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COLDIRETTI DENUNCIA: “LO STATO FA CONCORRENZA AI NOSTRI IMPRENDITORI PROMUOVENDO ALL’ESTERO (CON SIMEST, SOCIETA’ CONTROLLATA DAL MINISTERO DELLO SVILUPPO) LA VENDITA DI SALAME TOSCANO MADE IN USA”. FOCUS: LA SPESA “COLORATA” & DIBATTITO SULLA PAC

Non Solo Vino
Il presidente Coldiretti Sergio Marini

“Lo Stato italiano promuove le vendite all’estero della bresaola uruguaiana ma anche la finocchiella, il salame toscano e il culatello prodotti negli Stati Uniti e venduti a New York dalla salumeria Rosi del Gruppo Parmacotto il quale ha appena stipulato un vantaggioso accordo che prevede un investimento di ben 11 milioni di euro nel proprio capitale sociale da parte di Simest, una società per azioni controllata dal Ministero dello Sviluppo Economico con la partecipazione di privati”: senza giri di parole, ecco la denuncia del presidente della Coldiretti, Sergio Marini, dal Forum internazionale dell’Alimentazione, chiuso ieri a Cernobbio. E dove Marini ha mostrato il culatello prodotto con carne statunitense a marchio “Salumeria Biellese” e la bresaola uruguaiana a marchio Parmacotto, risultato dello shopping effettuato dalla task force della Coldiretti alla Salumeria Rosi a New York, 283 Amsterdam Avenue, punto vendita del gruppo Parmacotto che il 12 ottobre ha ricevuto l’impegno di un finanziamento pubblico da parte della Simest finalizzato “al potenziamento della struttura produttiva e del processo di internazionalizzazione verso i mercati target, con particolare attenzione agli Usa, Francia e Germania, dove il Gruppo mira a consolidare la propria presenza”.
“Non è politicamente accettabile che lo Stato, che rappresenta tutti i cittadini italiani, finanzi direttamente o indirettamente la produzione o la distribuzione di prodotti alimentari che non hanno nulla a che fare con il tessuto produttivo del Paese ma che anzi - ha sottolineato Marini - fanno concorrenza sleale agli imprenditori impegnati nell’allevamento e nella produzione in Italia. In un momento di crisi si sprecano soldi per favorire la delocalizzazione e non certo l’internazionalizzazione e si alimenta - sostiene Marini - il giro di affari dell’Italian sounding che si stima superi i 60 miliardi di euro l’anno (164 milioni di euro al giorno), cifra 2,6 volte superiore rispetto all’attuale valore delle esportazioni italiane di prodotti agroalimentari. Gli effetti economici diretti dell’Italian sounding sulle esportazioni di prodotti agroalimentari realmente made in Italy si traducono, inevitabilmente, in effetti indiretti sulla bilancia commerciale, in costante deficit nell’ultimo decennio”.
“Un danno per le imprese e un danno per il Paese - ha aggiunto il presidente della Coldiretti - quello che è più grave è che la finanziaria di Stato rimane “reticente” anche dopo le denuncia pubblica che abbiamo presentato alla Commissione Parlamentare di Inchiesta sui fenomeni della contraffazione e della pirateria in campo commerciale e al Ministero delle Politiche Agricole che ha addirittura istituito un tavolo di lavoro sulla vicenda dell’incredibile acquisto di quote da parte della Simest della società rumena denominata Lactitalia. Lactitalia - spiega Marini - ha sede in Romania e produce, utilizzando latte di pecora romeno e ungherese, formaggi rivenduti con nomi italiani (tra gli altri Dolce Vita, Toscanella e Pecorino). La presenza sui mercati internazionali di prodotti di imitazione del pecorino romano è la principale ragione della grave crisi che colpisce i pastori italiani e della quale lo Stato si è reso complice”.
Di fronte a questa situazione sono due le domande che si pone la Coldiretti: “perché lo Stato investe risorse pubbliche per divenire proprietario di un’azienda che fa concorrenza agli imprenditori nazionali evocando un’italianità dei prodotti in realtà insussistente? Quanti casi analoghi esistono e quali iniziative si intende adottare per porre fine a questa grave situazione che frena la crescita dell’agricoltura italiana e del Paese?”, ha concluso Marini.
In evidenza - Il caso Parmacotto
Nel 2008 la Simest acquista una quota di partecipazione del 49% in Parmacotto Usa, la società che si occupa della distribuzione all’ingrosso dei prodotti Parmacotto negli Stati Uniti. Lo stesso anno apre a New York la Salumeria Rosi, negozio monomarca per la vendita di salumi italiani. “Abbiamo constatato che i clienti li percepiscono come prodotti di alta qualità - dichiara l’amministratore delegato di Simest - e ciò fa crescere l’attenzione per la tradizione alimentare italiana dei consumatori americani”. I prodotti commercializzati sono quelli della tradizione regionale tricolore, dal culatello alla finocchiona. Tuttavia, sottolinea la Coldiretti, la metà delle carni lavorate per la produzione proviene, secondo quanto affermato dallo stesso amministratore delegato di Parmacotto, Alessandro Rosi, “da Francia, Danimarca, Spagna e Germania, per lo più”. Lo stesso processo di produzione è stato trasferito in Usa: nel New Jersey. Tra i prodotti commercializzati sul mercato statunitense c’è anche un Culatello Salumeria Biellese che riporta in etichetta il Paese di origine della carne (non italiana) ma il cui marchio, dice la Coldirettii, è quanto meno fuorviante, visto che non ha niente a che fare con Biella. Nel 2009 Parmacotto Usa riacquista la totalità delle azioni, con un debito verso Simest di 3 milioni e mezzo di euro. Nel 2010 la partecipazione di Simest compare però nuovamente per il 49% delle quote in Parmacotto Usa. Il 12 ottobre 2011 Parmacotto e Simest annunciano un’intesa per il potenziamento della struttura produttiva e del processo di internazionalizzazione che prevede investimenti per 16 milioni di euro per consolidare la presenza del gruppo in Usa, Francia e Germania. In cantiere anche la realizzazione di uno stabilimento per la produzione di pre-affettati negli Stati Uniti. Alla Simest viene riservato un aumento del capitale sociale pari a 11 milioni di euro.
Il caso Lactitalia
Lactitalia è una società a responsabilità limitata costituita nel 2005 in Romania per la lavorazione e la commecializzazione di prodotti lattiero caseari e posseduta al 29,5% dalla Simest controllata dal Ministero dello Sviluppo Economico. Il restante 70,5% è controllato dalla Roinvest con sede a Sassari con amministratori, tra gli altri, Andrea Pinna ossia il vicepresidente del Consorzio di Tutela del Pecorino Romano, e Pierluigi Pinna ossia il consigliere dell’organismo di controllo dei formaggi pecorino Roma, Sardo e Fiore Sardo Dop. Lactitalia commercializza in Italia e in altri Paesi europei formaggi di “tradizione italiana” col marchio “Dolce vita” (mozzarella, pecorino, mascarpone, caciotta) e di tradizione romena tra cui anche una ricotta con la denominazione “Ricotta toscanella”. “Per voi - si legga nella presentazione dei prodotti sulla pagina internet dell’azienda - abbiamo intrecciato il latte rumeno alla tradizione italiana”. Secondo la Coldiretti, tali prodotti evocano in realtà una origine e una fattura italiana che non possiedono, allo scopo di far intendere al consumatore acquirente che i prodotti sono di origine e tradizione tricolore. Ciò arreca un danno al patrimonio agroalimentare nazionale, sottolinea Coldiretti, con il paradosso che l’operazione è addirittura finanziata con l’intervento dello Stato italiano, attraverso la Simest. Dopo la denuncia di Coldiretti, il Ministero delle Politiche Agricole ha istituito un tavolo di lavoro sulla vicenda.

Focus - In Italia? Le Botteghe di Campagna Amica di Coldiretti con prodotti 100% italiani “fanno cento” e guardano all’estero ...
Sono già cento le Botteghe degli agricoltori di Campagna Amica aperte in un mese sul territorio nazionale per garantire ai consumatori prodotti agricoli al cento per cento italiani provenienti esclusivamente da aziende agricole e cooperative. Lo ha annunciato il presidente della Coldiretti Sergio Marini al Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione di Cernobbio. Dal Piemonte, alla Lombardia passando dalla Toscana e dalle Marche fino alla Calabria e alla Puglia, ha detto Marini, “si stanno moltiplicando i punti della prima catena di vendita diretta organizzata degli agricoltori italiani, un nuovo e moderno canale commerciale che si affianca alla Grande distribuzione e ai negozi di prossimità e che va ad integrare la rete già attiva di quasi 10.000 frantoi, cantine, malghe, cascine e aziende agricole trasformate in punti vendita e i quasi 1.000 mercati degli agricoltori di Campagna Amica già presenti su tutto il territorio nazionale”.
“Un vantaggio per i produttori - ha sottolineato il presidente di Coldiretti - ma anche per i consumatori che in ogni bottega di Campagna Amica potranno acquistare l’intera gamma di prodotti garantiti al cento per cento come italiani realizzati e trasformati direttamente dagli agricoltori. Dal campo alla tavola le arance della Sicilia, per esempio, saranno in “vendita diretta” nel cuore di Milano, mentre il Parmigiano Reggiano potrà essere acquistato nel centro di Roma anche se non sarà presente personalmente il produttore. E così per i vini, l’olio, i salumi, le conserve, le verdure e tutti gli altri prodotti dell’agricoltura che completeranno la gamma offerta in ogni bottega. Il piano prevede la possibilità di “esportare” le Botteghe anche all`estero”. L`architettura commerciale, spiega Coldiretti, si fonda su quattro perni: la Fondazione Campagna Amica, che garantisce origine italiana e filiera degli agricoltori; il Consorzio Produttori che è lo strumento per realizzare la “catena”; l`imprenditore agricolo che offre il proprio prodotto; il punto vendita denominato “La Bottega di Campagna Amica”.

Focus - L’indagine: dal peperone nero alla patata blu, la spesa degli italiani cambia colore
Dalle patate blu al peperone nero fino al basilico rosso, la spesa degli italiani cambia colore e garantisce in modo del tutto naturale nuove ed esclusive proprietà salutistiche e nutrizionali. La prima esposizione nazionale sulla rivoluzione cromatica avvenuta sulla tavola degli italiani è stata aperta dalla Coldiretti a Cernobbio, dove il nutrizionista Giorgio Calabrese ha spiegato le caratteristiche associate ai diversi frutti. Oggi, secondo la Coldiretti, “è possibile garantirsi, in maniera del tutto naturale, alimenti con esclusive proprietà salutistiche e nutrizionali, legate proprio al loro differente ed insolito colore. E’ possibile rispondere alle nuove esigenze di mercato senza ricorrere a metodi innaturali come la manipolazione genetica”. Per il presidente della Colidretti Sergio Marini, “è più facile il trasferimento delle innovazioni dal campo alla tavola quando è più diretto il rapporto tra produttori e consumatori come nel progetto della Coldiretti per la filiera agricola tutta italiana che punta ad offrire prodotti al cento per cento italiani firmati dagli stessi agricoltori”.
E se il peperone nero dal particolarissimo color notte e dalla forma quadrata, è molto ricco di capsicina, vitamine e antiossidanti, le patate blu del Trentino grazie alla loro polpa blu mare sono ricchissime di antociani che migliorano la vista e prevengono il deposito di colesterolo sui vasi sanguigni e risultano di grande effetto se trasformate in un divertente purè blu. E ancora, dalla carota bianca dal color latte e sapore dolciastro, considerata un reperto di archeologia orticola, a quella viola dal colore scuro, quasi nero che ha un contenuto di antociani 28 volte maggiore di quelli contenuti nelle carote arancioni, importantissimi per contrastare l’azione dei radicali liberi e quindi l’invecchiamento. Dal basilico rosso che, grazie alle piccole foglie purpuree, ha notevoli proprietà antistress ed è un potente stimolante e risulta ottimo per aromatizzare pesce e verdure o trasformato in un pesto un po’ inconsueto, alle spiritose coste di bieta colorate che con le loro sfumature gialle, rosse, arancioni e fucsia che durante la cottura non perdono la colorazione possono rallegrare anche i piatti più monotoni. Non mancano poi il cavolfiore viola dalle notevoli proprietà antiossidanti utilissimo per contrastare l’invecchiamento cellulare, il pomodorino giallo coltivato a Pavia che, poco più grosso di una ciliegia, è saporitissimo e dolcissimo e grazie al suo giallo intenso risulta ricchissimo di vitamina C utile per rafforzare le difese del sistema immunitario.
Strana ma di sicuro effetto è la melanzana rossa della Basilicata piccola e tondeggiante come un pomodoro, di colore arancio tendente al rosso ricchissima di licopene e antocianine che prevengono le malattie cardiovascolari e limitano lo sviluppo dei tumori, e quella bianca che non avendo i pigmenti color viola tipici dell’ortaggio può essere tranquillamente mangiata con la buccia che risulta poco coriacea, più morbida e quindi più digeribile. E nella “mostra arcobaleno”, non poteva certo mancare il riso venere dal colore viola scuro, quasi nero e dal profumo di pane appena sfornato che contiene amidi altamente digeribili ed ha anche un basso indice glicemico, straordinario se cucinato in insalata con il pesce, o l’insolito riso rosso che grazie al suo colore contiene un’ottima percentuale di ferro, di magnesio e di fosforo, un alimento sano, facilmente digeribile e di alto valore nutritivo perché ricco di carboidrati e sali minerali.
E ancora, molto curioso è il mais bianco perla bergamasco con granella vitrea dal quale si ricava una farina bianco candido ottima se abbinata a formaggio e salumi o fritta ma anche mangiata qualche giorno dopo rafferma al posto del pane, e il mais nero dalle pannocchie molto piccole e ricoperte da grani di colore nero che risultano ricchissimi di preziosi antiossidanti come la zeaxantina. Per finire, di grande impatto visivo è il cavolfiore verde parente del cavolfiore bianco che però non essendo stato racchiuso tra le foglie ha sviluppato la clorofilla, importantissima per la produzione di emoglobina, il sedano rosso che si distingue dagli altri sedani per il caratteristico color rubino alla base delle coste, il cece nero che grazie alla sua buccia sottile, vellutata e nera risulta altamente proteico e ricco di ferro, ed il peperoncino giallo che somiglia ad una piccola mela ha effetto depurativo ed è estremamente piccante, esattamente come il peperoncino nero.

Focus - Il dibattito: “la proposta di riforma della Politica Agricola Comune varata dalla Commissione Europea premia chi ha tanta terra e non ci fa niente”
“La proposta di riforma della Politica agricola varata dalla Commissione Europea premia chi ha tanta terra e non ci fa niente”. Lo ha dichiarato il presidente della Coldiretti, Sergio Marini, nel Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione a Cernobbio, dove il tema della revisione della Politica Agricola Comune (Pac) è stato al centro di un dibattito al quale hanno preso parte, tra gli altri, anche il vicepresidente della Commissione Ue, Antonio Tajani, e il presidente della Commissione Agricoltura Senato, Paolo Scarpa Bonazza Buora.
“Invece di definire gli agricoltori attivi in base a quello che effettivamente fanno, il testo - ha denunciato Marini - varato dalla Commissione li definisce solo in base alla quantità di aiuti che ricevono premiando così le rendite e le dimensioni e non certo il lavoro e gli investimenti”. Con questa riforma, secondo il presidente della Coldiretti, “paghiamo il prezzo di una storica assenza dell’Italia nelle sedi comunitarie nei momenti in cui si prendono le decisioni importanti. In Europa si è abituati a decidere con largo anticipo e non come da noi dove affrontiamo i problemi giorno per giorno dopo che si sono verificati. Con questo atteggiamento miope in Europa - ha continuato Marini - l’Italia ha sempre perso nel passato, perde oggi con questa riforma e, se non cambierà comportamento, continuerà a perdere nel futuro. Una situazione inaccettabile di fronte alla quale la Coldiretti è pronta a mettere in campo ogni azione utile per realizzare una riforma più equa e giusta, visto che si prospetta per l’Italia una trattativa tutta in salita”.
In gioco, ha detto la Coldiretti, ci sono 6 miliardi di fondi comunitari all’anno per i prossimi sette anni ma, soprattutto, il futuro di oltre 17 milioni di ettari di terreno coltivato dal quale nascono produzioni da primato che danno prestigio e competitività al made in Italy nel mondo. “In un momento di forte crisi economica - ha sottolineato il presidente della Coldiretti - le risorse andrebbero, infatti, indirizzate verso un’agricoltura che dà risposte in termini di competitività, occupazione, sicurezza alimentare e soprattutto verso chi l’agricoltura la fa sul serio e ci vive”. Il testo varato dalla Commissione premia invece, conclude Coldiretti, le rendite e le dimensioni anziché il lavoro, la qualità e la produzione di cibo sano. Oltre a ciò, la proposta prevede una riduzione del budget (il 6%, pari a 285 milioni di euro in meno all’anno) “che l’Italia non merita affatto visto e considerato che in questo modo aumenterà in modo significativo il divario tra le risorse che il nostro Paese versa all’Unione Europea e quello che recupera attraverso la Politica agricola”.

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