La politica (a parole, per ora) fortemente isolazionista del Presidente americano Donald Trump sembra non essere valida per almeno una delle sue attività commerciali: secondo quanto riportato, tra gli altri, da “Decanter” (www.decanter.com), Trump Vineyard Estates, la cantina della Virginia acquisita dall’immobiliarista newyorkese nel 2011, ha infatti chiesto non meno di ventitrè permessi speciali per autorizzare al lavoro temporaneo manodopera straniera nei vigneti dell’azienda.
L’azienda di Charlottesville - che è guidata dal figlio di Trump, Eric, dall’inizio della campagna elettorale per le presidenziali - ha chiesto i permessi tra l’aprile e l’ottobre 2016, quando quindi la retorica di “The Donald” era già ben chiara in tema di forza lavoro e immigrazione; ma a quanto pare, i visti H2-A si sono resi necessari per rendere più appetibili i poco più che undici dollari l’ora che l’azienda è disposta a pagare in cambio di manodopera vitivinicola, a fronte di un salario minimo che, per la Virginia, è compreso tra i sette e gli otto dollari l’ora. Senza contare il fatto che l’azienda, come conseguenza della “discesa in campo” di Trump, è stata fatta oggetto di boicottaggio da parte di alcuni cittadini dello Stato americano.
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