Con una raccolta totale che tocca gli 8,4 milioni di dollari, l’asta di Sotheby’s della cantina di Don Scott, di scena l’8 ed il 9 maggio a New York, mette a segno il secondo risultato più alto nella storia della casa d’aste inglese nella Grande Mela, ed il quarto a livello globale, superando del 22% le stime complessive iniziali dei 1.944 lotti, di cui il 50% è stato aggiudicato a cifre ben superiori del previsto. Un altro dato interessante è che sono l’83% dei lotti è andato ad investitori nordamericani, mentre il resto dei lotti se lo sono aggiudicati collezionisti asiatici e sudamericani. Delle bottiglie finite sotto il martello, il 56% era rappresentato da vini di Borgogna, che alla fine hanno pesato per il 71% dei proventi, con il 100% dei lotti di Rousseau, Roumier e Jayer aggiudicati (www.sothebys.com).
A spiccare, nella collezione del finanziere newyorkese Don Scott, che ha messo insieme una collezione eccezionale nell’arco di una vita, una cassa di Montrachet 1973 Domaine de la Romanée-Conti, per la quale un collezionista privato asiatico è arrivato ad offrire 58.188 dollari. Sul podio anche una cassa di Bonnes Mares 1971 Domaine Georges Roumier, finita per 55.125 dollari nelle mani di un collezionista Usa, e tre bottiglie di Vosne Romanée, Les Gaudichots 1929 Domaine de la Romanée-Conti, volate anche loro in Asia, per 52.063 dollari, stessa cifra pagata da un collezionista privato della Vecchia Europa per una cassa di Clos de la Roche, Cuvée Vieilles Vignes 1980 Domaine Ponsot.
“Sono positivamente entusiasta - ha raccontato Don Scott - sia per l’esperienza che per gli ottimi risultati. Sotheby’s ha curato gli aspetti sociali e di business della vendita in modo assolutamente aderente alle migliori tradizioni della Borgogna”. Soddisfatto, e non potrebbe essere altrimenti, anche il responsabile Sotheby’s di New York, Duncan Sterling, sottolineando come quella dei giorni scorsi sia stata “l’asta dedicata al vino di Sotheby’s più importante degli ultimi 15 anni, ed una delle più positive, nel complesso, degli ultimi tempi. Un risultato reso possibile da un grande lavoro di squadra dei nostri diversi uffici regionali, che ha permesso di portare a New York i più grandi collezionisti del mondo: è vero che l’83% dei lotti sono finiti in mani americane, ma gli altri hanno preso la via di Hong Kong, Brasile, Messico, Canada ed Europa”.
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