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“VINITALY 2023”

Coldiretti: “scelte politiche e insensate, non cancellano 10.000 anni di storia del vino nel mondo”

L’indagine con Centro studi Divulga: per l’84% degli italiani il vino fa bene alla salute, con allarmi in etichetta, taglio ai consumi per 1 su 3
Coldiretti, EXPORT, FATTURATO, OCCUPAZIONE, STORIA DEL VINO, VINITALY, Italia
Le tappe della millenaria storia del vino nel mondo

“Non si cancellano 10.000 anni di storia del vino che rappresenta uno degli alimenti più antichi sulle tavole di tutto il mondo, ora messo a rischio da scelte e politiche insensate”. Lo dice la Coldiretti da “Vinitaly 2023”, nell’apertura della mostra sulla storia millenaria del vino, dalle antichissime origini nel Caucaso fino alla stazione internazionale orbitante Iss passando per popoli, artisti, scrittori, scienziati e condottieri. E il cui scopo è quello di contrastare il tentativo di demonizzare il consumo di vino attraverso allarmi salutistici in etichetta già adottati per le sigarette, l’aumento della tassazione o l’esclusione dalle politiche promozionali dell’Unione Europea. Un approccio ideologico che colpisce un prodotto che fa parte a pieno titolo della Dieta Mediterranea considerata un modello alimentare sano e benefico per la prevenzione di molte malattie, ma che si fonda anche sul consumo equilibrato di tutti gli alimenti a partire dal bicchiere di vino ai pasti il cui effetti benefici sono stati raccontati nel corso dei secoli.
Le prime tracce del vino nel mondo, ricorda la Coldiretti, sono state individuate nel Caucaso 10.000 anni fa mentre in Italia si hanno riscontri in Sicilia già a partire dal 4100 a.C. conquistando nel tempo ogni angolo del Pianeta. Ma è già nella Bibbia che si ricorda come Noè, l’uomo scelto da Dio per salvare flora e fauna dal diluvio universale, “coltivatore della terra, cominciò a piantare una vigna” (Genesi 9,20). E da allora il vino è diventato protagonista della storia dei popoli, dell’arte, della religione, della poesia e della scienza, da Noè alla stazione spaziale internazionale ISS in orbita attorno alla terra. Gli antichi egizi furono tra i primi, circa 3000 anni a.C. a codificare un sistema di etichettatura infatti nell’anfora si indicava il vino con nefer (buono) nefer nefer (più che buono) nefer nefer nefer (molto buono), mentre fra i greci Il prezioso vino Greco di Bianco, introdotto in Calabria nel VII secolo a. C. da coloni greci era offerto come premio ai vincitori delle Olimpiadi nell’antica Grecia.
Il vino entra poi di diritto nella storia del Cristianesimo attorno al 30 d.C. con il primo miracolo di Gesù che alle nozze di Cana tramuta l’acqua nella preziosa bevanda di cui era rimasto sguarnito il banchetto al quale era stata invitata anche la famiglia del Cristo. Ma è con il passare dei secoli che il vino raffina le proprie qualità e anche le metodologie di produzione. Carlo Magno, imperatore del Sacro Romano Impero dice basta alla pigiatura dell’uva con i piedi a favore di una più tecnologica torchiatura, e se nel 1300 per Dante il vino è l’anima della vite anche Leonardo Da Vinci ci tiene alla coltivazione delle viti per ottenere un vino di alta qualità. Mentre per Michelangelo nel 1549 vede nel vino anche un ottimo investimento: meglio un podere in Chianti che tenere i danari sotto il materasso. Con l’occhi di oggi e con il valore dei terreni dei grandi vini in Toscana si può benissimo dire che ci ha visto lungo. E che il vino sia parte della cultura e dell’arte lo evidenzia anche il dipinto “Bacco” del Caravaggio esposto in originale al “Vinitaly” che mostra un calice colmo di vino rosso appena versato in segno di amicizia e nello stesso periodo, intorno al 1600, Galileo che studia gli astri e lo Spazio si spinge a dire che “Altro il vino non è se non la luce del Sole mescolata con l’umido della vite”.
Ma il vino viene considerato anche come cura visto che lo stesso Re Sole, Luigi XIV, per alleviare i dolori di una gamba in cancrena, la immerse, su consiglio del proprio medico, in una vasca di vino caldo aromatizzato e un secolo e mezzo dopo il grande scienziato e scopritore dei primi vaccini Louis Pasteur definisce il vino come “la più sana e la più igienica delle bevande”. E se nel 1883 il Carducci celebra il ribollir dei tini e l’aspro odore dei vini, nel 2022 il vino finisce nello Spazio con la consegna all’Asi (Agenzia spaziale italiana) delle prime piantine da mandare in orbita. E la Storia, conclude Coldiretti, non è ancora finita.
Per un settore che ha fatto segnare il record storico con un fatturato di quasi 14 miliardi nel 2022, come risultato del balzo dell’export e del calo degli acquisti domestici compensati però dai consumi fuori casa con la riapertura della ristorazione, secondo l’analisi della Coldiretti. A trainare il fatturato del vino è soprattutto l’aumento a doppia cifra delle esportazioni con gli acquisti di bottiglie made in Italy in tutto il mondo che sono cresciute del 10% nel 2022 raggiungendo quota 7,9 miliardi di euro mentre a diminuire del 2,2% sono gli acquisti domestici, secondo l’analisi Coldiretti su dati Ismea, che evidenzia però una forte ripresa dalla ristorazione con un importante impatto del turismo con la fine delle restrizioni imposte dalla pandemia. Le bottiglie made in Italy sono per circa il 70% Docg, Doc e Igt con 332 vini a denominazione di origine controllata (Doc), 76 vini a denominazione di origine controllata e garantita (Docg), e 118 vini a indicazione geografica tipica (Igt) riconosciuti in Italia mentre solo il restante 30% sono vini da tavola.
L’Italia è leader mondiale della produzione di vino davanti a Francia e Spagna, i due principali competitor a livello internazionale, con una produzione che ha sfiorato i 50,3 milioni di ettolitri grazie all’impegno di 310.000 aziende agricole, secondo le previsioni del Ministero dell’Agricoltura e della Commissione Europea.
Ma dal Vigneto Italia nascono anche opportunità di lavoro per 1,3 milioni di persone impegnate direttamente in campi, cantine e nella distribuzione commerciale, ma anche in attività connesse e di servizio. L’esercito del vino spazia dai viticoltori agli addetti nelle cantine e nella distribuzione commerciale, ma anche in attività connesse, di servizio e nell’indotto che si sono estese negli ambiti più diversi: dall’industria vetraria a quella dei tappi, dai trasporti alle assicurazioni, da quella degli accessori, come cavatappi e sciabole, dai vivai agli imballaggi, dalla ricerca e formazione alla divulgazione, dall’enoturismo alla cosmetica e al mercato del benessere, dall’editoria alla pubblicità, dai programmi software fino alle bioenergie ottenute dai residui di potatura e dai sottoprodotti della vinificazione (fecce, vinacce e raspi).
Il futuro dell’agricoltura italiana ed europea dipende dalla capacità di promuovere e tutelare le distintività territoriali che sono state la chiave del successo nel settore del vino dove hanno trovato la massima esaltazione”, ha affermato Ettore Prandini, presidente della Coldiretti, nel sottolineare che si tratta di “un patrimonio del Made in Italy che va valorizzato e difeso anche a livello internazionale”.

Focus - Indagine Coldiretti-Divulga: per l’84% degli italiani il vino fa bene alla salute. con allarmi in etichetta, taglio ai consumi per 1 su 3
Per l’84% degli italiani un consumo moderato di vino fa bene alla salute. Lo dice l’indagine Coldiretti e Centro studi Divulga presentata al “Vinitaly”, secondo la quale un italiano su tre (32%) ritiene che con scritte allarmistiche come quelle apposte sui pacchetti di sigarette si ridurrebbe il consumo di vino che è ritenuto da ben il 46% l’espressione della cultura nazionale e dei territori.
Una risposta al via libera dell’Unione Europea alle etichette allarmistiche sul vino richiesto dall’Irlanda che potrà adottare sulle bottiglie avvertenze terroristiche, che non tengono conto delle quantità, come “il consumo di alcol provoca malattie del fegato” e “alcol e tumori mortali sono direttamente collegati”. Il tutto nonostante i pareri contrari di Italia, Francia e Spagna e altri sei Stati Ue, che considerano la misura una barriera al mercato interno.
“È del tutto improprio assimilare l’eccessivo consumo di superalcolici tipico dei Paesi nordici al consumo moderato e consapevole di prodotti di qualità ed a più bassa gradazione come il vino che in Italia è diventato l’emblema di uno stile di vita “lento”, attento all’equilibrio psico-fisico che aiuta a stare bene con se stessi, da contrapporre all’assunzione sregolata di alcol” afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che le nuove politiche rischiano di colpire ingiustamente il prodotto simbolo del made in Italy che è il più presente sulle tavole estere.
Quasi la metà (42%) di chi non rinuncia al nettare di Bacco lo fa regolarmente, con punte del 49% se si considerano gli individui con un elevato livello di istruzione e del 46% degli ultrasessantacinquenni, secondo Coldiretti/Centro studi Divulga. La dimostrazione che nella cultura degli italiani il vino rientra a pieno titolo come componente della Dieta Mediterranea, che ha consentito al Belpaese di raggiungere cifre da record per quanto riguarda la longevità. Non a caso alla domanda su cosa rappresenti il vino la risposta prevalente è che si tratta dell’espressione della cultura nazionale e del territorio, mentre al secondo posto si piazza “una fonte di piacere” e al terzo un modo per stare insieme.
Il più gettonato resta il vino rosso, preferito dal 48% dei consumatori superando il bianco (31%) e gli spumanti (12%), mentre il rosé viene indicato da un 8% e il restante predilige altro. La compagnia privilegiata di consumo del vino è la famiglia, secondo oltre la metà (51%) degli intervistati, mentre un altro 29% lo beve assieme agli amici. C’è poi un 13% che predilige il vino quando è assieme al partner. Solo un 6% lo beve da solo. Le mura domestiche risultano dunque il luogo privilegiato di consumo, seguite da ristorante ed enoteche e bar.
Ma dove comprano il vino gli italiani? Il luogo di acquisto principale è il supermercato (62%), mentre al secondo posto ci sono le cantine e i negozi aziendali con il 30%, seguite da enoteche, piccoli negozi di alimentari e discount, mentre il web calamita ancora solo un 5% degli ordini. Al momento dell’acquisto la prima caratteristica che viene presa in considerazione è il territorio di produzione, saldamente davanti al prezzo e al marchio, ma c’è anche chi guarda alla gradazione alcolica e alla certificazione biologica. Non sorprende dunque che la metà esatta degli italiani (50%) preferisca consumare vino della propria regione, rispetto a un 26% che lo sceglie di altre regioni italiane e a un 23% per il quale la provenienza è indifferente. Praticamente nessuno sceglie prodotti stranieri.

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