Con città che si svuotano sempre meno e turisti - che non sono i soliti tedeschi o americani - che invadono le città più belle del Belpaese, sembra che i commercianti delle città non abbiano subito in maniera così gravosa l’effetto dello “svuotamento estivo” delle città. È andata così anche per le enoteche? Winenews lo ha chiesto ad alcune tra le prestigiose d’Italia. E se le città d’arte si sono riempite di turisti armati di smartphone e tablet, spesso appassionati anche di vino che hanno preso di mira le enoteche, andando ad acquistare i vini locali, nei posti dove il turismo si è fatto sentire meno gli enotecari si sono comunque difesi bene cercando di adattarsi al momento e fidelizzando la clientela locale. Certo, non ci saranno i mega acquisti degli anni d’oro, ma gli italiani non smettono di bere il vino, nemmeno d’estate.
“L’estate è un momento importante per noi anche se non siamo una enoteca turistica - spiega Andrea Formigli - specialmente se pensiamo a momenti di “letargo” come i primi mesi dell’anno. E quest’anno il periodo estivo è stato molto bello per la Vinoteca al Chianti, come non se ne vedevano da almeno 15 anni. Le somme spese in enoteca però si sono abbassate, e se si spende qualcosa in più lo si fa per tipologie come lo Champagne. I rossi, anche per la loro bevibilità inferiore, non sono più così gettonati, mentre sono cresciuti molto i bianchi e i rosati. Soprattutto i bianchi, però, hanno ritrovato un successo importante, dopo anni di difficoltà. Anche perché, finalmente, si cominciano a consumare anche con qualche anno sulle spalle e non soltanto nell’ultima annata disponibile sul mercato”. È andata bene, nonostante la situazione economica difficile per il nostro Paese anche a Roma all’Enoteca Trimani: “per la nostra enoteca, non ci sono stati contraccolpi - spiega Francesco Trimani - di nessun genere. Certo, molto lo dobbiamo ai turisti stranieri, ma anche gli stessi romani non sono mancati, perché la città si è svuotata di meno che in passato. Un dato che mi ha colpito particolarmente - continua Trimani - è il fatto che in enoteca si parla sempre di più. I clienti sono sempre più evoluti, chiedono per sapere, per conoscere, per avere conferme ed è molto diffuso l’uso delle foto, grazie all’utilizzo sempre più massiccio degli smartphone. In termini di preferenze, dopo almeno 30 anni di preferenza sui vini rossi, a Roma si sta tornando a bere i bianchi. Quelli di territorio, ma anche Franciacorta, naturalmente Prosecco e Etna. Non sembrano in crisi - conclude Trimani - gli Amarone e i rossi piemontesi e toscani”.
“Il lavoro estivo è andato bene - spiega Maurizio Cavalli dell’Enoteca Cavalli di Parma - ha contribuito l’assenza di caldo eccessivo e la durata più breve delle vacanze. Nelle scelte hanno prevalso le tipologie più estive come le bollicine, di tutti i generi e i bianchi non troppo impegnativi. In sofferenza, invece, i rossi, Lambrusco a parte, che da noi - conclude Cavalli - oltre ad essere una tradizione, sta sempre di più assumendo il ruolo di vino che accompagna anche cene più importanti”. Anche all’Enoteca Grandi Vini di Alba, l’estate “è andata benissimo - dice Enrico Maccari - sicuramente superiore alle aspettative, soprattutto grazie a turisti curiosi ed interessati come canadesi, australiani e nordeuropei che si sono appassionati ai vini piemontesi come Barolo e Barbaresco. Ma si sono venduti anche molti vini “minori” come il Dolcetto. Devo ammettere che i nostri risultati sono figli di una ricezione turistica molto migliorata. Purtroppo si stanno perdendo, pian piano, i clienti italiani”.
Trend di turisti enoappassionati, che si registra anche a Trento: “la nostra estate è andata molto meglio del solito - confessa Mario Demattè dell’Enoteca Grado 12 - grazie soprattutto all’apertura del Muse, il Museo di Scienze che ha portato moltissimi appassionati in città. Proprio per la presenza di molti turisti, le vendite si sono concentrate sui vini del posto che risultano comunque molto apprezzati”.
La vendita soprattutto di vini locali è ciò che si registra anche in Sicilia. “Vista la nostra posizione, a due passi dal porto, come ogni anno gli acquisti di chi ha la barca attraccata qui sono stati determinanti. A soffrire sono stati soprattutto i vini di fascia media - fanno sapere dall’Enoteca Picone di Palermo - mentre il prezzo medio delle bottiglie vendute è sceso a 7-8 euro, soprattutto grazie ai vini bianchi siciliani, veri re dell’estate. Seguiti dai bianchi dell’Alto Adige, dal Prosecco e dallo Champagne. Nella crisi, inoltre, ha retto bene la fascia medio-alta, quella tra i 12 ed i 16 euro”.
Ma ci sono anche le enoteche che, nonostante i turisti, non hanno incentrato le loro vendite sui vini locali. “Abbiamo avuto un bel finale di luglio - fa sapere Giovanni Consonni del’Enoteca Dall’enologo di Giussano - la nostra clientela ormai si fida di noi e noi cerchiamo di ricambiare la stima offrendo prodotti di aziende ricercate. Proprio per questo cerchiamo di vendere di tutto, non seguiamo la stagione dei bianchi o dei rossi, proponiamo aziende che ci sembrano valide. Certo, ci sono periodi in cui si vende più qualche vino particolare ed in questo momento c’è una grande richiesta di vini piemontesi a base nebbiolo”. Così come a Montalcino: “si continua a vendere, ma sempre meno. I turisti, nella nostra enoteca, non vengono a comprare i vini del posto - commenta Bruno Dalmazio dell’Enoteca Dalmazio - è molto più facile che li comprino direttamente in azienda. Da noi magari si fermano a prendere un Chianti o un vino non locale. Fortunatamente noi lavoriamo molto bene con la popolazione del posto, che chiede vini più ricercati come gli Champagne”.
“La gente vuole bere, ma ha sempre meno da spendere e così riusciamo a fare gli stessi numeri di prima (dove si vendevano bottiglie con prezzi di fascia alta) vendendo più bottiglie ma che costano notevolmente di meno. Negli ultimi anni non siamo riusciti ad avere una continuità di acquisto - continua Giovanni Valentini dell’Enoteca Valentini di San Marino - le vendite seguono un andamento a “intasamento autostradale”, ci sono momenti in cui non riusciamo a vendere niente, ai quali segue una fiammata con molti acquisti. Quando pensi di essere finalmente ripartito, ritorni nella stagnazione di prima. Anche il consumo di vino - conclude - non segue, almeno da noi, un trend lineare, si vende un po’ di tutto. La bravura sta nel commerciante che deve carpire cosa vuole il cliente”.
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