 2022 le due tipologie hanno rappresentato, congiuntamente, il 45% della produzione e il 56% del fatturato. Con la sola Gran Selezione, vertice qualitativo, della piramide, che vale appena il 5% dei volumi, ma ben il 13% del valore.
Guardando ai mercati del Chianti Classico, sono proprio gli Usa che, nel 2022, hanno registrato un boom di vendite di Gallo Nero, confermandosi ancora una volta al primo posto: il 37% delle bottiglie di Chianti Classico sono state vendute su questo mercato contro il 33% dell’anno precedente (+12%). Complice il dollaro forte, ma anche la continua crescita in notorietà della denominazione su questo mercato. Pressoché stabile, al secondo posto, il mercato interno dove oggi viene venduto il 19% del totale dei vini Chianti Classico commercializzati; segue il Canada al terzo posto (10%), un mercato che, negli ultimi anni, ci ha regalato grandi soddisfazioni e per cui il Consorzio intravede ancora ottime potenzialità di crescita. Buona anche la performance del Regno Unito che si attesta al quarto posto (7%): un Paese dove il Consorzio Vino Chianti Classico continuerà ad investire anche nel 2023 con vari eventi e attività promozionali. Poi, ancora fra i mercati consolidati, ricordiamo la Germania al 6%, un mercato che è e sarà oggetto di particolare attenzione nella strategia consortile, insieme a Svezia e Francia (paesi target nell’ambito del progetto triennale Meet). A seguire: Paesi Scandinavi (5%), Svizzera (3%), Benelux (3%), Giappone (2%) e Corea del Sud (2%). Ma una nota particolare va dedicata alla Francia, mercato con bassi volumi di vendite (1% del totale), ma fatto di consumatori attenti ed esperti, che, nel 2022, ha riconosciuto il valore medio più alto ai vini Gran Selezione, e incrementato in generale le vendite dei vini a denominazione, segnando un +60% sui volumi di Chianti Classico acquistati sull’anno precedente. “Dell’affermazione del Chianti Classico sui mercati internazionali - dichiara Giovanni Manetti, presidente del Consorzio - e, in particolare, del trend positivo degli Stati Uniti e del Canada e della tenuta di tutti gli altri mercati storici per i vini del Gallo Nero, siamo molto soddisfatti. Da anni il Consorzio sta investendo sul potenziamento dei suoi mercati storici, anche con alcune attività innovative che ci permetteranno di avere una presenza sempre più costante e capillare nei vari paesi di riferimento”.
Ma il focus ora è sull’arrivo delle Unità Geografiche Aggiuntive (Uga). “Un progetto molto importante, che ha, tra gli suoi obiettivi principali, quello di rafforzare la comunicazione del binomio vino-territorio ed aumentare la qualità in termini di identità e territorialità. L’attenzione alla qualità da noi non è mai mancata e per i produttori di Chianti Classico cercare di produrre vini sempre più ‘trasparenti’ ovvero capaci di esprimere sempre di più il territorio in cui sono prodotti, è di vitale importanza ed è quello che richiede sempre di più anche il mercato. L’introduzione del nome dell’Unità Geografica in etichetta servirà ad intercettare e soddisfare l’interesse di quei consumatori che, in numero sempre maggiore, desiderano approfondire la conoscenza del rapporto fra i vini del Gallo Nero e il loro territorio di origine”, ha detto ancora Manetti. Che, a WineNews, parlando di sostenibilità, ha aggiunto: “da tempo i produttori del territorio lavorano su questo fronte, che è importantissimo. Oltre la metà dei vigneti della denominazione è condotta in regime biologico, due terzi delle cantine sono certificate, ma non ci fermiamo. Il riscaldamento climatico è un tema, anche se dobbiamo ricordare che il 65% del territorio è fatto di bosco, che raffresca le temperature e aiuta a trattenere l’acqua. Inoltre, il Sangiovese è una varietà che ha una maturazione tardiva, e questo ci aiuta a gestirla. In ogni caso, anche se siamo abbastanza tranquilli, stiamo lavorando per capire come evolveranno le cose e come gestirle, per tutelare la qualità della nostra produzione”.
Un territorio in continua evoluzione, il Chianti Classico, ma con un glorioso passato, e con la leggenda del Gallo Nero che è diventata un cortometraggio, e realizzato dall’agenzia Swally, tra la Firenze del Rinascimento e la Siena del Medioevo. Per raccontare un territorio antico, che guarda al futuro.
Focus : Chianti Classico Gran Selezione, record di vendite. Crescita a due cifre per la tipologia premium del Chianti Classico: a +30% nel 2022
Nel febbraio 2014 furono 33 i primi produttori che presentarono altrettante etichette alla stampa internazionale. Oggi i produttori che hanno nel loro portafoglio prodotti il Chianti Classico Gran Selezione sono 164, e le etichette 203: una crescita costante negli ultimi anni, a testimonianza dell’ampia adesione a questo progetto da parte della base sociale.
Il 2022 è stato un anno da record per la Gran Selezione: si è chiuso un segno più che positivo, con il 30% di vendite in più rispetto all’anno precedente, in un contesto di una sostanziale stabilità della denominazione. L’interesse verso questa tipologia è stato sostenuto negli anni dal lavoro del Consorzio in termini di comunicazione, scommettendo sulle potenzialità di questa tipologia come massima espressione di territorialità. Il progetto consortile della Gran Selezione andrà incontro a un’ulteriore evoluzione a breve, con l’aumento della percentuale minima di Sangiovese ammesso (da 80% a 90%), l’ammissione dei soli vitigni autoctoni come complementari e la possibilità di inserire in etichetta una delle nuove Unità Geografiche Aggiuntive.
Questo passo, molto atteso dai mercati, andrà a definire maggiormente una tipologia che si è affermata via via come motore trainante della denominazione in termini di valore percepito. L’attenzione mediatica che attraggono le etichette di Gran Selezione, da anni presenti nelle riviste di settore con i punteggi più alti, ha avuto ripercussioni positive su tutti i vini Gallo Nero. Dimostrazione di questo è la crescita congiunta della Riserva, solidalmente affermatasi in percentuali sempre crescenti dall’introduzione della Gran Selezione. In termini di volumi prodotti, la Gran Selezione si attesta stabilmente al 5% della produzione totale di Chianti Classico, ma genera un fatturato del 13% sul valore totale della denominazione. Quest’ultimo dato è in crescita del 15% rispetto all’anno precedente, inserendosi in un trend di apprezzamento della tipologia già in atto nel 2019 e nel 2021.
Andando ad analizzare in dettaglio chi siano gli appassionati della punta della piramide qualitativa del Chianti Classico, si nota subito che la domanda principale è di origine statunitense (gli Usa sono il primo mercato per il Gallo Nero, 37%), senza variazioni significative in termini di volumi rispetto all’anno precedente, ma con una crescita del fatturato del 18%. Un simile scenario lo offre anche la Svizzera, dove di fronte a un aumento dei volumi dell’8%, il valore del venduto è cresciuto di un terzo. Un caso a parte invece la Francia. Sono proprio i cugini d’Oltralpe ad aver incrementato la domanda del 50%, con una disponibilità di spesa generosa (136%).
In sintesi, sono gli appassionati dei mercati maturi, ove negli anni il Consorzio e le aziende hanno investito con continuità, grazie anche a programmi dell’Unione Europea come il fondo OcmVino per i Paesi Terzi e il regolamento 1144 per il mercato europeo.
“Il successo della Gran Selezione non deve stupire”, dichiara il presidente del Consorzio del Vino Chianti Classico, Giovanni Manetti, “questa tipologia, che era una novità assoluta nel panorama normativo italiano nel 2014, si traduce come massima espressione di territorialità nel bicchiere. È questo il vero valore aggiunto che il consumatore riconosce e chiede oggi. La risposta entusiasta del mercato in questo 2022 pieno di soddisfazioni è solo un passo verso una sempre maggiore sintonia tra chi è appassionato di vino e chi lo produce: l’amore e l’interesse per il territorio in cui esso viene prodotto. E la Gran Selezione sempre più rappresenta questo legame.”
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