L’apertura di un’indagine antidumping sul vino di provenienza europea da parte della Cina, deflagrata su tutti i media, non arriva inattesa e, se i Governi dei Paesi leader nel settore, Francia ed Italia, esprimono, in modo diverso tutta loro partecipazione, l’Europa non sembra intenzionata a forzare la mano. D’altro canto, nel Belpaese, una voce autorevole come quella del presidente di Federvini, Lamberto Vallarino Gancia, invita alla prudenza, ricordando che “in questo momento il mercato è al sicuro, e l’Europa ha 60 giorni di tempo per trovare dei punti di contatto con la Cina”. Già, il grande gigante asiatico, pronto a diventare la prima economia mondiale, come vive questo momento di tensione? Con preoccupazione, almeno da parte degli importatori: sono 400 quelli autorizzati dal Governo di Pechino, colossi da milioni di bottiglie e migliaia di posti di lavoro. Per la gente comune, invece, la percezione è quella di una disputa tra Cina e Francia (che rappresenta nell’immaginario, l’essenza del vino europeo), in cui il 95% della popolazione è a favore della scelta del proprio Governo, convinti, in larga maggioranza, che alla fine, in qualche modo, si troverà un accordo che accontenti tutti, produttori di vino europei, e aziende del fotovoltaico cinesi.
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