Dal Chianti Classico a Montalcino, passando per Montepulciano, i principali territori enoici della Toscana registrano un importante risultato qualitativo sui vini del 2006. E i tre Consorzi giudicano, unanimemente, il millesimo 2006 a “cinque stelle”.
Ma, accanto a questo lusinghiero risultato sul versante produttivo, un altro segnale altrettanto incoraggiante viene dal mercato: le tre denominazioni toscane vedono i propri risultati commerciali - specie quelli delle vendite oltre confine - crescere di alcuni punti percentuale, a conferma di una tendenza alla ripresa per un mercato, quello del vino, ancora non del tutto uscito dal tunnel dell’ultimo quinquennio.
Il Brunello di Montalcino (venduto per il 60% all’estero, per un giro d’affari complessivo, nel 2006, di 140 milioni di euro) continua ad essere il vino italiano più amato negli Usa: una bottiglia su quattro di Brunello è stappata sul mercato statunitense, che da solo assorbe il 25% dell’export. Resta di grande fascino anche l’appeal di Montalcino: ultima “vittima” l’azienda Allegrini di Fiumane in Valpolicella, che, insieme a Leonardo Lo Cascio (patron di Winebow, una delle società d’importazione di vini più importante degli Stati Uniti, e partecipata dal fondo di private equity Freeman & Spogli, lo stesso dell’attuale ambasciatore americano a Roma), ha acquistato (i rumors parlano di 12 milioni di euro) la Tenuta San Polo (150.000 bottiglie) proprio a Montalcino, di proprietà di Mario Fertonani (presidente di Banca Intesa per l'Impresa, ndr).
Anche le vendite del Nobile di Montepulciano, nel 2006, hanno un accentuato segno positivo. E se la tendenza generale parla di una crescita spalmata su tutta l’Europa (+8,4% per un totale di 5.500.000 di bottiglie), il dato più eclatante giunge anche per i vini di Montepulciano dagli Stati Uniti, dove il Nobile ha realizzato una tendenza alla crescita, progressiva e costante. Sul 2004, quando la percentuale di export in Usa aveva fatto registrare un 7,2%, il 2005 è stato l’anno della svolta con la percentuale che ha toccato il 9,9% superando nel 2006 quota 10%.
Trend positivo anche in Chianti Classico: la congiuntura corrente della produzione e del mercato del vino prodotto fra Siena e Firenze è decisamente positiva. Il mercato, dopo una fase di stasi, sta mostrando chiari e confortanti segni di espansione, con un aumento delle marcature (+14% del 2005 sul 2004 e +5% del 2006 sul 2005). Il positivo andamento delle vendite (sui 40 milioni di bottiglie per un giro d'affari di 535 milioni di euro) coincide con la recentissima fusione fra Consorzio del Vino Chianti Classico e del Consorzio del Marchio Storico, una strategia che ha riportato al centro di tutta la produzione Chianti Classico un unico simbolo, il “Gallo Nero”, razionalizzando e rafforzando la comunicazione, l’immagine e la riconoscibilità nei confronti del consumatore, di un marchio più che mai amato anche all’estero, tanto che il 70% della commercializzazione interessa i mercati internazionali. Il nuovo corso del Consorzio ha “incuriosito” anche la Antinori, una delle griffe leader del panorama enologico italiano, che, proprio in quel territorio, ha le sue tenute storiche. E’ proprio il suo direttore generale, Renzo Cotarella, ad aprire per una possibile rientro di Antinori sotto il simbolo del Gallo Nero: “in azienda stiamo valutando attentamente la questione - spiega Cotarella - ci pare di capire che il nuovo corso intrapreso dai nostri amici del Consorzio vada nella direzione giusta. Dunque, non escludo che anche a breve si possa aprire un tavolo di discussione”.
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