“Ancora respinte le ragioni dei produttori italiani in difesa delle loro menzioni tradizionali.” Cosi’ Confagricoltura commenta la sentenza del Tribunale di primo grado delle Comunità europee che respinge il ricorso dell’Italia che chiedeva un annullamento parziale della normativa Ue sulla designazione, presentazione e protezione di prodotti vitivinicoli, per quanto riguardava la protezione delle menzioni tradizionali. Il regolamento comunitario sotto accusa - ricorda Confagricoltura - è il regolamento CEE 316/2004, che ha concesso l’utilizzo delle nostre denominazioni storiche e tradizionali ai vini anche se privi di un legame con il territorio cui la menzione fa riferimento.
“E’ una decisione gravissima - sostiene Confagricoltura – che danneggia ulteriormente il nostro patrimonio vitivinicolo. Questa sentenza conferma la politica di riduzione della tutela dei nostri prodotti di qualità che si sta portando avanti a livello internazionale”. Adesso sarà definitivamente possibile, non solo vedere le storiche menzioni Amarone, Brunello e Morellino stampigliate sulle etichette dei vini provenienti da ogni parte del mondo, ma anche un Vinsanto greco e il nostro Marsala che, dopo il giudizio della Corte, sarà solo “Rubino” e non più “Ruby”.
L’Italia aveva fatto richiamo a quattro elementi per il ricorso: vizi di procedura e mancanza di un contraddittorio effettivo; violazione del regolamento di base, delle conclusioni del Consiglio sugli accordi bilaterali relativi ai vini; violazione del principio di proporzionalita' e sviamento di potere; violazione di norme internazionali inderogabili. Il Tribunale però non ha ritenuto accettabili nessuna della note italiane e ha respinto il ricorso nel suo complesso.
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