Con 3,5 miliardi di euro di fatturato nel semestre 2015, l’export di vino francese mette a segno una crescita del 7% sullo stesso periodo del 2014, trainato, come in Italia, dalle bollicine, che pesano per 1,1 miliardi di euro (di cui il 90% grazie allo Champagne), ma fanno bene anche Bordeaux e Borgogna, con una quota, rispettivamente, di 889 e 339 milioni di euro di spedizioni, come raccontano i dati della Fevs - Fédération des exportateurs de vins et spiritueux (www.fevs.com). Proprio lo Champagne è l’esempio migliore di come sia importante lavorare sul prezzo medio, arrivato a ben 26 euro al litro, con i volumi stabili, a quota 378.000 ettolitri, ed i valori che hanno toccato i 973 milioni di euro. Inverte la tendenza Bordeaux, i cui vini risalgono a quota 889 milioni di euro (+6,3%), nonostante il calo in termini quantitativi dell’1,6%, ma resta lontano, anche proiettando i dati sui 12 mesi, il record del 2012 (2,31 miliardi di euro di vino spedito). Saldo positivo anche per la Borgogna, che nel 2013 e 2014, però, non aveva vissuto alcun ridimensionamento: +6,2% a 339 milioni di euro, “antipasto” di un 2015, con ogni probabilità, da record (le stima parlano di 732 milioni di euro di export).
“Sono dati difficili da interpretare in maniera uniforme - spiega al sito francese “Vitisphere” (www.vitisphere.com) il direttore della Fevs, Pierre Genest - perché nell’ultimo anno sono cambiate tante cose sui singoli mercati, ognuno con le sue peculiarità in termini di andamento economico e limiti logistici. E ancora più difficile è prevedere l’andamento dell’export da qui alla fine dell’anno”.
Nel dettaglio, come detto, lo Champagne gioca ancora un ruolo di primo piano, con una crescita delle spedizioni del 9%, mentre i vini fermi mettono a segno un +6% in termini di valori, senza però riuscire ad invertire la rotta che, da qualche anno, fa registrare un calo costante dei quantitativi, scese nei primi 6 mesi 2015 del 3%. L’analisi delle diverse aree geografiche, invece, consegna ai produttori d’Oltralpe un quadro decisamente positivo in Nord America, con una crescita dei valori esportati del 29%, sostenuta principalmente da Champagne e Cognac. Bene anche l’Asia, con un aumento del valore delle esportazioni del 12% (a fronte di una crescita quantitativa del 13%), dove continuano a crescere Cina, Hong Kong, Corea e Giappone. Diverso l’andamento nella Vecchia Europa, il più maturo dei mercati, con una crescita di appena il 2% in valore, ed un calo del 7% in termini di volumi. L’Africa, infine, fa registrare una lieve progressione nel primo semestre dell’anno: +1,4% in valore e +0,6% nei volumi.
Nel complesso, le vendite all’estero di vini e liquori, insieme, hanno raggiunto i 5,2 miliardi di euro (+10% sui primi 6 mesi 2014), tornando sugli stessi livelli del 2013, come sottolinea il presidente della Fevs, Cristophe Navarre: “la ripresa delle esportazioni è una buona notizia, ed i risultati del primo semestre ci rimettono in linea con il 2013, ma dobbiamo essere prudenti, perché il contesto globale è particolarmente volatile, c’è in certezza su diversi mercati e dobbiamo evitare che l’effetto prezzo, legato alla scarsa disponibilità, non penalizzi il posizionamento delle nostre bottiglie nei prossimi mesi”.
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