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COME SARÀ IL 2014 DEL VINO USA? SECONDO IL “THE WASHINGTON POST”, CORONERÀ LA RIVOLUZIONE IN ATTO DA ANNI, QUELLA DEL “NUOVO VINO AMERICANO”: NON SOLO CALIFORNIA, MA ANCHE OREGON E WASHINGTON, ED UNO STILE PIÙ “EUROPEO”

Il 2013, con tutte le sue contraddizioni, è alle spalle, ed il 2014, come ogni nuovo anno che si rispetti, si apre all’insegna delle previsioni degli analisti e delle speranze della gente, anche per il mondo del vino Usa. A provare a disegnare i prossimi 12 mesi negli Stati Uniti di Bacco (che ad oggi sono il mercato n. 1 per il vino mondiale) è nientemeno che il “The Washington Post”, per mano della firma enogastronomica Dave McIntyre: alle porte, un nuovo step di un percorso iniziato già da qualche anno, che porterà, quello del “nuovo vino americano”, sempre meno riducibile alla sola produzione californiana e sempre più aperto a nuove frontiere, come dimostrano gli investimenti di grandi aziende come la Jackson Family Fine Wines che, nel 2013, ha acquistato centinaia di ettari in Oregon, o gli acquisti di aziende più piccole ma non meno conosciute, come la Duckhorn Vineyards, sulle Red Mountain, nella Columbia Valley (Washington), dove l’idea è quella di puntare forte sul Cabernet Sauvignon.
Ma il nuovo corso del vino americano non ha a che fare solamente con la delocalizzazione della produzione, anzi, il fatto principale è la voglia di un cambiamento stilistico, di cui il cambiamento geografico è uno degli aspetti: l’era dei vini a gradazioni alcoliche elevate, caratterizzati da un frutto tanto maturo da farli sembrare, al palato europeo, eccessivi, sta lentamente declinando. Non che i vini californiani siano destinati a sparire, anzi, ma si faranno sempre più freschi, più eleganti, più “europei” appunto, come già sta succedendo nelle nuove aree di produzione americane.
Insomma, che in Oregon e Washington si possa fare del buon vino è ormai assodato, adesso però viene il bello, ossia la conquista delle carte dei vini: molti ristoranti delle due regioni, infatti, non hanno in menu neanche una bottiglia “di prossimità”, un limite a cui porre rimedio, perché è solo con la consacrazione al ristorante che si può parlare di realtà enoiche consolidate, e non più emergenti. Tanto più che alle spalle premono terroir dalle capacità ancora inespresse, come New York, Virginia, Texas, Michigan, Idaho, accolti con favore dai wine lovers d’America, proprio grazie al lavoro dei sommelier, che in molti casi propongono vini del territorio, facendoli diventare veri e propri cult, dal Maryland alla Virginia, dal New Jersey alla Pennsylvania.

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