All’indomani della tragedia di Refrondolo, inevitabilmente, si ricercano le cause di questo ennesimo disastro ambientale, purtroppo fatale per quattro persone. Come sottolinea Coldiretti, molti dei rischi arrivano dall’incuria e dall’abbandono dei boschi che, intanto, crescono a ritmi vertiginosi. Certo, però, accanto a questo problema, resta alta, nel caso di Refrondolo, l’estrema superficialità con cui è stata permesso un tale assembramento di persone in una zone evidentemente a rischio. Allucinante, invece, includere fra i “responsabili”, i vigneti del Prosecco se mai elementi di drenaggio, che, peraltro, non insistono sul luogo del disastro. Doveroso, anche se nel caso di Refrondolo non determinnate, il peso della cementificazione incontrollata che, peraltro, è fenomeno ormai esteso ad ogni angolo dell’Italia.
Negli ultimi 20 anni, il bosco italiano è aumentato del 20% ed oggi la stima provvisoria della superficie forestale complessiva è pari al valore record di 10,9 milioni di ettari, ben il 35% del territorio nazionale. La superficie di bosco di proprietà delle aziende agricole è diminuita, causa crisi, e non c’è, dunque, più chi svolge attività di custodia, di valorizzazione, di protezione e di sorveglianza del bosco. È questa una delle ragioni della fragilità del territorio italiano dove ogni giorno, secondo Coldiretti, viene sottratta terra agricola per un equivalente di circa 400 campi da calcio (288 ettari) che vengono abbandonati o occupati dal cemento con un aumento della superficie impermeabilizzata.
È il risultato di un modello di sviluppo sbagliato che - precisa la Coldiretti - ha tagliato del 15% le campagne e fatto perdere negli ultimi venti anni ben 2,15 milioni di ettari di terra coltivata. Ed oggi in Italia sono ben 6.633 i comuni in cui sono presenti aree a rischio idrogeologico (l’82% del totale) con più di 5 milioni di cittadini che ogni giorno vivono o lavorano in aree considerate pericolose per frane ed alluvioni, soprattutto in una situazione in cui si moltiplicano gli eventi estremi e catastrofici per effetto dei cambiamenti climatici con la più elevata frequenza di eventi estremi con sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense con vere e proprie bombe d’acqua.
Ma quello che è accaduto a Molinetto della Croda, comune di Refrontolo, zona del Prosecco, è stata anche la conseguenza di altro. Una festa di paese organizzata in un luogo insicuro, praticamente nell’alveo di un torrente, in presenza di previsioni del tempo minacciose e con un suolo già impregnato di acqua dalle abbondanti piogge dei giorni precedenti.
Le autorità hanno semplicemente agito con superficialità, fidandosi troppo del torrente Lierza, non predisponendo il primo e più immediato provvedimento di sicurezza: il non essere in un luogo, evidentemente a rischio, di molte persone.
Chi ha invocato le responsabilità dei vigneti del Prosecco, ha poi, letteralmente, frainteso la questione. Certo, nel trevigiano, l’aumento di superficie coltivata a Prosecco, è stata per lo meno esponenziale, ma in questo caso non c’entrano per niente, perché la zona interessata dal disastro è una delle poche in cui prevalgono i boschi e non i vigneti. E poi i vigneti, anche se non al livello di un bosco, garantiscono un certo rallentamento delle acque. Ben diverso è il caso dei suoli lavorati e, soprattutto, di quelli cementificati.
Per limitare i rischi occorrono lavori di messa in sicurezza su tutto il fragile territorio italiano, decisamente più urgenti di varie grandi opere, raddoppi autostradali, svincoli chilometrici e altre opere di dubbia utilità ma di sicuro impatto negativo sull’equilibrio idrogeologico; ma soprattutto, occorre non consentire alle persone di stare laddove il rischio esiste, perché di fronte alle forze che la natura può mettere in gioco non c’è altra difesa che essere altrove.
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