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Con le vendite di vino online a +30% l’anno, la lotta ai falsi è fondamentale sul web. Così la Coldiretti da Vinitaly, sull’incontro tra il premier Renzi e il fondatore di Alibaba Jack Ma. Focus: la “Cantina degli Orrori” con la vinopirateria sul web

Con le vendite del vino on line che crescono del 30% all’anno, la lotta ai falsi è un segnale di svolta nella lotta alla contraffazione che trova terreno particolarmente fertile su web. Lo afferma la Coldiretti in occasione dell’incontro tra il Premier Matteo Renzi e il fondatore di Alibaba, Jack Ma, ieri a Vinitaly, dove l’organizzazione agricola ha esposto la “Cantina degli Orrori”, per denunciare nuovi e incredibili casi di contraffazioni e imitazioni dei nostri vini più prestigiosi con il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo e il presidente dell’Osservatorio Agromafie Gian Carlo Caselli, e con i casi più eclatanti di vinopirateria acquistabili soprattutto su internet. Accanto ad esperienze positive di successo, sottolinea Coldiretti, la rete viene usata spesso come porto franco e diviene uno dei canali ideali per la diffusione dell’Italian sounding, dalla vendita del Kressecco tedesco al Chianti californiano. Ma in vendita su Internet anche il kit per il vino liofilizzato “Fai da te” con false etichette dei migliori vini made in Italy che promettono in pochi giorni di ottenere le etichette più prestigiose come Chianti, Valpolicella, Frascati, Primitivo, Gewurztraminer, Barolo, Verdicchio, Lambrusco o Montepulciano.
La pirateria alimentare sul web non riguarda soli il vino ma anche salumi, formaggi, conserve e altri prodotti pregiati del made in Italy. La contraffazione, la falsificazione e l’imitazione del made in Italy alimentare nel mondo - il cosiddetto Italian sounding - supera per fatturato i 60 miliardi di euro, con quasi due prodotti apparentemente italiani su tre in vendita sul mercato internazionale, secondo una analisi della Coldiretti. Tra i falsi più clamorosi, si va dal Bordolino bianco e rosso con tanto di bandiera tricolore, ma prodotto in Argentina, al Chianti made in Usa fino al Barbera bianco acquistato in Romania, che complessivamente provocano perdite stimabili in oltre 1 miliardo di euro sui mercati mondiali alle produzioni Made in Italy.
Il Prosecco guida la classifica dei vini italiani più taroccati dopo aver conquistato il record delle vendite a livello mondiale dove sono state esportate 237 milioni di bottiglie di Prosecco doc e 38 milioni di bottiglie Prosecco docg (Conegliano, Valdobbiadene, Asolo, Cartizze). L’esportazione del Prosecco originale si concentra con il 30% nel Regno Unito, il 20% negli Stati Uniti e il 9% in Germania che è anche il Paese dove più diffuse sono le falsificazioni, dal Meer-secco al Kressecco fino al Semisecco e al Consecco, ma sono arrivati anche il Whitesecco austriaco, il Prosecco russo e il Crisecco della Moldova.
Il fenomeno del falso vino “made in Italy”, trova un forte impulso anche dalle opportunità di vendita attraverso la rete dove è possibile acquistare pseudo vino ottenuto da polveri miracolose contenute in wine-kit, anch’essi esposti dalla Coldiretti, che promettono in pochi giorni di ottenere le etichette piu’ prestigiose come Chianti, Valpolicella, Frascati, Primitivo, Gewurztraminer, Barolo, Verdicchio, Lambrusco o Montepulciano. In questo contesto sono importanti le forme di collaborazione avviate dalle autorità italiane con i principali operatori del settore a partire da Alibaba con l’incontro tra il fondatore di a, Jack e il presidente del Consiglio Matteo Renzi.
Il vino in polvere non è diffuso solo in Paesi extracomunitari, ma può essere facilmente acquistato anche direttamente nei negozi di alcuni Paesi dell’Unione Europea, dalla Gran Bretagna alla Svezia. Fuori dall’Unione Europea dove uno dei più grandi produttori di wine kit si trova in Canada http://www.vinecowine.com/ e, con i marchi California Connoisseur, KenRidge, Cellar Craft, European Select, vende kit di Verdicchio, Chianti, Barolo, Amarone, Valpolicella ai quali, denuncia la Coldiretti, si è limitato ad aggiungere semplicemente l’aggettivo “style”. La società che produce wine kit fa capo al secondo produttore canadese di vino Andrew Peller Limited http://www.andrewpeller.com che in passato ha anche esposto i propri vini al Vinitaly. E preoccupante notare, continua la Coldiretti, come la falsificazione continui a prosperare in un Paese come il Canada con cui la Commissione europea ha recentemente raggiunto un accordo politico sugli elementi chiave dell’Accordo economico commerciale globale (noto anche con l’acronimo in inglese CETA) per dirimere le controversie in corso sulla tutela delle denominazioni, dai salumi ai formaggi.

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